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IX.

Negli occhi porta la mia Donna Amore;
Perchè si fa gentil ciò, ch' ella mira:
Ove ella passa, ogni uom ver lei si gira;
E cui saluta fa tremar lo core ;

che bassando il viso tutto smuore ;
Ed ogni suo difetto allor sospira :
Fugge dinanzi a lei superbia, ed ira.
Ajutatemi, donne, a farle onore .

Ogni dolcezza, ogni pensero umile Nasce nel core a chi parlar la sente; Onde è laudato chi prima la vide.

Quel, ch' ella par, quando un poco sorride, Non si può dicer, nè tenere a mente; Si è nuovo miracolo, e gentile.

X.

Voi, che portate la sembianza umile,
Cogli occhi bassi mostrando dolore
Onde venite, che 'l vostro colore
Par divenuto di pietra simile?

Vedeste voi nostra Donna gentile
Bagnar nel viso suo di pianto Amore?
Ditelmi, donne, che mel dice il core;
Perch' io vi veggio andar senza atto vile:
E, se venite da tanta pietate,

Piacciavi, deh, ristar què meco alquanto:
E che che sia di lei nol mi celate .

Io veggio gli occhi vostri, ch' hanno pianto,

E veggiovi venir si sfigutate,

Che 'l cor mi trema di vederne tanto.

XI.

Se' tu colui, ch' hai trattato sovente
Di nostra Donna, sol parlando a nui?
Tu risomigli alla voce ben lui;
Ma la figura ne par d' altra gente.

Deh! perchè piangi tu sì coralmente,
Che fai di te pietà venire altrui ?
Vedestù pianger lei, che tu non pui
Punio celar la dolorosa mente?

Lascia piangere a noi, e triste andare E fa peccato chi mai ne conforta ) Che nel suo pianto l'udimmo parlare Ella ha nel viso la pietà sì scorta; Che qual l'avesse voluta mirare Saria dinanzi a lei caduta morta.

XII.

Io mi senti' svegliar dentro dal core
Un spirito amoroso, che dormia;
E poi vidi venir da lunge Amore,
Allegro sì, ch' appena il conoscia;

Dicendo; or pensa pur di farmi onore;
E 'n ciascuna parola sua ridia :
E poco stando meco 'l mio signore,
Guardando in quella parte, onde ei venia;
Io vidi Mona Vanna, e Mona Bice
Venire in ver lo loco, là v'io era,
L'una appresso dell' altra maraviglia :
E, siccome la mente mi ridice,
Amor mi disse, questa è Primavera;
E quella ha nome Amor; sì mi somiglia.

XIII.

Tanto gentile, e tanto onesta pare
La Donna mia, quand ella altrui saluta,
Ch'ogni lingua divien, tremando, muta,
E gli occhi non ardiscon di guardare
Ella sen va, sentendosi laudare,
Benignamente d' umiltà vestuta:
E par, che sia una cosa venuta
Di cielo in terra, a miracol mostrare .
Mostrasi sì piacente a chi la mira;
Che per gli occhi una dolcezza al core,
Che 'ntender non la può, chi non la prova :·
E par, che dalle sua labbia si mova

Un spirito soave, e pien d' amore;
Che va dicendo all' anima; sospira.

XIV.

Vede perfettamente ogni salute
Chi la mia Donna tra le donne vede:
Quelle, che vanno con lei, son tenute
Di bella grazia a Dio render mercede:
E sua biltate è di tanta vertute,
Che nulla invidia all' altre ne procede;
Anzi le face andar seco vestute
Di gentilezza, d'amore, e di fede.
La vista sua face ogni cosa umile,
E non fa sola se parer piacente;
Ma ciascuna per lei riceve onore :

Ed è negli atti suoi tanto gentile,
Che nessun la si può recare a mente,
Che non sospiri in dolcezza d' amore.

XV.

Venite a intender gli sospiri miei,
O cor gentili, che pietà il desia;
Li quali sconsolati vanno via;
E se non fosser, di dolor morrei:
Però che gli occhi mi sarebber rei
Molte fiate più, ch' io non vorria,
Lasso! di pianger sì la Donna mia;
Ch' affogherieno il cor, piangendo lei:
Voi udirete lor chiamar sovente
La mia Donna gentil, che se n'è gita
A secol degno della sua vertute;

E dispregiare talor questa vita
In persona dell' anima dolente
Abbandonata dalla sua salute.

XVI.

Era venuta nella mente mia
La gentil Donna; che per suo valore
Fu posta dall' altissimo Signore
Nel ciel dell' umiltate, ov' è Maria;

Amor, che nella mente la sentia,
S'era svegliato nel distrutto core;
E diceva a' sospiri, andate fore:
Perchè ciascun dolente sen partia :
Piangendo uscivan fuori del mio petto,
Con una voce, che sovente mena

Le lagrime dogliose agli occhi tristi:

Ma quelli, che n'uscian con maggior pena,

Venien dicendo: o nobile intelletto

Oggi fa l'anno, che nel ciel salisti,

XVII.

Videro gli occhi miei quanta pietate Era apparita in la vostra figura, Quando guardaste gli atti, e la statura Ch'io faccio per dolor molte fiate: Allor m' accorsi, che voi pensavate La qualità della mia vita oscura : Sicchè mi giunse nello cor paura Di dimostrar negli occhi mia viltate: E tolsimi dinanzi a voi, sentendo Che si movean le lagrime dal core, Ch' eran sommosse dalla vostra vista. Io dicea poscia nell' anima trista : Ben è con quella Donna quello Amore, Lo qual mi face andar così piangendo

XVIII.

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Color d'amore, e di pietà sembianti Non preser mai così mirabilmente Viso di donna, per veder sovente Occhi gentili, e dolorosi pianti ; Come lo vostro, qualora davanti Vedetevi la mia labbia dolente: Sicchè per voi mi vien cosa alla mente Ch' io temo forte non lo cor si schianti Io non posso tener gli occhi distrutti, Che non riguardin voi molte fiate, Per desiderio di pianger, ch' egli hanno : E voi crescete si lor volontate, Che della voglia si consuman tutti; Ma lagrimar dinanzi a voi non sanno .

Vol. II.

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