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Piangendo caddi giù col viso basso.
Quando così mi vide sbigottito

Riprese da parlar più grave stile,
Sicchè d' intender m'era nuovo l'uso,
Dicendo tu ti togli dal partito,
Che prender ti convien, non esser vile,
Perchè paur ti sia nel cor difuso :
Tu vedi ch'egli è umano esser confuso,
E solo a caso posto di ruina;

El mal che de' venir, com'egli è chiuso,
Continua battaglia quì non fina,

Paura ed ira, e subito, non mento,
Vene aspettando el male a compimento.
Morte tu se' sì oscura e tenebrosa,

Che per venire al tuo pensier non truova Alcun per sua vertù tanto podere, Guardando la tua fine paurosa,

Ch' aitar lo possa nè vertù, nè pruova, Nè che potenzia vaglia nè sapere. Guarda dove conduci, e fai cadere Cotanta bella e degna creatura, Onde la levi, e ponla al tuo volere, Correr la fai in una fossa oscura, Conquidi o aspra, cruda, e dispietata Uom donna tanto bella e dilicata. Io non lascio el venir perchè tu peni, Tremi, sudi, angosci quando pensi: Or pensa che lasciar tutto conviene, Lasciar parenti e amici, e ciò che tieni, Tuo padre e madre, che così convensi,

Fratelli, suor, figliuoli e tutti beni.

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Lascia el vedere, l'udire e la spene: Lascia ogni senso, e lo 'ntelletto tutto, E ciò che umana vista quì sostiene; Ch'io già a tale spero t'ho condutto, Che tu non hai poder di più durare In questa vita, lasciati passare. O Creator di tutto l'universo,

Che m'hai creato, e fatto a simiglianza Dell' immagine tua figura degna, Dirompi lo mio spirito perverso A pianger nella tua consideranza Anzi che tuono a fendere el cor vegna; Ponmi di contrizion in man la insegna, E a gloria etterna pena dammi Cristo, Sì ch'io per la tua via piangendo vegna, E ch'io sia del peccato aver si tristo, Ch'io abbia in un momento meritato Per tua pieta el commesso, e l'obligato. Canzon discapigliata va' piangendo, Rompendo ogni durezza di cor duro; Di che nostra natura

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Ritorna, e si converte pure in terra;

Ma spirto, che non erra,

La sciagura,

Che l'anima, ch'è pura,

Ritorna in Cielo el suo fattor chiedendo.

VOLGARIZZAMENTO INEDITO

DEL COMENTO LATINO

DI MAESTRO DINO DEL GARBO SULLA CANZONE

Qu

DONNA MI PREGÅ ec. (1)

FATTO PER SER JACOPO MANGIATROJA

NOTAJO E CITTADINO FIORENTINO.

uesta canzone, che tratta della passione dello amore, si divide in tre parti. Nella prima si dimostra quante e che sono le cose, che dello amore si dicono; nella seconda di quelle, che esser ne ditermina; nella terza parte, imponendo fine a' suo' detti, dimostra la sufficien za di quelle cose, ch'egli ha dette. La seconda parte comincia dove dice:

In quella parte, dove sta memora.

La terza comincia dove dice:

Tu puoi sicuramente

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Nella prima parte, cioè al primo verso, si pongono tre cose: prima si mostra la intenzione generale; nella seconda quale debbe essere lo autore di questo sermone; nella terza, nella spezialità si mostra quante e che cose intende dire dello amore. La seconda comincia:

al presente

La terza è dove dice:

Che senza natural,.

1

Vogliendo lo autore diterminare della passione

(1) Vedi pag. 29.

dello amore, premette la cagione lui (1) muovente a questo è una donna, la quale lui pregò. La cagione che questo è attribuito a donna, ovvero a femmina, si è per due cagioni. L'una si è, che la passione di questo, che è lo amore, del quale egli parla, le più volte avviene alle femmine e avvegniachè gli uomini alcuna volta abbino questa passione, egli è raro, conciosiacosachè tale amore sia bestiale, e al postutto oltre a natura; e però quì si pone nella femmina. La seconda ragione fu, perchè forse questo autore era vessato allora di questa passione per alcuna femmina; e però, acciocchè a lei piacesse, propone questa cagione nella femmina. Ma considera bene, che avvegniadiochè la cagione, per la quale si mosse a trattare circa lo amore, fusse femmina, ovvero donna, la quale forse egli avea amata, nondimeno non disse che questa donna a lui il comandasse, ma dice che lo pregò, acciocchè mostrasse quelle cose, che dirà quì, non dirà inquanto passionato di tale passione d'amore; perocchè colui, ch'è a questo modo passionato, è costretto mandare ad esequizione quello, che vuole la cosa, ch'egli ama. Onde a questo modo, quello, che gli dice la donna, ch' egli ama, è a lui comandamento, siccome il detto del signore al servo: ma quello, che dirà, rafferma scientifico modo e veridico, tratto da' comandamenti della scienza

(1) movere, Cod. Laur.

ན་*

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