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BERNARDO DA BOLOGNA A M. GUIDO Cavalcanti U

A quella amorosetta forosella

Passò sì il core la vostra salute,

Che sfigurò (1) di sue belle parute
Ond' io (2) le domandai, perchè Pinella?
Udistu (3) mai di quel Guido novella?
Si (4) feci tal, che appena l'ho credute;
Che s' (5) allegaron le mortal ferute
D'Amore, e di suo fermamento stella
Con pura luce, che spande soave.

Ma dimmi amico, se ti piace, come
La conoscenza di me da te l'ave?
Sì tosto come il vidi, seppi il nome,

Ben è (6) così qual si dice la chiave,
A lui ne mandi trentamila some.

v. 2. Prende in se sua: Il Cod. Riccard. 2846. Pren-
da in liscian sua ec. Il Laur. 37. Prende in li-
scian ec. Il Cod. 20. Laur. e il Magl. 1108. Pren-
de in lisciar ec. Il 24. Prende in lasciar ec.
4. Che ti rispose alle ec. Il Cod. 20. La qual ris-
puose alle ec.

12. un grande: I1 Cod. 20. un ampio.

13. Pieno di lamie: I Codd. 20. 34. Pien di laminie ec. Lo Zane: Piena di lamie. Lamia è una sorta di pesce .

14. adorne di gentil ec. Il Riccard. s. c. adorne, e di gentil ec.

(1) di: Il Ric. 2846. le .

(2) Ond io ec. Il d. C. e i Laurenz. 20. 34.37. s. c. Donď io la dimandai ec.

(3) quel Guido: così i 4. Codd. s. c. in vece di gaudio, che è nella Bella Mano ec.

(4) feci: nel d. Cod. Riccard. fece.

(5) Allegaron: Il d. C. allargaron.

(6) così qual si dice: Il C. s. c. così se qual dice la ec.

SON. XVI. pag. 9. v. 1. Beltà di Donna ec.

Beltà di donna di piagente core..

Così ha un Codice dell' ornatissimo Sig. Giacomo Lucchesini, contenente Rime di Poeti antichi tratte dal testo di Francesco Redi.

2. armati, che sian genti. Il Cod. pred. armati molto genti. Nel Cod. poi Riccard. 1328. dicontro alla voce genti trovasi la seguente nota. cioè gentili. Guido Guinizzelli in un suo Sonetto, che comincia: Lamentomi di mia disavventura:

Ben mi rassembra Reina di Franza, Poichè dell' altre mi par la più gente: cioè la più gentile

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4. in mar forti e correnti. Il Cod. Lucchesini: in mar forte correnti.

5. Aria serena: I1 Cod. Lucches. Aire sereno. II Riccard. 2846. Aria soave.

8. Oro, e argento ec. Il Riccard. s. c.

Oro, argento, ed azzurro in ornamenti.

9. Ciò, che può ec. Passa la gran beltade, e la piagenza Della mia donna, e 'l suo gentil coraggio. Cod. Lucch. Ciò passa la beltate, e la valenza : Cod. Ricc. 2846. 11. Par, che rassembre ec. Si che rassembra vile a chi ciò sguarda. Il Cod. Lucches. il Ricc. s. c. e i tre Codd. Laurenziani 20. 34. 37.

12 E tanto ha più ec. Il Ricc. sopraccitato: E tanto è più. ....canoscenza. Anco i Codd. Laur. 34. 37. E tanto è più ec.

13. Quanto lo ciel ec. Il Cod. Lucches. Quanto lo celo della terra è maggio. Il Riccard. 2846. Quanto lo cielo è della terra maggio: e dicontro alla voce maggio esiste nel margine del Cod. Ricc. 1328. la presente nota.,, cioè maggiore: Via Maggio in Firenze, cioè via maggiore,.

14. ben non tarda. Cod. Lucches. ben, non tarda. Il Riccard. 2846, ben uom tarda..

SON. XVII. pag. 9. v. 1. Novella ti so dire ec. I. Codd. 20. 34. s. c. Chi potrebbe mai credere, o Nerone. 2. trieman: Il Cod. 34, s. c. triemin.

3. E tutti e Fiorentin ec. Così i tre Codd. Laur. s. c. Lo Zane: E tutti Fiorentin. Il Magliab. 1108. E tutti i Fiorentin ec.

4. Vedendo ec. Udendo dir che hai ec. I Codd. 20. 24. 5. E più trieman di te ec. E trieman più di te ec. I Codd. s. c.

6 faccia, ch'è sì dura. I detti Codd. faccia fiera e dura.

7. riterrian: I Codd. 20. 34. e Magl. s. c. riterrè ponte nè ec. Il 37. riterria.

12. rallargar: I Codd. Laur. 20. 34. 37. s. c. t' allargar.

