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Ch'i' non la posso allo 'ntelletto dire:
Veder mi par delle sue labbia uscire
Una sì bella Donna, che la mente
Comprender non la può che 'mmantenente
Ne nasce un' altra di bellezza nova :
Dalla qual par, ch' una stella si mova,
E dica tua salute è dipartita.
Là dove questa bella Donna appare

S'ode una voce, che le vien davanti,
E par che d'umiltà'l suo nome canti
Si dolcemente, che, s'io'l vo' contare,
Sento che 'l suo valor mi fa tremare;
E movonsi nell'anima sospiri,
Che dicon: guarda, se tu costei miri,
Vedrai la sua virtù nel ciel salita.

VI.

La forte, e nova mia disavventura
M'ha disfatto nel core

Ogni dolce pensier, ch'i' avea d'Amore.
Disfatta m'ha già tanto della vita,
Che la gentil piacevol donna mia
Dall'anima distrutta s'è partita;
Sicch'io non veggio là, dov'ella sia:
Non è rimasa in me tanta balia,
Ch'io dello suo valore

Possa comprender nella mente fiore.
Vien, che m'uccide un sì gentil pensiero,
Che par che dica, ch'io mai non la veggia;
Questo tormento dispietato, e fiero,

Che struggendo m'incende, ed amareggia:

Trovar non posso a cui pietate chieggia, Mercè di quel signore,

Che gira la fortuna del dolore. Pien d'ogni angoscia in loco di paura Lo spirito del cor dolente giace Per la fortuna, che di me non cura, C'ha volta morte, dove assai mi spiace; E dà speranza, ch'è stata fallace . Nel tempo che si more,

M'ha fatto perder dilettevoli ore.
Parole mie disfatte, e paurose

Dove di gir vi piace ve n'andate,
Ma sempre sospirando, e vergognose
Lo nome della mia Donna chiamate:
Io pur rimango in tanta avversitate,
Che qual mira di fore

Vede la morte sotto'l mio colore.

VII.

Era in pensier d'Amor, quand' io trovai

Due forosette nove:

L'una cantava, e piove

Gioco d'Amore in nui.

Era la vista lor tanto soave,

Tanto quieta, cortese, ed umile;
Ch'io dissi lor: voi portate la chiave
Di ciascuna virtute alta, e gentile:
Deh forosette non mi aggiate a vile:
Per lo colpo, ch'io porto,

Questo cor mi fu morto,

Poichè 'n Tolosa fui.

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Elle con gli occhi lor si volser tanto,
Che vider come 'l core era ferito;
E come un spiritel nato di pianto
Era per mezzo dello colpo uscito.
Poichè mi vider così sbigottito,
Disse l'una, che rise;
Guarda come conquise

Gioia d' Amor costui.
Molto cortesemente mi rispose

Quella, che di me prima aveva riso.
Disse la Donna, che nel cor ti pose
Con la forza d' Amor tutto'l suo viso,
Dentro per gli occhi ti mirò sì fiso,
Ch' Amor fece apparire:

Se t'è grave il soffrire,
Raccomandati a lui.

L'altra pietosa piena di mercede,

Fatta di gioco in figura d' Amore
Disse il suo colpo, che nel cor si vede,
Fu tratto d'occhi di troppo valore;
Che dentro vi lassaro uno splendore,
Ch'i' nol posso mirare:

Dimmi, se ricordare

Di quegli occhi ti pui?

Alla dura quistione, e paurosa,

La qual mi fece questa forosetta,

Io dissi e' mi ricorda, che 'n Tolosa
Donna m'apparve accordellata, e stretta,
La quale Amor chiamava la Mandetta:
Giunse sì presta, e forte,
Che 'nfin dentro alla morte
Mi colpir gli occhi sui.

Vanne a Tolosa, Ballatetta mia;
Ed entra quetamente alla dorata:
Ed ivi chiama, che per cortesia
D'alcuna bella Donna sia menata

Dinanzi a quella, di cui t'ho pregata:
E s'ella ti riceve,

Dille con voce leve:

Per mercè vegno a vui.

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Gli occhi di quella gentil forosetta
Hanno distretta sì la mente mia,
Ch'altro non chiama che lei, nè disia.
Ella mi fiere sì, quando la sguardo,
Ch'i' sento lo sospir tremar nel core.
Esce dagli occhi suoi, là ond' io ardo,
Un gentiletto spirito d' Amore,
Lo quale è pieno di tanto valore,
Che, quando giugne, l'anima va via,
Come colei, che soffrir nol porria.
Io sento poi gir fuor gli miei sospiri,
Quando la mente di lei mi ragiona:
E veggio piover per l'aer martirj,
Che struggon di dolor la mia persona,
Sicchè ciascuna virtù m' abbandona
In guisa, ch'i' non so là ov'i' mi sia:
Sol par, che morte m'aggia in sua balia.
Sì mi sento disfatto, che mercede

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Già non ardisco nel pensier chiamare:
Ch'i truovo Amor, che dice: ella si vede
Tanto gentil, che non può 'mmaginare,

Ch'uom d'esto mondo l'ardisca mirare

Che non convegna lui tremare in pria: Ed io, s'i' la guardassi, ne morria. Ballata, quando tu sarai presente

A gentil Donna, so che tu dirai

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Della mia angoscia dolorosamente:

Di quegli, che mi manda a voi, trae guai;
Perocchè dice; che non spera mai
Trovar pietà di tanta cortesia,
Ch'alla sua Donna faccia compagnia.

IX.

In un boschetto trovai pastorella
Più che la stella bella al mio parere.
Capegli avea biondetti, e ricciutelli,

E gli occhi pien d'amor, cera rosata:
Con sua verghetta pasturava agnelli;
E scalza, e di rugiada era bagnata:
Cantava come fosse innamorata,
Era adornata di tutto piacere.
D'Amor la salutai immantenente,
E domandai, s'avesse compagnia:
Ed ella mi rispose dolcemente,
Che sola sola per lo bosco gia;
E disse sappi, quando l'augel pia;
Allor disia lo mio cor drudo avere.
Poichè mi disse di sua condizione,

E per lo bosco augelli udio cantare,
Fra me stesso dicea or è stagione
Di questa pastorella gioi' pigliare:
Mercè le chiesi, sol che di baciare,

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