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Canzone, nella quale questo grazioso Poeta d'Amore ogni qualità, virtù ed accidente descrisse: Onde nella sua età di tanto pregio fù giudicata che da tre suoi contemporanei prestantissimi Fi losofi, fra li quali era il Romano Egidio fu dottissimamente comentata,,. Pare adunque potersi con tutta certezza concludere che niuna ben fondata ragione vi sia da credere che il nostro Guido tenesse Epicurea opinione.

Che fosse poi egli un giovane ardito, e negli affari della Repubblica mai sempre involto, tutti gli Storici Fiorentini, come si è veduto, ce lo confermano, prova di che ne sia, che bene spesso egli, e molti della sua Famiglia escir dovettero di Firenze, cioè quando i Ghibellini in potere giungevano. Giovanni Villani narra che nel 1267. quando si procurò di riconciliare i Guelfi e i Ghibellini, si pensò di riunire gli animi per mezzo di parentele, ed a questo fine si fecero tra i due partiti diversi matrimoni, tra i quali quello della figlia di Farinata degli Uberti col nostro Guido. Ma queste unioni non produsse-ro il desiato effetto, imperciocchè non estinsero l'incendio in quegli animi dominati da private passioni, e dallo spirito di fazione; cosicchè dai buoni Cittadini, e della tranquillità della Patria solleciti, fu più volte ricorso al Papa, acciò intervenisse colla sua autorità; e a quest' effetto nell'anno 1280. spedì Niccolò III. il Cardinal Latino per fissare una pace fra i due Partiti; e volendosi per essa dei garanti, per

la parte dei Guelfi, e del Sesto di S. Piero Scheraggio fu Guido di Messer Cavalcante de' Cavalcanti. Tutti momentanei però si furono questi accordi, imperciocchè sussisteva sempre negli animi lo spirito di fazione, ed un fuoco assopito piuttosto che estinto dir si potea, ed ogni piccolo vento serviva a nuovamente attizzarlo. Così invero accadde per un fatto, che nel suo cominciamento era estraneo alla nostra Città, ma per fatalità si estese anco a questa. Parlo delle discordie suscita tesi in Pistoja nella Famiglia Cancellieri, che divisesi poi in due Parti, una detta de' Bianchi, l'altra de' Neri. Il Comune di Firenze, il quale in quasi che tutta la Toscana dominava, spedì là de' Commissari per riconciliarli. Fu creduto bene di mandare a' confini a Firenze gli uni e gli altri Can, cellieri; ma volendo evitare un male si cadde in un altro peggiore, imperciocchè giunti questi in Firenze, col loro esempio si ravvivarono le antiche inimicizie, e fu ben presto la Terra tutta in fazioni divisa, per lo che spesso alle armi si correva, onde molte ferite, ed omicidj ne seguivano. Corso Donati capo della Parte Nera tenne con questa un consiglio nella Chiesa di S. Trinita, l'oggetto del quale si fu di mandar supplica al Papa, acciò facesse in modo che uno della Casa di Francia si conducesse in Firenze, il quale acquietasse tutte le discordie; il che risaputosi dal popolo, e da chi aveva in mano il gover no, come congiura fu dichiarato, e per estin

guer tal foco, il Magistrato de' Priori confind molti della parte de' Neri a Castello della Pieve, ed altri della parte de' Bianchi, fra i quali Guido Cavalcanti, a Serezzana (1). Furono però questi ultimi presto richiamati per cagione dell' aria malsana, che per Guido fu fatale, mentre, tuttochè in Firenze rientrato, egli soccomber dovette all'infermità acquistata, per la quale poco dopo se ne morì. L'epoca della sua morte sembra doversi stabilire circa la fine dell'anno 1300. Gio. Villani (2) di essa parlando dice che fu di gran dannaggio, perch' era uomo virtuoso in molte cose, se non che era troppo tenero, e stizzoso

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(1) L'Autor dell' Elogio di Guido posto tra gli altri d'Uomini Illustri Toscani (V. sopra pag. vi.) dice che fu a Serezzana nel Volterrano. Dino Compagni, Giovanni Villani, e l'Ammirato dicono semplicemente a Serezzana. Fra le Ballate di Guido trovasene una composta fuori di Toscana, e in occasione di sentir non lontana la morte. Comincia questa. Perch'io non spero di tornar giammai, Ballatetta, in Toscana,

Tu senti, Ballatetta, che la morte

Mi stringe si, che vita m' abbandona, ec.

Se questa Ballata fu da lui fatta in tal circostanza, è più probabile che sia Serezzana del Genovesato che del Volterrano.

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Affermar non si può con certezza in qual tempo della sua vita Guido morisse, ma molto vecchio non sembra ch'ei fosse secondo i dati certi che abbiamo. Egli fu, come sopra si è veduto, discepolo di Brunetto Latini, e questi morì nel 1294. Fu, come è noto, intrinseco amico di Dante, è questi nacque nel 1265. onde essendo stati discepoli dello stesso maestro e amici fra di loro, una gran differenza di età non pare che ammetter si possa in conseguenza sembra non potersi ragionevolmente fissare la nascita di Guido, che poco prima del 1250. È ben vero però che ammogliato si trova nel 1267. nel qual anno, secondo i calcoli che far si possono, oltrepassar non poteva l'anno 20. dell' età sua; ma forse il padre ammogliar lo volle così giovane, e per far l'unione colla famiglia degli Uberti, e forse anche per trattenere alcun poco il sommo di lui ardire, che nelle civili discordie dimostrava.

Ben poco, come sul bel principio notai, della sua vita privata ci è noto. Tutti gli Scrittori però delle cose Fiorentine parlan di lui come di uomo mai sempre immerso negli affari civili. Più famoso però egli si rese come eccellente Poeta, nella qual carriera, il meglio che da me si possa, lo seguirò.

De' Poeti antichi a me sembra che far si possa come de' Pittori, cioè le loro maniere e stili differenziare. Che ciò si verifichi anche riguardo a Guido parmi indubitato, poichè alcu

ne delle sue rime fanno ancora sentire quella rozzezza, ed oscurità, che nei primi Rimatori si osserva, ed altre poi son tali, che all' amico di Dante convengono.

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Molti, e grandi uomini hanno lodevolmente favellato dell'origine della Volgar Poesia, come Dante nel trattato della Volgare Eloquenza, il Crescimbeni, che l'Istoria della Volgar Poesia ha tessuto, il Castelvetro, il Quadrio, l'Andres, ed altri. Raccogliendo ciò, che dai suddetti Autori è stato per dir così ben crivellato, pare che la volgar Poesia, o per meglio dire i versi Rimati Italiani abbiano origine dai Provenzali, e da quelli in Italia propagati si sieno, scevri però dalle regole, che in seguito si sono stabilite. Egli è ancora comune opinione che i Siciliani fra gl' Italiani î primi stati siano a seguirli. I Toscani vorrebbero contrastar loro una tal preminenza; mia opinione però sarebbe, che i Siciliani i primi stati siano a scrivere versi rimati nella lingua del volgo, ma quella che Dante Lingua Cortigiana appella ai Toscani appartener debba : imperciocchè se i versi volgari dei Siciliani (che Poesia chiamar non oso) esaminar vogliamo, vedremo non esser quelli che un informe accoz✩ zamento del Provenzale, e della lingua volgare del Popolo Siciliano. Un tal Ciullo dal Camo, o come più adeguatamente Ciullo d' Alcamo vien nomato, è quegli che primo può esser considerato fra i volgari Rimatori. Pochissime

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