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eziandio non dobbiamo dire che propriamente l'anima si contristi, o si rallegri, e riferisce el suo sermone all'anima, parlando di lei per parte della sua intellettiva.

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In questo verso, ovvero istanza seguita degli altri due, che propone, cioè della virtù d'amore, e potenza d'amore, e dividesi in due parti prima, ditermina della virtù d'amore; secondo, ditermina della sua potenza. La seconda

comincia :

Di sua potenza segue spesso morte. Nella prima parte vuole dire, che amore non è virtù, ma procede dalla operazione di qualche virtù; per grazia della quale è da notare, che nell'anima sono tre cose, perocchè in essa sono virtù, che sono potenze sue naturali, le quali potenze sono molte, delle quali tutte la radice è l'anima, siccome sono intelletto, volontà, fantasia, estimativa, memoria, e virtù sensitiva comune e particulare, e appetito sensitivo, ed è eziandio virtù vegetativa, che nutrisce el corpo. Sono eziandio in essa virtù, che sono dette intellettuali, siccome sono sapienza, intelletto, scienza, arte e prudenzia. E alcune altre sono virtù morali, siccome sono temperanza, liberalità, fortezza, magnanimità e simili. Sono eziandio in essa passioni, circa alle quali passioni consistono le virtù morali, che l'anima in tali passioni rettificano, come sono ira, tristizia, audacia, timore e simili. Ora amore

non è virtù che sia delle potenze naturali dell' anima, e non è virtù, che è abito intellettuale, o morale; ma amore è alcuna passione dello appetito, come la ira o la tristizia non sono virtù, ma sono passione d'appetito ma avvegniadiochè amore non sia virtù, procede da virtù e questo è quello, che costui dice: ma da quella viene.

Dicesi ancora lo amore procedere da virtù non come virtù è abito intellettuale, perocchè egli è detto prima, che amore ha lo essere nello intelletto possibile; nè eziandio procede da virtù, che è abito morale, perocchè tale virtù è nello appetito e regolasi dalla ragione. In tale appetito, nel quale è l'amore, del quale parla quì, non è ragione regolata, come subito dirà; e però si dice procedere dalla virtù come si dice: la virtù si piglia per alcuna potenza dell'anima, perocchè procede dalla operazione della virtù sensitiva, che è in noi: imperocchè amore è una passione d'appetito, il quale appetito conseguita la forma della cosa, che s'apprende per senso prima di fuori, e dipoi per virtù sensitiva drento, come è detto di sopra; onde nello amore concorre doppia passione sensitiva, cioè cognoscitiva e appetitiva; perocchè ogni appetito, che è in noi, seguita la cognizione; e avvegnadiochè nello amore concorra l'operazione della potenza cognoscitiva sensitiva, nondimeno amore non ha propriamente l'essere, come nel suggetto, nella

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potenza sensitiva cognoscitiva, ma ha l'essere nell' appetitiva; come ogni altra potenza: e questo perocchè nella cognizione sola è il moto dalle cose all' anima; ma nello appetito è il moto dall'anima alle cose; cognosciamo le cose come sono in noi, ma abbiamo appetito di loro, come souo in loro medesime: e però dice il Filosofo nel VII. della Metafisica, che el bene ed el male, che sono oggetti dello appetito, sono nelle cose; ma il vero e il falso, che sono oggetti dello intelletto, sono nell' anima; e però secondo le passioni siamo tirati a cognizione della cosa agente in lui; e però avvegniachè nelle passioni concorra l' operazione della potenza sensitiva cognoscitiva, della quale conseguita tale appetito in noi, l'amore nondimeno, che è passione, non ha l'essere, come nel suggetto, in potenza sensitiva cognoscitiva, ma ha l'essere nello appetito, quando l'appetito è tirato alla cognizione delle cose, le quali appetisce. E perocchè questo appetito, nel quale ha l'essere questa passione, è appetito sensitivo, e non appetito intellettivo, perocchè nello intelletto non ha l'es

re questa passione, come è detto di sopra ; e avvegniachè, come prima dissi dello amore, del quale parliamo quì, concorra alcuna apprensione d'intelletto, nondimeno la passione d'amore non ha l'essere suo nello intelletto. E però lo appetito, nel quale amore ha l'essere, non è intellettivo, ma sensitivo: e simi

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lemente, perocchè questo appetito sensitivo non è regolato dalla ragione, anzi è differente e disuetante dalla ragione; e però l'amore procede da virtù, che non è razionale, ma sitiva; e questo è quello, che vuole dire questo autore, quando dice:

Non razionale, ma che sente, dico. Dipoi quando dice:

Fuor di salute giudicar mantiene:

vuole lo autore autore provare, che lo appetito, nel quale ha l'essere amore, non non è appetito regolato dalla ragione, perocchè questo appetito non seguita el giudicio della ragione diritto e salvo. Questo appetito seguita el giudicio, nel quale si giudica alcuno amico ad amarlo, che nondimeno non è così; e però dice lo autore:

fuor di salute.

Cioè questa passione pone il giudicio dell' uomo fuori di salute, cioè fuori di salute, pe rocchè il giudicio, che è nell'amore, non è giudicio sano, anzi è corrotto. Giudica dunque chi ha amore quello, che non è da giudicare, e quello che è detto dichiara, quando dice: Che la 'ntenzione per ragione vale: quasi dica, che la 'ntenzione del giudicare allora vale, cioè allora è diritta, quando è con ragione, cioè buona. Ora in colui, nel quale è amore, discerne male alcuno essere amico, cioè amabile, che solo nondimeno secondo la diritta ragione non è amicabile. E questo è

quello, che costui vuole dire, quando e' dice. Di sua potenza segue spesso morte.

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Vuole lo autore mostrare, che sia la potenza di amore, cioè che può amore inducere nel corpo E intende qui l'autore la potenza, la quale è per rispetto dello effetto intensiore, il quale amore può inducere nel corpo. Imperocchè tanto può questa passione el corpo alterare, che molte volte induce morte, la quale è l'ultima delle cose terribili; siccome eziandio alcuna volta avviene la morte in quelli, che l'altre passioni hanno veementemente. E questo è quello, che prima propone quì lo au tore, quando dice:

Di sua potenza ec.

Secondo, in quale modo amore induca morte dichiara lo autore, quando dice:

uccide,

Se forte la virtù fosse impedita. Quasi dica, che lo amore allora quando egli è tanto fervente, che per lui s'impediscano l'operazioni della virtù vegetativa, ovvero la virtù vitale, la quale conserva la vita e l'operazioni sue nel corpo umano. Veggiamo al senso i corpi di coloro, ne' quali è amore così fervente, e non conseguitano, e non adempiono il loro desiderio, diseccarsi (1) e inalidirsi, e finalmente consumarsi e morirsi . E questo veggiamo avvenire non solo nell'amore, imperocchè egli avviene eziandio in ogui

(1) e indebolirsi, Cod. Laur.

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