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naturale e morale. E in cotali cose, che si dicono, colui, che dice, tiene luogo di maestro, conciosiacosachè sia scientifico: e chi riceve quello, che si dice, tiene luogo di discepolo, conciosiacosachè sia ignorante e per imparare; e però, come il maestro tiene luogo di principato, così in questa materia volle dimostrare, quanto in questo, sè tenere luogo di principato e maestro. E però, come de' sudditi le parole al signore non debbono essere con comandamento, ma con priego, e 'l suddito non debbe comandare al signore, ma pregare; così costui per questa cagione volgendosi a questa intenzione, non disse, donna mi comanda, ma disse, donna mi priega. E nota che significantemente disse donna, per dimostrare, che questa dimanda è giusta, alla quale si debbe satisfare, conciosiacosachè sia potente in satisfare; per la qual parola si mostra, che la dimanda è giusta, per ragione di quello, che dimanda. Allora è la pitizione giusta, alla quale si debbe satisfare, per ragione di colui, che dimanda, quando il dimandatore conosce quello, che dimanda, e quando quello, che dimanda, è persona degna. Ma allora questo nome donna è attribuito alla femmina, conciosiacosachè abbi cognizione perfetta, perocchè alla femmina, che è in età puerile, nella quale là cognizione non è perfetta, non si attribuisce. Questo nome donna ancora s' attribuisce alla femmina degna, perocchè quel nome s'attribuisce alla femmina onesta. La fem

mina meretrice non è detta donna, e massima mente s'attribuisce questo nome alla femminat di schiatta d'alcuna famiglia, che non è vilmente nata; onde ha la dignità dalla onestate e dalla schiatta della sua generazione. Deinde segue:

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Dove dice di questa passione, della quale intende trattare. Dice quattro cose; prima, ch' egli è accidente; secondo, che era accidente feroce; terzo, che è accidente grande; quarto, che si chiama amore. È detta questa passione essere accidente, prima, perchè non è sustanza per se stante, ma accostato con altri, come in suggetto, come lo appetito nell' anima, similmente come le passioni dell' anima, che sono, ira, tristizia, timore, e simili: secondo, dice accidente, perchè può venire e partirsi come gli altri accidenti: terzo, si dice accidente, perchè viene di fuori del corpo. E avvegniadiochè secondo alcuna cosa possa alcuno avere la disposizione intrinseca, per la quale facilmente incorra in questa passione, come poi si dichiarerà, nondimeno è principale cosa estrinsica. È detta adunque questa passione accidente feroce, per ragione d'intemperanza, la quale è in questa passione, come poi si mosterrà. Ma dicesi accidente grande. per cagione degli effetti, i quali induce nel corpo, convertisce più e altera più che l'altre passioni, come si dichiarerà nel processo della canzone. Della cagione il perchè questa passio

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ne si chiami amore, non mi curo di (1) parlare, perocchè de' nomi non debbe essere niuna cura, conciosiacosa chè noi conosciamo la essenzia della cosa; perocchè, secondo el Filosofo, i nomi alle cose si pongono a (2) beneplacito. Dipoi segue:

Si chi lo niega.

Quasi dica, così ci conviene parlare di questo accidente, acciocchè qualunche niega lui essere, perchè non sa la equidità e la essenzia sua, possa la verità conoscere di lui e creda el detto accidente essere alcuna cosa. Dipoi segue: Ed al presente conoscente chero.

Cioè, nella presente materia dimando e cerco, che lo uomo, che udirà questo, sia intelligente e sottile d' intelletto. Dipoi segue:

Perch' io non spero ec.

(3) Cioè, non spero, che l'uomo vile, e di debile intelletto, tale sermone, quale io dirò, possa intendere. Dipoi segue:

Che senza natural dimostramento. Cioè sanza naturale dimostrazione; quasi voglia dire, che quello, che vuol dire, lo trarrà de' principii della scienza naturale, e non solamente de' principii della scienza naturale, ancora lo trarrà de' principii della scienza morale, e dell' astrologia: e però lo auditore di

(1) Cod. Magliab. porla.
(2) Cod. suddet. placito.
(3) Cod. L. Dice, invece di Cioè.

questo sermone de' esser intelligente. Dipoi segue:

La ove si posa

Otto cose dispone dire dello amore; nella prima, mostrare in che parte lo amore ha l'essere come nel suggetto; secondo, chi lo crea, cioè genera lui in quel suggetto; terzo, che sia la virtù dello amore, cioè, se amore è vir tù, o procedente dalla virtù; quarto, che può inducere amore nel corpo, e questo non è altro, che mostrare l'effetto suo; quinto la sua essenza, ovvero che cosa sia amore; sesto, il movimento dello amore, cioè l'alterazioni diverse, che fa l'amore; settimo, onde si causa la complacenza, della quale si fa lo amore, per la quale l'uomo si muove a parlare dello amore; ottavo, se amore si può mostrare visibilemente, o no: in prima tocca la cosa, quando dice:

La ove si posa....

La seconda, quando dice, e chi lo fa creare.

Terza, ove dice:

E qual è sua natura.

Quarta, ove dice:

e sua potenza.

Quinta, ove dice:

L'essenza.

Sesta, ove dice:

e poi ciascun suo movimento.

Settima, ove dice:

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E così avvegniachè principalmente proponga dire, nondimeno ancora alcune cose dirà tra quelle.

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In quella parte, dove sta memora. Qui seguita di quelle cose, che propuose dire dello amore e in questa stanza e verso ditermina de' due primi, cioè del suggetto dello amore e suo principio, e della cagione, che genera lo amore. In prima mostra in qual parte ha essere lo amore; seconda, che cosa sia quella, che crea l'amore, o genera. La seconda comincia quivi:

Lo qual da Marte viene ec.

Quì dice, che amore ha l'essere nella parte memoriale, conciosia cosachè impressione della spezie della cosa, dalla quale si crea lo amore, si conserva nella memoria, ed in quella si ritiene, come lume procedente da alcuno corpo luminoso, il quale lume s'infonde al suo ricevere e ritenere nel corpo diafano, che è illuminato, che prima era oscuro, ed era privato di lume da sè. È dichiarato nella scienza naturale, che la luce è atto del corpo diafano, e però diafano è quello, che da sè luce non ha, ma è atto a ricevere, o tenere luce, che s'infonde dal corpo luminoso, come appare dell' aere, che è corpo diafano, che da sè luce non ha, ma è atto a ricevere, o ritenere luce, che s'in

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