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La qual tanto di ben, più ch' altra luce
Quanto convien che cosa, che n' adduce
Lume di cielo in criatura degna;
Tu rompi , e parti tanta buona fede
Di quel verace Amor, che la conduce:
Se chiudi morte la sua bella luce
Amor potrà ben dire, ovunqne regna :
Io ho perduto la mia bella insegna.
Morie, adunque di tanto mal t' incresca
са,
Quanto seguiterà, se costei muore ;
Che fia 'l maggior, che si sentisse mai :
Distendi l'arco tuo sì, che non esca
Pinta per corda la saetta fore,
Che per passare il cor già messa

hai:

se l'hai :

Deh! qui mercè per Dio; guarda, che fai;
Raffrena un poco il disfrenato ardire
Che già è mosso per voler ferire
Questa in cui Dio mise grazia tanta:
Morte (deh) non tardar mercè
Che mi par già veder lo cielo aprire
E gli Angeli di Dio quaggiù venire
Per volerne portar l'anima santa
Di questa,
in cui onor lassù si canta .
Canzon tu vedi ben
"
, come è sottile
Quel filo , a cui s' attien la mia speranza ;
E quel, che sanza questa Donna io posso :
Però con tua ragion piana, e umile

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Muovi novella mia, non far tardanza ;
Ch' a tua fidanza s'è mio prego mosso:
E con quella umiltà che tieni a dosso

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Fatti, pietosa mia dinanzi a morte;
Sì ch a crudelità rompa le porte,

E giunghi alla mercè del frutto bono :
E, s'egli avvien, che per te sia rimosso

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Lo suo mortal voler, fa che ne porte
Novelle a nostra Donna, e la conforte;
Si ch' ancor faccia al mondo di se dono
Questa anima gentil, di cui io sono.

XI.

Ahi faulx ris per qe trai haves
Oculos meos? et quid tibi feci
Che fatto m' hai così spietata fraude?

Jam audissent verba mea Græci :

Sai omn autres dames

" e vous saves,

Che 'ngannator non è degno di laude:
Tu sai ben, come gaude

Miserum ejus cor, qui præstolatur :
Eu vai sperant,

e par de mi non cure ;

Ahi Deu qantes malure

Atque fortuna ruinosa datur

A colui, ch' aspettando il tempo perde;
Nè già mai tocca di fioretto verde .

Conqueror, cor suave, de te primo,
Che per un matto guardamento d'occhi
Vos non dovris haver perdu la loi :
Ma e' mi piace, ch' al dar delli stocchi
Semper insurgunt contra me de limo;
Don eu soi mort e per la fed quem troi·
Fort mi desplax; ahi pover moi "

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Ch' io son punito, ed aggio colpa nulla;
Nec dicit ipsa malum est de isto
Unde querelam sisto;

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Ella sa ben che se 'l mio cor si crulla
A plaser d'autre, qe de le amor le set,
Il faulx cor grans pen en porteret.

Ben avrà questa Donna il cuor di ghiaccio,

E tan daspres, qe per ma fed e sors,
Nisi pietatem habuerit servo

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Ben sail amors (seu ie non hai socors)
Che per lei dolorosa morte faccio ;
Neque plus vitam sperando conservo .
Veh omni meo nervo

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Sella non fai qe per son sen verai
lo vegna a riveder sua faccia allegra ::
Ahi Dio, quanto è integra;

Mas eu men dopt, si gran dolor en hai :
Amorem versus me non tantum curat

Quantum spes in me de ipsa durat.

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Canson vos pogues ir per tot le mond;
Namque locutus sum in linguâ triná,
Ui gravis mea spina

Si saccia per lo mondo; ogn' uomo il senta:
Forse pietà n' avrà chi mi tormenta .

XII.

Così nel mio parlar voglio esser aspro,
Come è negli atti questa bella pietra
La quale ognora impetra

Maggior durezza

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e più natura cruda,

E veste sua persona d' un diaspro;

Talche

per lui

o perch' ella si arretra,

Non esce di faretra

Saetta, che giammai la colga ignuda:

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Ed ella ancide e non val ch' uom si chiuda Ne si dilunghi da' colpi mortali ;

Che come avessero ali "

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Giungono altrui e spezzan ciascuna arme : Perch' io non sò da lei nè posso aitarme Non trovo scudo ch' ella non mi spezzi,

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Nè luogo

che dal suo viso m' asconda :

Ma come fior di fronda,

Così della mia mente tien la cima :

Cotanto del mio mal par, che si prezzi Quanto legno di mar, che non lieva onda : che m' affonda,

Lo peso,

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È tal, che nol potrebbe adeguar rima :
Ahi angosciosa
e dispietata lima

Che sordamente la mia vita scemi ;
Perchè non ti ritemi

Rodermi così il core a scorza a scorza :
Com' io di dire altrui, chi ti dà forza ?

Che più mi trema il cor, qualora io penso Di lei in parte, ove altri gli occhi induca, Per tema non traluca

Lo mio penser di fuor, sì che si scopra;
Ch' io non fo della morte che ogni senso

Colli denti d' Amor già si manduca

Ciò che nel pensier bruca

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La mia vertù sì che n' allenta l'opra:
El m' ha percosso in terra, e stammi sopra
Con quella spada, ond' egli uccise Dido,
Amore; a cui io grido

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Mercè chiamando ed umilmente il priego:
E quei d'ogni mercè par messo al niego
Egli alza ad or ad or la mano e sfida
La debole mia vita esto perverso,
Che disteso e riverso

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Mi tiene in terra d' ogni guizzo stanco:
Allor mi surgon nella mente strida;

El sangue, che è per le vene disperso,
Fuggendo corre verso

Lo cor, che 'l chiama; ond io rimango bianco.
Egli mi fiere sotto il braccio manco

Si forte, che 'l dolor nel cor rimbalza :
Allor dich' io; s'egli alza

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Un'altra volta morie m' avrà chiuso,
Prima che 'l colpo sia disceso giuso

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Così vedess' io lui fender per mezzo
Lo core alla crudele che 'l mio squatra ::

Poi non mi sarebbe atra

La morte ov' io per sua bellezza corro :
Che tanto dà nel sol, quanto nel rezzo
Questa scherana micidiale e latra :
Ohimè perchè non latra

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Per me,
com' io per lei nel caldo borro ?
Che tosto griderei, io vi soccorro:
E fare'l volentier; siccome quelli,
Che ne' biondi capelli,

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Ch' Amor per consumarmi increspa
Metterei mano e saziere'mi allora .
S' io avessi le bionde treccie prese,
Che fatte son per me scudiscio
Pigliandole anzi terza,

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e dora,

ferza

Con esse passarei vespro, e le squille :
E non sarei pietoso, nè cortese;
Anzi farei come orso, quando scherza:
Es Amor me ne sferza

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Io mi vendicherei di più di mille :

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E' suoi begli occhi onde escon le faville, Che m' infiammano il cor, ch' io porto anciso Guardarei presso, e fiso

Per vendicar lo fuggir, che mi face;

E poi le renderei con amor pace

Canzon, vattene dritto a quella Donna Che m' ha ferito il core, e che m' invola Quello, ond' io ho più gola ;

E dálle per lo cor d'una saetta :

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