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rezze colla vostra benedizione. Ma prima di entrare nel grave argomento, mi è d'uopo cosi ragionarvi a mia giustificazione. Chi è colui che scrive a Voi in questa circostanza?

Santo Padre, egli è quel cotale, cui il vostro Santo Officio d'Inquisizione avrebbe scomunicato con nome, cognome e qualità, quasi fosse il Lutero, il Calvino dell'età moderna; quel cotale, che presso una frazione del partito clericale parrebbe il Maledetto d'Italia.

Ora si tratta di benedizioni, che Voi impartiste a don Giacomo Margotti e compagno. Sarà lecito a me maledetto comunicare con Voi, e parlarvi di benedizioni? Lo credo, Padre Santo, imperocchè io sono profondamente convinto, che quella scomunica sia affatto nulla, mancando essa e di reato, e di procedimento giuridico, e di intimazione legale, e di regio exequatur e di ogni altra forma voluta da entrambi i diritti, canonico e civile. Sono profondamente convinto, che non fu il Vicario di Cristo, non fu la Chiesa amorosa, santa, giusta che mi ha scaraventata quella saetta di maledizione, ma fu quella cruda matrigna, che usurpa il nome santo di Chiesa, che va adorna delle sue bende, che ha sede nel santuario; vo' dire la profana politica del Governo Romano. Fu questa che non avendomi veduto suo cortigiano nel tempo della guerra di Castelfidardo, con occhio arcigno, e con severo piglio alzò il dito, e mi mostrò la porta, e comandò che io fossi balzato fuori dal cancello del tempio. Il perchè non essendo io nè ora, nè mai il figliuol prodigo, che insano è partito volontariamente dalla casa paterna, e considerandomi legittimamente in diritto di sedere alla comune mensa, mi lusingo di poter parlare in famiglia come maggiorenne innanzi al Padre, e di dirgli come la sento intorno a questo indirizzo, a questo danaro, a queste benedizioni, nei seguenti termini.

SANTO PADRE,

Le più sublimi grandezze sono le più esposte agli occhi del mondo. Voi per le qualità, di cui siete rivestito, siete la più sublime delle grandezze nell'ordine spirituale. Sarà lecito a noi piccolissimi l'osservare gli atti vostri, e, se fa d'uopo, eziandio correggervi, consigliarvi e pregarvi? Senza meno. Voi siete la

più sublime delle grandezze visibili, ma la Carità è ancor più grande, e lo è infinitamente più, perchè Carità è Dio. E la Chiesa di Cristo, che si può chiamare la Carità personificata, ha sempre detto: « Correggete, consigliate, pregate cui falla. » Non ha escluso il suo Capo sulla terra. Che anzi avendo essa detto nei Concilii, e specialmente in quel di Trento: Integritas praesidentium salus est subditorum, e dovendo il Capo della Chiesa, il primo dei presidi, essere come il sole fra le minori stelle, comanda che a questo primissimamente sia rivolta la carità della correzione, del consiglio, della preghiera. E il comando fu eseguito. S. Paolo fu il primo che ne diede l'esempio. Esso ha resistito francamente in faciem Petri, e lo ha corretto giudaizzante, come avrebbe fatto se lo avesse trovato eziandio politicante, come voi, Santo Padre. E da Paolo a Cipriano e Gerolamo, da questi a quel Pier Damiani, cui Gregorio VII chiamava il Santo Diavolo, a S. Bernardo, a Santa Caterina da Siena; e poi da questi sino ai cardinali Contarini, Caraffa, Sadoleto, Polo ed altri che sollecitavano la purgazione della Corte di Roma, della dottrina e della disciplina, e prepararono un Concilio ecumenico, non cessò mai la carità della libera parola. Che se dappoi in tal parte s'intiepidi lo zelo dei custodi del Santuario, ciò fu perchè molto già aveva riformato il Concilio, e perchè molto venne taciuto da coloro che primi dovevano parlare, e non parlarono perchè legati alla politica di Roma, e trovavano il loro tornaconto, come lo trovano ancora molti dei Vescovi viventi, nel fare del cane muto e nella passiva obbedienza.

(Continua)

SPECCHIETTO POLITICO-RELIGIOSO

(Contin. e fine, V. no 2).

Settembre.

4. Muore in Roma il principe Giuseppe Bonaparte. Ed ecco i clericali fare il panegirico della santa Sede per l'ospitalità data ai Napoleonidi (salvo lo sfratto dato ad altri, ed allo stesso Napoleone III), e ciò per giustificare l'ospitalità all'augusto ospite borbonico di palazzo Farnese, che insieme col Papa attende gli avvenimenti, e l'intervento del gran

dito.

