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In questo verso e stanza, che piuttosto si di'ce ritornello, l'autore pone fine ai suoi detti, e dimostra la sufficienza di quelle cose, che ha dette, e perch' egli è manifesto quello, che dice, non ci curiamo disporle altrimenti.

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SON. I. pag. 1. Voi, che per gli occhi ec. Questo Sonetto, ei seguenti fino al XXIV. inclusive, sono stati tratti dalla Raccolta del Zane, Ven. 1731. v. 1. miei: Il Cod. 37. Plut. 90. Infer. Laurenziano mi. I Codd. 20. c 34. del Plut. 41. Laurenziani passate in vece di passaste.

2. svegliaste. Il Cod. 37. suddetto destaste. Il 20. e 34. sopraccitati destate.

5. E' va, I Codd. 34. e 37. Et vien. Il Cod. 20. E vien. 6. deboluzzi. I Codd. s. c. deboletti.

7. Campa figura ec. I Codd. sudd, hanno questo verso, e il seguente così:

Riman figura solo e signoria,.

E voce alquanta, che parla dolore. 10. Da' vostri. I Codd. 20. 34. De' vostri. II. Lanciato ec. II Cod. 20. e 34. Ch' un dardo mi gitte dentro dal fianco. Il Cod. 37. Un dardo mi gittò ec. 12. Si giunse ec. Sì giunse ritto il colpo al primo tratto: così i detti tre Codici.

SON. II. pag. 2. v. 3. Che mi sguardar ec. Che mi guardar come fosse noioso: così il Cod. Riccardiano 1088. e il Cod. 40. Magliabechiano Palchetto II. ed un altro parimente Magl. 1009. Class. VII. Var.

5. che Donna mi ec. che la donna rise: così i detti tre Codd.

7. faria: I detti Codd. farei. Invece di cruccioso: il Cod. 1009. ha angoscioso.

8. Che fe l'immaginar ec. Con quello immaginar, che mi conquise. Così il Magl. 1009.

10. mi: nel Cod. Ric. 1088, ne.

12. E lì ec. E poi mi conta sì d' Amore il vero: così i detti tre Codici.

13. veder mi ec. ver di me: i detti Codd.

14. Siccome fosse ec. Siccom' io fossi nello suo cor giunto: il Cod. Ric. cit. e il Magl. 40. Il Cod. 1009. Siccom' io fossi nel suo cor già giunto.

SON. VII. pag. 4. v. 1. Ch' ogni uom: Il Cod. 44. Laur. Pl. 40. e il C. 20. sopraccitato hanno: ch' ognun: e quest' ultimo: l'ammira, invece di la mira. 2. E fa, di clarità l'aer tremare: Così i s. c. Codd. Laurenz. 20. 34. 37. Il Magliabech. 1108. Class. VII. Var. E fa di chiarità l'aer ec. Lo Zane: Che fa tremar di caritate l'are?

4. Null'uom ne puote ec. I tre Codd. Laur. mentovati: Uom non le può, ma ciascun ne sospira. 5. Ahi Dio ec. Dio che rassembra, quando gli ec. I tre Codd. detti.

6. saprei. Ne' medesimi porria. Il Magl. s. c. potria. 8. Che ciascun' altra eo. Ch'ogni altro veramente la

chiama ira: ne'detti tre Codici Laur.

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II. per sua Dea. I Codd. detti per suo Dio. 13. e 14. E non s'è posta ec. Ne' detti Codici : E non si pose in noi tanta salute;

Che pria ne possa aver uom conoscenza.

SON. VIII. pag. 5. v. 1. occhi dispenti. Così i s. c. tre Codd. Laurenz. in luogo di occhi miei spenti secondo lo Zane.

2. della lor: I Codd. 20. 34. dalla lor.

3. fusse: così i tre Codd. cit. fosti nello Zane. 8. Che gli occhi ec.

Che gli occhi miei non rimangan dolenti: così i Codd. 20. 34.

9. lasciati I Codd. 20. 34. fasciati. In vece di venne, il Cod. 34. viene .

II. boce. Ne' detti tre Codd. voce.

14. Che morte il porta ec. I detti Codici:

Che morto il porta: ma tagliato nuoce.

SON. IX. pag. med. v. 3. quand' io seggio. I Codd. 20. 34. quando seggio.