13. Di che: I Codd. 20. 34. Ma tu ec.

SON. XVIII. pag. 10. v. 2. fece: Il Magl. s. c. e il Laur. 20. stea.

4. Il rosso spiritel ec.

Il rosso spirto, che t'apparve al volto.

Così i Codd. 20. 34. 37. s. c.

6. Amor da quella, ch'è nel tondo sesto. Così i tre precitati Codici. Nello Zane:

Amor da quello, che dà il tondo sesto

8. farte: I tre Codd. s. c. por te.

9. Di te mi dole. ec. I Codd. 20. 34. s. c.

Di te mi duol: e in me puoi scorger quanto.

12. Ancor ec. Il Cod. Magl. s. c.

Amor dinanzi me rotta ha la chiave.

14. Sicchè amo l'ira ec.

Sicch' anno l'ira ed allegrezza e pianto.
Così i tre Codd. Laur. 20. 34. 37. s. C.

SON. XIX. pag. med. Questo Sonetto fu stampato ancora dal Gobbi nella Scelta di Sonetti e Canzoni: Par. I. pag. 7.

v. I. Veder potesti ec. Veder poteste, quando vi

scontrai: Cod. Riccard. 2846. quando riscontrai: Cod. 20. vi scontrai: i Codd. 34. 37.

2. Quello pauroso ec. Quel pauroso ec. Cod. Riccard. s. c. ei tre Cod. Laurenz. 20. 34. 37. Pauroso, cioè terribile, lat. formidolosus. Dante Infer. c. 2. Temer si dee di sole quelle cose,

Ch' hanno potenza di fare altrui male:

Dell' altre no, che non son paurose.

3. quand' uom si more. Il Cod. 37. Laur. quando si more. E concorda il Ric. s. c. che ha apparir in vece di apparer. Il Magl. s. c. in vece di Lo qual ha Il qual ec.

4. Che in altra ec. E in altra ec. Ric. pred. e i tre Codd. Laur. s. c.

5. che pensai. I Codd. predetti: Ch' io pensai. 6. ch' egli ancidesse ec.

Ch' egli occidesse lo dolente core. I Codd. s. c. 8. L'anima trista ec. L'anima mia dolente per trar guai. E poi sostenne quando vide uscire Degli occhi ec. I pred. Codd.

II. una dolcezza. I detti Codd. nuova dolcezza. 13. Soccorse gli ec. Così i Codd. s. c. ma il Ricc. Soccorse agli altri. Lo Zane. Soccorsi gli ec. In luogo poi di credean il Ric. s. c. e il Cod. 37. Laur. hanno volean, e volien i Codd. 20. 34. prec. 14. Gravati d'angosciosa ec. Così i pred. quattro Codd. in vece di Guariti ec. lezione dello Zane. Il Magliab. s. c. Gravati di angoscia e debolezza. SON. XX. pag. 11. Risponde Guido con questo Sonetto all'infrascritto di Dante. Ved. Vita Nuova di Dante pag. 3. nelle Prose di Dante Alighieri ec. Firenze 1723.

A ciascun'alma presa, e gentil core,
Nel cui cospetto viene il dir presente,
In ciò, che (1) mi riscrivan suo parvente,
Salute in lor Signore, cioè Amore.
Già eran quasi, ch'atterzate l'ore

Del tempo, ch' ogni stella è nel lucente,
Quando m'apparve Amor subitamente,
Cui essenzia membrar, mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor, tenendo

Mio core in mano, e nelle braccia avea
Madonna, involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d'esto core ardendo
Lei paventosa umilmente pascea,

Appresso gir lo ne (2) vedea piangendo. v. 3. fusti: I1 Cod. 37. fosti.

v. 7. Ne' sonni: I Codd. 20. 34. 37. pe' sonni .

14. lo venia: I Codd. s. c. la venia.

SON. XXI. pag. II. Questo Sonetto, e il XXII. ricor rono nello Zane a pag. 341. dopo il presente, che qui riportasi.

DANTE ALIGHIERI A GUIDO CAVALCANTI.

Guido vorrei, che tu, e Lappo, ed io
Fossimo presi per incantamento,

E messi (3) ad un vassel, ch' ad ogni vento
Per mare andasse a voler vostro, e mio;
Sicchè fortuna, od altro (4) tempo rio,
Non ci potesse dare impedimento:
Anzi vivendo sempre in (5) noi talento
Di stare insieme crescesse 'l disio.

E Monna Vanna, e Monna (6) Bice poi,

(1) In ciò che: Il Cod. Magl. 1108. e il Laur. 20. Acciocchè

mi riscriva il suo ec.

(2) lo ne: I d. Codd. ne lo ec.

(3) ad un: Il Magliab. 991. in un ec.

(4) tempo: Nel d. Cod. vento

(5) noi: I d. Codd. un..

(6) Bice. Nel d. Cod. Lagia.

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