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15. Incombeva loro di ponderare il CONTESTO, di giovarsi DEL BIBLICO PARALLELISMO, se non VERBALE, almeno REALE, e per tal modo da entrambi i fonti dedurre, quale delle due significazioni dovesse essere l'anteposta. of a 29 a

Ora quando mai nella fraseologia del nuovo testamento il so+ vrano mistero dell'INCARNAZIONE occorre espresso colla formola, assumere il seme di Abramo? Non mai. Dovevano dunque i Gesuiti grandemente sospettare, che tale non fosse la verace significazione dell'apostolica testimonianza. Il qual sospetto si sarebbe loro tramutato in certezza, discusso con qualche attenzione il CONTESTO. A lodg

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46. Infatti premette Paolo (Hebr. II, 14-15): « Poi dunque che i fanciulli (à dia, dei quali aveva parlato, citando Isaia) parteciparono la carne ed il sangue faluaros xai capris, l'umana natura colle sue ingenile infermità e miserie, Matth. XVI, 17; Joh 1, 14, Ephes. VI, 12; I, Tim. II, 16; II, Cor. IV, 11); egli il Figliuolo, ha somigliantemente (aparanoias, e non in apparenza) partecipate le medesime cose (μetEXE TÔY LUTÔY, cioè la carne ed il sangue, fattosi uomo); acciocchè per la morte (palita nella carne e manifestata coll'effusione del sangue) diistruggesse dui che ha l'imperio della morte, cioè, il Diavolo; e liberasse tutti quelli che, per timore della morte, erano per tutta la vita soggetti a servitù di cui è segno il timore). »

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Significato il mistero dell'Incarnazione colla frase, μetéoxe tov ¡αútæv, oÚTÉT,ájékтogиáî dрxes, partecipò le cose medesime, αὐτῶν, τουτέστι, αίματος icioè il sangue e la carne ed espostici fini della redenzione, quali sono il trionfo contro l'impero di Satana, non che la liberaizione degli uomini miserabilmente captivi; ripiglia Paolo: «Imperocchè di certo egli non VENDIGAO IN LIBERTA gli angeli, mà VENDICA IN LIBERTÀiseme di Abramov -Ove interpretando literato véniaußavera, vendica in libertà, franca dal servaggiozɔil ifilo del discorso procede ordinato, e -la particola etiologica ly¿pil imperocchè,‹ ́si connette acconciamente coi precedenti; oma togliendolo in senso di assumere e -dispigliarey - oltrechè s'incorre in una fredda ripetizione del detto, si rompell eziandio il tessuto progressivo dell' orazione, sella particella réausale non bene risponde al concatenamento delle proposizioni.onsbelies

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L Gesuiti adunque, nel tradurre e nell' esporre un solo versetto delle Scritture, sono caduti in CINQUE errori, come FILOLOGI, ed hanno fatta mala prova, come INTERPRETt; di1 ́guisà che non avendo colto il verace senso DELLE PAROLE, si sono pure dilungati dalla retta intelligenza DELLE COSE.

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17. Nel medesimo capitolo del Tigranate, menzionato l'odio di Satana contro il nostro genere, continuano i Gesuiti: Senza cotal ragione chi spiegare potrebbe quel marchio costante ed universale di innaturalezza, di sevizia, dioscenità che contrassero i culti infernali? Ed avendo di questo marchio recati taluni esempi, prosieguono: «È questa ferità spietata l'altro distintivo delle teurgie maledette. Ed a rincalzo, immediatamente soggiungono Non senza gran perchè fu scritto (Ioh. VIII, 44 COLUI ERA OMICIDA FINO AB INIZIO; Conciossiachè le mutilazioni, le crudeltà, le carneficine faccian parte di tutti i rituali diabolici, vuoi presso gli etnici, vuoi presso i cristiani demonolatri.