5. Tanto mi ec. Tutto mi ec. Così i tre Codd. predetti. 6. Che la mia vita ec. Il Cod. 34. Che la mia vita è d'ogni angoscia al peggio. Il 37. Che la mia vita ha d'ogni angoscia il peggio. Il Cod. 20. Che la mia vita è d'ogni angoscia el peggio. 13. per veduto: I Cod. Magliab. 1108. s. c. pel veduto ec.

SON. X. pag. 6. v. 1. Deh spirti miei ec. I Codd. 20. 24. Spiriti miei, quando voi mi vedite.

4. dolorosa: I Codd. 34. 37. dolorose.*

5. Deh, voi vedete ec. Nel Cod. 20. e 34. Voi pur vedete ec.

7. Deh io vi priego ec. Il Cod. 20.

Deh vi priego che voi il consoliate.

9. Io veggio a lui spirito ec. I Codd. 20. e 34. Io veggio in lui uno spirto apparire.

SON. XI. pag. 6. v. 9. Girieno agli ec. Giriano agli occhi ec. così i s. c. tre Codd. Laurenz. Girando agli occhi ec. II Cod. Magliab. 1108. s. c. II. Ritornarebbe: ne' detti Codd. ritornerebbe. 13. trista tanto: I Codd. 20. 37. trista è tanto. SON. XII. pag. 7. v. 1. giovene; I Codd. 34. 37. giovane, 3. Tant'è diritta: Il Cod. 34. Tant'è gentile :

5. Che fatto ha ec. Il Magliab. s. c. Che fanno addentro ec.

6. che da lui: così ne' detti tre Codd. Laurenz. in vece che da lei, lezione dello Zane. Da lui, cioè dal cuore creduto sede dell' anima, esce questa, ed in esso Poi torna piena di sospir ec. 10. fece: I Codd. 20. 34. 37. face.

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11. Perchè v'è dentro ec. II Cod. 34. Perch' avea dentro ec.

SON. XIII. pag. med. v. I. Per gli occhi ec. Il Magl. s. c. Ver gli occhi ec.

2. Che fa in ec. Il Cod. 37.

Che nella mente un spirto fa destare.

Ne' Codd. 20. 34.

Che fa in la mente uno spirto destare.

4. Si fa: I Codd. 20. 34. 37. poi fa.

5. di lui: I Codd. 20. 34. da lui.

6. Di cotanta vertù ec. Il Cod. 37. Che di tanta virtù ec. I Cod. 20. 34.

Ispirito di tal virtute appare.

9. E poi I s. c. tre Codd. Dipoï.
11. Che segue ec. Ne' detti tre Codd.

Che surge d'uno spirto di mercede.'

13. C'ha di ec. I detti Codici: Ch'è di ec. SON. XIV. pag. 8. v. 2. o è bello: I Codd. 20. e 34 ed è bello.

3. che 'l Sol: Il Cod. 34. che Sol.

5. non ha: Il s. c. Cod. non è.

10. piacen: I tre Codd. Laurenz. 20. 34. 37. e Riccard. 2846. piaccion.

12. Che, qual più ec. I Codd. 20. e 34.

Che quale a voi più può più faccia onore.

14. siete: Nel Cod. 20. 34. siate. Nel Cod. 20. Laurenziano dopo questo Sonetto ne seguita' un altro senza nome d'Autore, ma è diretto da Nuccio Sanese a Guido Cavalcanti, come rilevasi dal Cod. 34. Laurenz. s. c. e dal Riccard. 2846. nei quali trovasi con questo titolo:

NUCCIO SANESE A GUIDO CAVALCANTI.

I miei sospir dolenti m'hanno stanco,
Ch' escon di me per forza di valore;
E quei, che non posson gir di fore,
Mi feron duramente per lo fianco:
Cercando s'io di doglia avessi manco,

E poi li sento entrar dentro dal coré;
E m'hanno sì disfatto ogni valore,
Che morte nella mente è venut❜anco.

E rompon i dolenti miei sospiri

Il cor, che dentro è tanto combattuto,
Che pur convien che morte a se lo tiri.
Amor, io son a tal per te venuto,

Ch'uomo non truovo, che mi degni, o miri;
Ed ogni tuo poder m'è disaiuto.

Ved. Crescimbeni Tom. III. pag. 95. che lo riporta, ma molto meno corretto.

SON. XV. pag. 8. Questo Sonetto è in risposta ad al

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tro di Bernardo da Bologna a Guido, che qui

riportasi preso dalla Bella Mano di Giusto de' Conti, Firenze 1715. pag. 126.

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