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11.

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Amore, e Mona Lagia, e Guido, ed io
Possiam ben ringraziare un ser costui,
Chenda partiti sapete da cui,

Nol vo contar per averlo in oblio.
Poi questi tre più non v'anno disio,
Ch'eran serventi di tal guisa in lui,
Che veramente più di lor non fui,
Immaginando ch'elle fosse Idio.
Sia ringraziato Amor, che se ne accorse
Primieramente, poi la Donna saggia,
Che in quel punto li ritolse il core.
E Guido ancor, che n'è del tutto fore,
Ed io ancor, che 'n sua virtute caggia;
Se poi mi piacque non si crede forse.

111.

Una figura della Donna mia

S'adora, Guido, a San Michele in Orto,
Che di bella sembianza, onesta, e pia,
De' peccatori è refugio, e conforto;
E quale a lei divoto s'umilia

Chi più languisce, più n' ha di conforto;
Gl' infermi sana, i Demon caccia via,
E gli occhi orbati fa vedere scorto.

Sana in pubblico loco gran languori,

Con reverenza la gente l'inchina, Due luminara l'adornan di fuori. La voce va per lontane cammina; Ma dicon ch'è idolatra i Frà Minori, Per invidia, che non, è lor vicina..

MADRIGALE.

O cieco mondo di lusinghe pieno,

Mortal veleno è ciascun tuo diletto,
Fallace, e pien d'inganni, e con sospetto.
Folle è colui, che ti adirizza il freno,
Quando per men che nulla quel ben perde,
Che sovra ogni altra amor luce, e sta verde.
Però giammai di te colui non curi,
Che'l frutto vuol gustar di dolci fiori.

BALLATA.

Io priego voi, che di dolor parlate,
Che per virtute di nuova pietate
Non disdegnate la mia pena udire.
Davanti agli occhi miei veggio lo core,
E l'anima dolente, che s'ancide,
E muor d'un colpo, che le diede Amore
Entro 'n quel punto, che madonna vide.
Il suo gentile spirito, che ride,
Questi è colui, che mi si fa sentire:
Questi mi dice: e' ti convien morire.
Se voi sentiste come 'l cor si dole,
Dentro del vostro cor voi tremereste;
Ch' Amor mi dice sì dolci parole,
Che sospirando pietà chiamereste,
E solamente voi lo 'ntendereste,
Ch' altro cor nol porria pensar, nè dire
Quant'è'l dolor, che mi convien soffrire.
Lagrime scendon dalla mente mia,

Si tosto come questa donna sente;

E van facendo per gli occhi una via
Per la qual passa un spirito dolente;
Entra per l'aria sì debolemente
Ch'oltra non puote color discovrire,
Nè imaginar s'i'ne porria morire.

CANZONI.

1.

O povertà come tu sei un manto,
D'ira, d'invidia, e di cosa diversa!
Così sia tu dispersa,

E così sia colui, che ciò non dice.
Io dico sol per sodisfarmi alquanto
Di te, o sposa, d'ogni cosa persa,
Per la quale è sommersa

D'onor al mondo ogni viva radice.
Tu privazion d'ogni stato felice,

Tu fai la morte altrui sempre angosciosa,
Bizzarra e disdignosa ;

Tu più che morte per ragione odiata, E nel voler d' ogni animo privata. Con ragion più che morte sei fuggita,

Sol perchè morte ogni uom tardo la spera;
Ma di te cruda fera

Mai non si vide cosa giusta, e diva.
La morte può ben l'uom privar di vita,
Ma non di fama, e di virtute altera:
Anco felice e vera

Riman perpetual nel mondo e viva.

Ma chi a tue foce sconsolata arriva,

Sia quanto vuol magnanimo e gentile,
Che pur tenuto è vile.

E perciò chi nel tuo abisso cala

Non speri in alcun pregio spander l'ala. E perciò ha terror mia mente ingombra, Ch'io prenda alquanto studio al mio riparo, Che s' io discerno chiaro,

Per te al furto il leal si conduce,

Per te l'uom giusto a tirannia se adombra,
Per te diventa il magnanimo avaro,
E d'ogni vizio amaro,

Secondo '1 mio parer, tu ne se'duce.
Adunque non s'acquista per te luce,
Anzi si vien nel tenebroso inferno,
E come chiar discerno,

Infermità, prigion, morte, e vecchiezza
Al tuo rispetto è luce di dolcezza.
E con ipocresia benchè sian molti,
Che appellan te con verace desio,
Ed allegano Iddio,

Come il tuo stato non gli parve grave;
Ma ben si sa per gli uomini non stolti
Se è pover chi del tutto può dir mio;
Lo m'entendo ben io,

Che a quello il grande affanno par soave.
Di Dio fu tutto, e tutto ebbe, e tutto ave.
Non dirà alcun che lui povero fù
Nel tempo che quaggiù

Per dar la gloria a noi visse visibile,
Perocchè tutto aver gli era possibile.
Canzon tu te ne andrai peregrinando,
E s'alcun trovi che contro ti dia,

Che povertà non sia,

Assai più fiera ed aspra ch'io non dico
La tua risposta sia breve parlando,
E dì con lui se move ipocresia,
E poi con voce pia

Dirai, che poco men son che mendico,
E non poss' esser di me stesso amico.

11.

Amor perfetto di virtù infinita,
Il qual con la sua luce

Ogni disio a lui simil contenta,
E sempre fermo in se tutto conduce
Ciò, che nasce quaggiù di sua sementa
Contraria, e in pace unita,

Per uso di ciascun mortal produce,
E conservar per sua pietate aita;
Ma solo in noi per noi spira vita,
Perchè l'un l'altro insieme utile sia.
Però volvendo in se la mente mia,
Ch'ogni uom commove naturale affetto
Al suo tranquillo stato,

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Non già come possente, ma infiammato,
Di spremere alcun frutto il mio intelletto,
Intendo dimostrar come tal bene

Consegua il nostro core;

Ma perchè confidenzia in se non tene

Da tanto il mio valore,

Prego la bella Donna, di cui sono,

Che in ciò del lume suo mi faccia dono

In ogni umana creatura accende

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