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ANTOLOGIA

N.° 126.

DELLA COLLEZIONE.

N.o 6. DEL SECONDO DECENNIO

Giugno 1831.

Della colonia dei Genovesi in Galata, Libri VI di LODOV. SAULI. T. I. p. 374. T. II. p. 273. Torino. Cassano e C. 1831.

Importanza dell'argomento, critica prudente nel raccogliere i

fatti e avveduta nel giudicarli, nell'esporli chiarezza e ordine ed ingenuità, questi pregi che ben di rado s'incontrano in uno storico uniti, a noi par di vederli nell'opera che con piacere annunziamo come onorevole ai Genovesi e all' Italia. Se il parer nostro sia fondato sul vero, dalle cose che qui soggiungeremo il lettore potrà giudicarlo.

I. Non è già un frammento di storia municipale che il Signor Sauli sotto quel modesto titolo ci presenta; è una serie di fatti, de' quali gran parte ebbero influenza diretta sull'andamento dell' universale civiltà e sui destini del mondo. E Genova e Pisa e Venezia, e la Savoja e la Sicilia e la Spagna, e Costantinopoli e l'isole dell' Egeo e parte ancora dell'Asia; e Italiani e Catalani e Greci e Tartari ed Ottomanni; e trattati di commercio e di guerra, e navali e terrestri battaglie, ed assedi ed assalti ed omicidii e rapine, e democratiche follie e tiran nescho

viltà, e bontà di principi e virtù ancor più belle di popoli, ed atti di gentile eroismo e d'avara perfidia, e cambi di merci e di matrimoni e di tradimenti, e glorie immortali e non dimenticabili vituperi la storia del Sig. Sauli comprende: e per bella necessità impostale dall'ordine de' fatti ci trasporta agevolmente in tanta varietà di regioni e di costumi e di rimembranze e d' affetti.

Nel più ragguardevole tra i sobborghi di Costantinopoli, e sulle sponde del Bosforo Tracio si vedono tuttora splendide reliquie degli edifizi ivi fondati dai Genovesi. Contemplandole da vicino io non poteva trattenermi dal maravigliare, come la fama dei consigli, e dell'infinito valore impiegato per ottenere radicata signoria in quelle parti, fosse giunta si scarsa e così tronca fino a noi.

Tra le gloriose memorie degli abitatori dell'antica repubblica di Genova, sovr' ogn' altra risplendono di più chiara luce le loro geste in Oriente. Sono in ispecial modo, si dai propri storici, che dagli stranieri lodate quelle che riflettono ai conquisti nella Siria, e di alcune isole dell'Arcipelago. Ma poche sono le notizie, e le testimonianze che ci rimangono, intorno ai modi tenuti da quella repubblica, per aver commercio e pratica, e per farsi potente in Costantinepoli.

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Vero è bene che nell'opere fatte in arme nella Palestina i Genovesi ebbero altri popoli a compagni e ad ammiratori, e ch'esse furono di quella natura che maggiormente alletta gli scrittori a divolgarle e a descriverle minutamente. Laddove i maneggi e le diligenze usate in Costantinopoli per essere di qualità segreta, e principalmente rivolte a procacciar vantaggio e favore al proprio commercio, danno ed esclusione a quello dei concorrenti, volevano essere coperte di qualche velo. Nè quindi fuvvi chi si accingesse a celebrarle partitamente. Invaghito della novità dell'argomento pigliai a raccogliere insieme quel poco ch'è sparso negli storici, e nei documenti contemporanei sull'origine delle leghe che i Genovesi conchiusero coll' Impero Greco, e intorno alla fondazione ed agli incrementi della colonia di Galata. E quantunque colle nozioni procacciate io non presuma d'illustrar pienamente questa parte della Ligure istoria, negletta persin da coloro che per istituto parevano invitati a trattarla di proposito pure non giudicaï essere fuor di stagione pubblicare il frutto, qualunque si fosse de' miei studi', dopo che, sotto favorevoli auspici, l' Ellesponto e l'Eusino sono di bel nuovo frequentati da quel popo lo stesso, che in altre età vi si rendeva e celebre, e dovizioso (1). ́ Egli è uno spettacolo che ad anime italiane non può non ispirare affetti vivissimi questo delle italiane nazioni che, rige

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nerate a libertà, trovano angusti alla propria energia i confini posti da' mari e da' monti, ed occupano delle arti loro e de' loro commerci, della lor prodezza e della loro potenza tanta parte di mondo. “I Veneziani, dice il dottisimo Carli, i Pisani, i Genovesi, gli Amalfitani ed i Fiorentini erano padroni del ,, commercio di tutto il mondo cognito, e rendevano all'Italia tributaria tutta l' Europa.,, (2) Nè l' Europa soltanto ma molte e molte regioni dell'Asia, e il Malabar e il Coromandel e il Pegù; e forse per lo stretto di Malacca (sospetta quel valent' uomo) passavano all'isole Filippine. Poi, quando le sorti d'Italia cominciano a volgere del tutto infauste, quando lo straniero comincia non chiamato e non provocato a passeggiare le terre di lei e a seminarle d'odii e di diffideuze insanabili e di vili delitti; sorge allora, quasi a compenso delle umiliazioni presenti e avvenire, sorge un italiano il cui pensiero è creatore d'un mondo; e questo mondo novello egli lo dona all'ingrato straniero; e dopo aver supplicato per donarlo, ne riceve in cambio (non insolita ricompensa alle italiane virtù) una catena.

