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Prende suo stato, sì formato, come
Diafan dal lume, d'una oscuritate,
La qual da Marte viene, e fa dimora.
Egli è creato, ed ha sensato nome:
D'alma costume, e di cor volontate:
Vien da veduta forma, che s'intende,
Che prende nel possibile intelletto,
Come in suggetto, loco e dimoranza .
In quella parte mai non ha possanza,
Perchè da qualitate non discende.
Risplende in se perpetuale effetto:
Non ha diletto, ma consideranza ;
Sicch'ei non puote largir simiglianza.
Non è virtute, ma da quella viene,
Ch'è perfezione che si pone tale.
Non razionale, ma che sente, dico:
Fuor di salute giudicar mantiene;
Che l'intenzione per ragione vale.
Discerne male in cui è vizio amico.
Di sua potenza segue spesso morte,
Se forte la virtù fosse impedita,
La qual'aita la contraria via;
Non perchè opposita natural sia;
Ma quanto che da buon perfetto tort'è,
Per sorte non può dir uom, ch'aggia vita,
Che stabilita non ha signoria,

A simil può valer quand' uom l'oblia.
L'essere è, quando do voler è tanto,
Ch'oltra misura di natura torna:
Poi non s'adorna di riposo mai;
Move, cangiando color, riso, e pianto,
E la figura con paura storna :

Poco soggiorna ancor di lui vedrai,
Che 'n gente di valor lo più si trova.
La nova qualità move i sospiri ;

E vuol, ch' uom miri non fermato loco;
Destandosi ira, la qual manda foco:
Immaginar nol puote uom, che nol prova:
E non si muova, perch' a lui si tiri,
E non si giri, per trovarvi gioco,
Nè certamente gran saper, nè poco.
Di simil tragge complessione sguardo,
Che fa parere lo piacere certo:

Non può coperto star, quando è sì giunto:
Non già selvagge le biltà son dardo,
Che tal volere per temere esperto
Consegue merto spirito, ch'è punto:
E non si può conoscer per lo viso
Compriso, bianco, in tale obietto cade:
E, chi ben vade, forma non si vede;
Perchè lo mena chi da lei procede
Fuor di colore d'essere diviso,

Assiso in mezzo oscuro luci rade:

Fuor d'ogni fraude dice degno in fede,
Che solo di costui nasce mercede.

Tu puoi sicuramente gir canzone

Dove ti piace: ch'io t'ho si adornata;
Ch'assai lodata sarà tua ragione
Dalle persone, c'hanno intendimento;
Di star con l'altre tu non hai talento.

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Avesse di sospir tormento tanto,
Che dall'anima mia nascesse pianto,
Mostrando per lo viso agli occhi morte.*
Non sentì pace mai, nè riso alquanto,
Posciachè Amor, e madonna trovai:
Lo qual mi disse: tu non camperai,
Che troppo è lo valor di costei forte:
La mia virtù si partì sconsolata,
Poichè lasciò lo core

Alla battaglia, ove madonna è stata,
La qual dagli occhi suoi venne a ferire
In tal guisa, ch' Amore

Ruppe tutti i miei spiriti a fuggire .
Di questa donna non si può contare,
Che di tante bellezze adorna viene
Che mente di quaggiù non la sostiene,
Sicchè la veggia lo 'ntelletto nostro ;
Tanto è gentil, che quando penso bene,
L'anima sento per lo cor tremare,
Siccome quella, che non può durare
Davante al gran valor, che le dimostro.
Per gli occhi fiere la sua claritate,
Sicchè qual uom mi vede,

Dice: non guardi tu questa pietate,
Che post' è 'n vece di persona morta,
Per dimandar mercede:

E non se n'è madonna ancora accorta.
Quando mi vien pensier ch'io voglia dire
A gentil cor della sua gran virtute,
Io trovo me di sì poca salute,
Ch'io non ardisco di star nel pensero.
Amor, c'ha le bellezze sue vedute,.

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Mi sbigottisce sì, che sofferire
Non può lo cor, sentendolo venire;
Che sospirando dice: io ti dispero;
Perocch'io trassi del suo dolce riso
Una saetta acuta,

C'ha passato'l tuo core, e 'l mio diviso;
Amor, tu sai allora, ch'io ti dissi,
Poichè l'avei veduta,

Per forza convenia, che tu morissi.
Canzon, tu sai, che de' labbri d'Amore
Io t'assemplai, quando madonna vidi:
Però ti piaccia, che di te mi fidi:
Che vadi in guisa a lei, ch'ella t'ascolti:
E prego umilemente, a lei tu guidi
Gli spiriti fuggiti del mio core,
Che pel soverchio del suo gran valore
Eran distrutti, se non fosser volti;
E vanno soli senza compagnia,
Per via troppo aspra e dura;

Però gli mena per fidata via .
Poi le dì, quando le sarai presente:

Questi sono in figura

D'un, che si more sbigottitamente.

CANZONA IN FROTTOLA.

Guarda ben dico, guarda, ben ti guarda,
Non aver vista tarda,

Ch' a pietra di bombarda arme val poco.
Di molta carne è a fuoco,

E veggio posti a giuoco molti bari,
E prodichi, e avari.

Lacciuol tesi a danar veggio infiniti.
Fannosi e vili arditi

Per veder disuniti e buon compagni,
L'onte, gli sdegni, e lagni.

Vien per partir guadagni la leonina.
E sempre da rapina

È nata ogni rovina, e ogni lutto.
Perde il tutto pel tutto

Spesso chi tutto 'l frutto per se vuole.
Or sa' tu che mi duole

Perder tempo, e parole, ove vuol fatti.
Deh facciam chiari e patti,

E vedrem quanti matti gastigare;
Ben sarà bel ghignare;

Se chi crede ingannare è preso a 'nganno:
A que', che 'nganno fanno,

Che torni loro 'l danno è cosa giusta.

Puledro man robusta,

Spron duro, o aspra frusta mai fe buono.

Campana senza suono,

O balen senza tuono non ci assordi.

O tu, che 'l tutto mordi,

A' lupi esser ingordi è già nociuto.

Sta pur ben proveduto,

Pur ch'io nol dica a muto, ch'ode e parla.

Perde tempo in chiamarla

La rana chi vuol trarla del pantano.

O buon tempio di Giano,

Chi porrà mai la mano a riserrarti?

Peggio staran gli sparti

Senza sussidio, o arti, e fuor del prato.
Chi per porta è cacciato

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