Spia, se far lo puoi della tua setta, E se non puote, tosto l'abbandona ; Di mala jama, Con rei non star nè ad ingegno, nè ad arte, Che non fu mai saver tener lor parie Canzone a' tre men rei di nostra terra Ten' andrai anzi che tu vadi altrove : Li due saluta; e 'l altro fa che prove Di trario fuor di mala setia in pria: Digli, che 'l buon col buon non prende guerra Prima, che co' malvagi vincer prove : Digli ch' è falle, chi non si rimove Per tema di vergogna da follia; Che quegli teme ch' ha del mal paura; l'altro si cura. XV. E' m' incresce di me si malamente, Mi reca la pietà, quanto 'l martiro : Sento contra mia voglia Raccoglier l'aer del sezza' sospiro Entro quel cor, che' begli occhi feriro, Ohimè ! quanto pïani, che mi sface: Soavi e dolci ver me si levaro Quando egli incominciaro La morte mia ch' or tanto mi dispiace, Dicendo; il nostro lume porta pace. Noi darem pace al core, a voi diletto; Quei della bella Donna alcuna volta : M' era la mente già ben tutta tolta; Non si rivide poi una fiata: Onde è rimasa trista Ľ anima mia, che n' attendea conforto ; Vede lo core a cui era sposata ; E partir le conviene innamorata . La sconsolata che la caccia Amore: Ch' anzi la sua partita L'ascolta con pietate il suo Fattore: E quivi si lamenta ch' ella sen va via : D' Amor, che fuor d' esto mondo la caccia E spesse volte abbraccia Gli spiriti, che piangon tutta via, Che mai, e vie più lieta par che rida: Che mi combatte così come suole ; Però che 'l mio sentire è meno assai ; Lo giorno, che costei nel mondo venne, Secondo che si trova Nel libro della mente, che vien meno ; La mia persona parvola sostenne Tal ch' io rimasi di paura pieno ; Ch' a tutte mie veriù fu posto un freno Per una voce che nel cor percosse : E se 'l libro non erra ) Lo spirito maggior tremò sì forte, Che parve ben che morte Per lui in questo mondo giunta fosse : Donne gentili, a cui io ho parlato ; S accorse ben che 'l suo male era nato; E conobbe il desio ch' era criato Per lo mirare intento ch' ella fece; D' una, ch' io vidi, la bella figura, Che giù mi fa paura, E sarà Donna sopra tutte noi Tisian gli detti miei, dovunque' sono: La morte mia a quella bella cosa, Che men' ha colpa, e non fu mai pietosa. La dispietata mente Di dietro al tempo, che pur mira che se n'è andato Dall' un de' lati mi combatte il core; Verso 'l dolce paese, che mi tira ch' ho lasciato Dall' altra parte è con forza d' Amore: Ad iscampo di lui mai fare impresa ) Che sia conforto della sua vertute Piacciavi, Donna mia, non venir meno A questo punto al cor, che tanto v'ama; Poi sol da voi lo suo soccorso attende : Vol. II. L Quand' io mi penso ben Donna che vui Vie maggiormente aver cura di lui; Che quel, da cui convien, che 'l ben s'appari; L'ultima speme a cercar mi son mosso : Es' egli avvien, che gli risponda male . Che morte n' ha più tosta e più amara Muove dal vostro portamento umano; |