Noi siamo trascorsi d'un salto dalla prima all'ultima pagina di questa storia, perchè negli estremi del bene e del male piace al pensiero veder compendiate quasi tutte le vicende intermedie, e si prova un misto sublime d'esaltazione e di abbattimento nel contemplare quasi d'un solo sguardo Cesare nelle Gallie, Enrico Dandolo in Costantinopoli, Cristoforo Colombo in America, e Napoleone Buonaparte in Egitto.

Ma ripigliando la nostra via, noteremo che alla navigazione e al commercio sono come causa o come effetto associate non poche delle più memorabili rivoluzioni che la storia presenta. La civiltà della Grecia e dell'Italia (se non qual era in origine, almeno quale influì sui destini della civiltà universale) è frutto in gran parte d'orientali colonie: una colonia commerciale è Cartagine, quella Cartagine che con la propria sconfitta dovette porre in necessità la romana grandezza di lanciarsi sul mare, e comprendere nel suo giro inmenso conquiste certo non ambite dapprima, e nemmeno pensate tutto debbono alla navigazione e al commercio le moderne repubbliche: quasi tutto gli deve e la Spagna e l'Olanda e la Svezia e l'Inghilterra e l'America: e senza l'azione benefica del commercio, morte sarebbero ad ogni perfezionamento tante parti di umanità nelle quali è sì debole ed affannosa la respirazione della vita civile (3).

(2) Delle zecche d'It.

(3) Se invece di distinguere il commercio in quel d'importazione e d'espor

A proposito di Genova questa verità è degnamente confermata dalle parole dell'ottimo nostro autore.

Ma la gloria di quegli esempi di valore, d' industria e di fede non è per avventura la sola, di cui il comune di Genova debba aver obbligo al suo commercio. Là dove questo è in fiore, più stringente che in qualsivoglia altro luogo si fa sentire il bisogno d'aver magistrati che lo guidino, e prescrivano modo e misura all'operare, più frequente si mostra la necessità di disputare e di definire con prestezza le quistioni sulle ragioni e sugli averi. Laonde il commercio può benissimo essere stato il motivo, per cui Genova, prima ch'ogni altro comune d'Italia, pensasse a fare un corpo di leggi, e che col volgere degli anni attendesse con sollecita cura a riformare e migliorare i suoi statuti, commettendo eziandio l'impegno di corregerli e d'ordinarli ad alcuni pubblici professori chiamati dallo studio di Bologna, e dalle scuole d'Arezzo all'alta carica di podestà. Anzi è da osservarsi che, dopo l'acquisto di Galata, i giovani di Genova si conducevano in maggior numero che per lo innanzi all' università di Bologna ed è facile supporre che si ponessero colà allo studio della giurisprudenza, non solamente per fornirsi della sottigliezza e della dottrina necessaria a potersi governar con minor pericolo nei negoziati che antivedevano dover quindi essere più frequenti coi Greci, ma eziandio per farsi capaci a disimpegnare l'offizio dei magistrati fuori della città, che, dopo un tale acquisto, avevano a diventare di maggiore importanza (4).

:

E siccome il commercio giovava allo sviluppo delle forze intellettuali e civili, così le sviluppate forze civili giovavano a vicenda il commercio.

In Venezia il reggimento aveva forma più stabile, ma l'autorità pubblica era ristretta a piccola quantità di persone. All'incontro in Genova il governo piegava sempre all'ordine popolare; il vivere era più tempestoso; ma siccome in mezzo alle civili discordie gli animi si fanno più gagliardi e più feroci, ed allorquando tutti possono nudrir la speranza di salire ai sublimi onori, la virtù di ciascheduno s'affina, così il paese era meglio fornito di animosi e sperti marinai, e più abbondevole di arrischiati capitani di guerra (5).

Da un foglio del 1201 contenente le commissioni date dai

tazione, si fosse distinto in commercio fatto col mezzo e per conto di navi e d'individui della nazione, e in commercio fatto co' mezzi e per conto degli esteri, la questione sulla bilancia commerciale si sarebbe, parmi, semplificata di molto.

(4) T. II p. 8-10. (5) T. I p. 328-329.

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