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18. Pensano dunque i Gesuiti, che Satana sia da Gesù chiamato OMICIDA in senso proprio, laonde ripigliano: «Fu sempre costume degli Dei di agognare a vittime umane, e presso i loro altari fu cosa sacra il divinare sulle viscere sterpate ai fanciulli e alle verginette, e dai non nati ancora dimandare il futuro orribilmente; e con questo imposti i suicidii, e uccisi talvolta direttamente i devoti.way you can ibod

Nol crederemmo, non l'immagineremmo pure, se la storia dell'antichità e del medioevo se dei nostri giorni non l'attestasse, senza eccezione possibile. Noi stessi sappiamo di certo due morti improvvise, una in Italia, l'altra in Francia, intervenute nell'atto di commercio diabolico.org pa de sit

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I giustificatori della mansuetudine di Satanasso ci scherniranno della nostra semplicità, ma noi l'affermiamo, e non senza perchè nè ci sgomenta la leggerezza dei più, nè anche la presunzione di quello scrittore moderno di alto e meritato

grido in Europa, il quale avendo esaltato i pregi delle disquisizioni magiche di Martin del Rio, conchiude con una specie di epifonema inaspettato: Togliete la fondamentale iniquità della cosa, ed è difficile trovare un trattato, che con maggiore ampiezza esaurisca l'assunto..

Abbiamo lettere di missionarii dotti e gravissimi che delle magie correnti tra gl' idolatri fanno fede, e raccontano casi di uccisioni in gran numero; e cogli occhi nostri veggiamo in Europa e per tutto altrove le crudeli esperienze dello spiritismo, che fino a questi giorni non cessa di produrre mali acuti, infermità, dissidii, impazzimenti, manie, morti. Chi ignora questi fatti, è nato ieri, o non ha seco il discorso della mente. » 1

19. Avvegnachè non guari ci commuovano il sentenziare ex cathedra ed il decidere senza beneficio d' appello, usato dai Gesuiti: nè guari ci atterriscano le invettive ed i sarcasmi loro; a: non trascorrere tuttavolta oltre i confini del nostro tema, mescolandoci in questioni non possibili a dilucidarsi senza lunghe e spinose trattazioni, lasceremo agli scrittori della storia di Satana il ragionare dei marchii e dei distintivi che, nei brani recitati, le si attribuiscono; ai critici lo stimare dei fatti che si allegano, agli spiritisti lo esimersi dalle accuse che loro si appongano; ed ai Governi il vedere, se lo spiritismo non sia tal bisogna a cui faccia d'uopo metter argine, ne respublica detrimentum capiat.

Noi, conforme al nostro assunto, ci limiteremo ad indagare, se abbiano i Gesuiti convenientemente interpretato l' oracolo del Cristo, togliendo in senso PROPRIO il vocabolo OMICIDA, ed insegnando che il Cristo abbialo appunto adoperato in TAL SENSO, favellando di Satanasso.

-E siamo d'avviso, avere i reverendi padri déviato dal segno, potendosi dimostrare che IL DIAVOLO siasi da Gesù chiamato OMICIDA, mediatamente non immediatamente, moralmente non fisicamente, ed in quanto egli è istigatore alla colpa e non già autore della morte, la quale (Rom. V, 12, seq.) per lo peccato entrò nel mondo, e per lo peccato regna e trionfa.

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... 20. Non paghi i Giudei (Ioh. VIII, 37-43) di chiudere gli occhi alla luce che loro splendeva pol ministero di Gesù, divisavano perfidamente i modi di spacciarsene, uccidendolo, senza che

perciò finissero di millantarsi progenie di Abramo, e figliuoli dell'unico padre, Iddio: marp àμâv "Aßpáaμ ÉOTI, IL PADRE NOSTRO E ABRAMO; ἕνα πατέρα ἔχομεν τὸν θέον, NOI ABBIAMO SOLO UND PADRE, IDDIO.

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Col pietoso intendimento di sanarli dal morbo di tanta-superbia, Gesù tolse a favellare loro in questis accenti (Ivi 44) : * Ὑμεῖς ἐκ πατρὸς τοῦ Διαβόλου ἐστὲ, καὶ τὰς ἐπιθυμίας τοῦ πατρὸς ὑμῶν θέλετε ποιεῖν. Ἐκεῖνος ἀνθρωποκτόνος ἦν ἀπ ̓ ἀρχῆς, καὶ ἐν τῇ ἀληθείᾳ, οὐχ ἕστηκεν· ὅτι οὐκ ἔστιν ἀλήθεια ἐν ἀντῷ ὅταν λαλῇ τὸ ψεῦδος, ἐκ τῶν ἰδίων λαλεῖ ὅτι ψεύστης ἐστὶ καὶ ὁ πατὴρ ἀυτοῦ. ... Il padre, da cui voi siele, è il Diavolo, envoi volete compiere i desiderii del padre vostro. Egli era omicida dal principio, e non permane nella verità, chè in lui non vi ha verità; allorché iegli mentisce, parla del proprio; perciocchè egli è mentitore, e padre del mentitore. 21. Il primo inciso combatte di fronte la giudaica iattanza, e riesce a dire: Voi vi-gloriate della paternità di Abramo, anzi della paternità stessa di Dio; eppure il padre da cui Vor realmente, siete, e di cui in voi medesimi ritraete da somiglianza, è il Diavolo.