9. Abboccamento tra le LL. MM. Imperiali di Francia, e la Regina di Spagna a San Sebastiano. I clericali veggono in Napoleone la volpe, e nella Regina Isabella la colomba, e temono che il riconoscimento del regno scomunicato non diventi un fatto compiuto anche per parte della Spagna. I prelati Spagnuoli fanno pregare in secreto nel santo Giubileo, affinchè Dio allontani la disgrazia di tanto delitto. 12. Muore il generale Lamoricière. Qui ha nulla che fare il dito di Dio. Fu vittima di un lungo martirio per le persecuzioni patite in Romagna, quando difendeva la Chiesa. nel 1860. Questo è il più grand'astro di Francia fra i campioni della Chiesa; i Simoni di Monfort e tutti gli altri che lo precedettero e seguirono nello sbaragliare i nemici della fede, contano per nulla. Fra pochi lustri, dicono i clericali, sarà canonizzato come il più grande martire del secolo XIX, e per la santissima causa dell'ottavo sacramento, il regno temporale. Pimodan sarà il suo secondo. Poi verranno al loro tempo gli Schmith, e gli altri tutti che bagnarono col loro sangue la sacra terra del Papa.

18. Il Re d'Italia riceve il cavaliere Ulloa rappresentante della Spagna, che gli annunzia il riconoscimento del Regno di Italia per parte del suo Governo. I Gesuiti della Civiltà Cattolica danno tosto la patente di bastardo al Regno di Italia, e lo dicono tollerato fra i figli legittimi, come un briccone che, prima vestito di mezza lana, e poi adorno di panni fini per furti riesciti felicissimi, è ricevuto e tollerato nelle famiglie signorili. 19. Il Guardasigilli manda ai prefetti una circolare riguardo alle processioni. Ira di Dio contro Cortese, che vuol farla da Vescovo e da Papa, nè si valutano le ragioni d'ordine, se non coi vocaboli di tirannia, insolenza, sacrilegio, ecc. 25. Allocuzione del Papa contro la massoneria. La setta clericale è una massoneria perpetua. Questo grande Briareo che circonda la terra, non avrebbe vita se non fosse alimentato da segretumi, e da mezzi occulti. Ma il Papa maledi l'una, e benedi l'altra, e fu lodato.

Ottobre.

22. Succedono importanti modificazioni nel Gabinetto del Papa. È levato a cielo il Governo paterno di Roma: si vogliono prevenire gli effetti della Convenzione 15 settembre. Si vuol illudere la Francia, mostrando di eseguire una parte dei suoi consigli.

22. Idem. De Merode si ritira dal Ministero delle armi. De Merode è sempre l'angelo dei ministri, in barba all'Antonelli, che riusci a dargli il calcio per più lune premeditato. I briganti sospettano, veggono la mala parata. Sospettano anche i Margottiani, e preveggono la caccia

che si darà ai loro santi.

22. Idem. Elezioni politiche in Italia. Sperano e temono i clericali. Consultano Roma, e ciò che era peccato, ora diventa virtù. Nè eletti, nè elettori, si diceva pochi anni sono. Nessun commercio fra Dio e Belial. Ora elettori ed eletti. Tutti all'urna a votare, onde trionfi la giustizia. È debito di coscienza d'ogni buon cattolico, e guai a chi manca. Il Giubileo lavora più che mai in confessione.

Sono sciolti tutti gli scrupoli. Votate per D'Ondes-Reggio, volate per Cantù, e per tutti quelli che somigliano a questi grandi capitani di Santa Chiesa. Sarete scomunicati se voterete pei liberalacci. Promettete, o che io non vi posso dare la santa assoluzione.

Novembre.

11. Il Re d'Italia visita i cholerosi a Napoli. Dappertutto in questa occasione il Re Galantuomo è fatto segno di ovazioni entusiastiche. I Clericali solamente non sanno che dire Vorrebbero dire, ma temono il fisco. Anche Cristo quando pertransibat benefaciendo, ebbe i suoi diavoli, che non volevano saperlo benefico. Erano i Farisei; ma i moderni sono più astuti dei primi. Questa volta nè lodarono nè biasimarono, e si limitarono a patire in secreto per le lodi fatte al Re ed al suo coraggio.

18. Apertura del Parlamento italiano; discorso della Corona. Apertura della nuova Babilonia, dicono i Clericali, e sperano nella confusione delle lingue. Il discorso della Corona è un mosaico, vera espressione della lingua babelica; e il Sovrano, secondo essi, è uno scolaretto, che legge la lezione studiata da tre giorni.

Dicembre.

7. Editto di monsignor Pericoli contro i briganti. Don Margotto, con tutti i Clericali, è nella più vergognosa contraddizione. Egli difese sempre i briganti come fiori di galantuomini, e il Papa li vuole a morte come fior di canaglia. Boggio stesso, l'avvocato dei Clericali, attesta che il Papa li chiama birbaccioni.

12. Il presidente del Consiglio presenta al Parlamento italiano il libro Verde. I Clericali sono come a tavola da pasto: lo leggono e lo commentano. Guai se sapessero commentare tanto bene il Vangelo, o qualche lettera di san Paolo. Sarebbero i veri padri del nostro secolo. Quello però che loro preme maggiormente, è la parte del libro Verde che

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