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Questo schiettissimo senso, richiesto dalla commettitura del discorso e dal tenore delle parole, dispiace al razionalista Hilgenfeld, il quale, blandendosi di aver sorpreso l'evangelista in delitto flagrante di GNOSTICISMO, pretende la verace interpretazione esser questa: Voisinte DAL PADRE DEL DIAVOLO, cioè, dal Demiurgo, il Dio. dei. Giudei, ed il padre di Satanasso. >

Quasi che tal delirio, meglio che commentario, potesse in alcuni modo conciliarsi colla teologia dei Giudeide colla professata da Gesù ?

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Quasi che nel presente luogo si ricercasse l'origine del Diavolo, anzi che quella dei Giudei? ar sada siab apib ... Quasi che non fosse evidente, trattarsi qui di origine per imitazione e non per generazione! i

E quasi che il genitivo Toû daßólo non fosse una manifesta apposizione del precedente após e non concorresse a partorire, questo senso: «Voi siete da un padre assai diverso da quello di cui vi vantate di essere, e cotesto vostro padre è il Diavolo !>

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22. Il secondo: inciso, E VOI VOLETE COMPIERE I DESIDERII DEL PADRE VOSTRO, è prova insieme e spiegazione dell'origine dei Giudei dal Diavolo; è prova, giacchè la comunanza dei voleri e dei desiderii dimostra il Diavolo come replicato e vivente nei Giudei; ed è spiegazione, conciossiachè da tal comunanza non possa dedursi altra origine dei Giudei dal Diavolo, che morale e di imitazione.

Come se si dicesse: « Voi, o Giudei, nei vostri voleri e nei vostri desiderii siete copie spiranti del Diavolo, quasi di archetipo; a buon diritto dunque vi quadra il nome di suoi figliuoli. »

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Si noti di passaggio il verbo 0λETE, VOLETE, il quale per un lato palesando la libertà dei Giudei nel secondare le brame del Diavolo, per l'altro esclude la loro fatale dipendenza dal medesimo, che l'Hingelfeld asserisce insegnata da Giovanni.

23. Ricordati generalmente i desiderii del Diavolo, padre dei Giudei, si chiarisce particolarmente nel terzo inciso quali essi sieno, comprendendoli in due classi, in quella dell'odio contro l'uomo e della sete del sangue umano, e nell'altra dell'orrore per la verità.

Si riferisce alla prima classe le parole : « Εκεῖνος ἀνθρωποκτόνος âν áñ' úpжñs, egli (il Diavolo) era omicida da principio. » Ma in qual senso e come? Interrogando la storia (Gen. III, 1-16),' si parrà che Satana, dai primordii (án” ápxñs) del nostro genere, fu micidiale, seducendo Eva, é per suo mezzo incitando Adamo a trasgredire la legge, a bruttarsi di peccato, e ad incorrere nella penale sanzione (Gen. II, 17) divinamente intimatagli: nel giorno che tu ne mangerai, morrai di morte.

Allo stesso intendimento conferiscono i luoghi paralleli della Scrittura, e segnatamente le testimonianze dell'Ecclesiastico e della Sapienza. In fatti nella prima è detto (Eccli. XXV, 33): ⚫ Dalla donna ebbe principio il peccato, e tutti per lei muoiamo. > E nella seconda leggiamo (Sap. II, 23-24): « Dio creò l'uomo a sua immagine per l'incorruzione, ma per l'invidia del Diavolo entrò nel mondo la morte. »

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Torna poi chiarissimo l'insegnamento di Paolo, che cosi scrive (Rom. V, 12): «Per un uomo il peccato è entrato nel mondo, e per lo peccato la morte, ed in cotesto modo la morte è trapassata in tutti gli uomini. » Mala

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