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Mentre il mondo incivilito era preda a tanto intellettuale scompiglio, in così universale ed amarissimo sconforto, sorgeva fra mezzo a un popolo che aveva voce di barbaro una Idea, la quale portentosamente annunziava di volere stenebrare le menti e redimere dallo antico servaggio morale e civile la universa famiglia di Adamo. La Idea cristiana era apparsa nel mondo a guisa di lampada che rischiari gl' intelletti e conforti i cuori de' travagliati mortali.

Preparavano ed aiutavano il grande rivolgimento morale le dottrine di Platone, che nel trambusto filosofico de' tempi venivano sempre acquistando il maggior numero di seguaci, siccome quelle che agli animi inariditi dallo scetticismo aprivano una fonte di ristoro. Queste dottrine guidavano gradualmente la ragione alla conoscenza, comunque imperfetta, della divinità vera, o, a dir proprio, inalzavano l'anima alla contemplazione della essenza divina. I neoplatonici, venuti in tempi ne' quali il politeismo non appariva ormai più che come un simbolo invecchiato delle umane passioni, o un complesso di fantasmi creati dalla mente ad indagare e spiare negli effetti le cause arcane delle divine potenze della natura, affaccendavansi ad esplicare non solo ma a porre in pratica le dottrine astratte del maestro. Però si giovavano del misticismo delle religioni antichissime asiatiche, le quali esclusivamente in mano delle caste sacerdotali non assunsero mai un vero carattere popolare, e, superstiti tuttavia alla vita civile delle nazioni già per esse create, serbavano l'apparenza metafisica: alcune di esse, inoltre, tenevano pel monoteismo. Chi ha svolti i libri di Platone, conosce quanto pura ne fosse la morale, quanto sublime la speculazione; talchè l'unico e perpetuo suo scopo sembra quello di sollevare l'anima dalle miserie de' sensi, e per una quasi metafisica rigenerazione, schiudere agli occhi della mente un universo bene altrimenti sublime e maraviglioso che quello che è dato ravvisare agli occhi del corpo. Le teorie di Aristotile — intendo delle metafisiche, dacchè le positive sono di tale indole che pare procedano da un intelletto di tempra diversa, i principii dei Gnostici, sebbene in apparenza lottanti, riuscivano ad un medesimo fine. Le sètte quasi tutte

di quel tempo, in tuttaquanta la loro dottrina, aspiravano alla unità ordinata in sistema: metafisica, ontologia, morale, cosmologia, spiegavansi unicamente per mezzo dell' unità era una lotta accanita, incessante, dell' uno contro il moltiplice.

Le menti più culte erano dunque apparecchiate ad accogliere il monoteismo rivelato, sola áncora di salute che valesse a preservarle nel lacrimevole sconvolgimento delle antiche dottrine. Ma siccome è fatale che la mente dell' uomo sia inevitabilmente governata da' resultamenti primi della propria energia, di guisa che le nozioni primitivamente acquistate divengano opinioni e le si abbarbichino così tenaci da qualificare i giudizii di tutta la vita, e servire quasi di alimento alla sostanza che prona ed inconsapevole le accolse; così i dotti nutriti e vigorosi di sapienza affatto pagana, ed alcuni nel culto di quella invecchiati, malgrado il rigore onde veniva annunziato e prescritto il divorzio dalle pagane dottrine, non valevano a spogliarsene; chè potentissimo è nell'uomo lo istinto di conservare la fisica e la morale esistenza, istinto che più forte si sente in quello de' due lati, verso cui pendono le abitudini e le passioni della vita. Le dottrine antiche interdette, le nuove non bastavano ad appagare la comune dei filosofi, dacchè erano puri veri annunziati nel modo più puro in un libro che per la sua ispirata semplicità imponeva riverenza, non invitava a discussioni: in somma la nuova dottrina non aveva quel carattere letterario onde l' uomo nelle età incivilite a conforto insieme ed a tormento di sè veste la scienza. Però tentossi la conciliazione delle due idee, che per molti anni prevalse, sì che parve dalla Provvi

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Itaque institui animum intendere in scripturas sanctas, ut viderem quales essent. Et ecce video rem non compertam superbis, neque nudatam » pueris; sed incessu humilem, successu excelsam et velatam mysteriis.... »> non enim sicut modo loquor, ita sensi cum attendi ad illam scripturam, sed visa est mihi indigna quam Tullianæ dignitati compararem. Tumor enim » meus refugiebat modum ejus, verumtamen illa erat qua cresceret cum parvulis: sed ego dedignabar esse parvulus, et turgidus fastu mihi grandis » videbar. » S. AUGUST., Confes., lib. III, cap. 9. Qui dentro è forse la cagione principalissima onde i filosofi convertiti ravvolsero la semplicità biblica nelle ambagi delle scienze umane.

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denza preordinata perchè la forza dell' una vigorosa di gioventù non estinguesse l' altra cadente per decrepitezza. Dimostravasi in tutte le guise e con mirabile industria come il monoteismo platonico fosse figura del mosaico; come anzi Platone avesse derivato il suo sistema da' libri degli Ebrei; e come quindi tra le dottrine del greco filosofo e le evangeliche fosse stretta affinità. Nè al solo Platone fermavansi; sostenevano Pitagora, Socrate, Eraclito e tutti quegl' incliti spiriti che si erano studiati di svincolare la mente umana da' ceppi del sensismo e di affrettare la caduta del politeismo, non ostante che fossero privi del lume del verbo rivelato, doversi considerare come cristiani." E procedendo più oltre, trovavano ed insegnavano che il verbo divino - adombrato nel logos di Platone, - animatore di tutto il creato, si era perpetuamente diffuso nel mondo, ed a guisa d' ispirazione comunicato, comecchè sotto simboli varii e moltiplici, ai saggi di tutti i tempi e di tutte le nazioni, quasi ad apparecchiare il futuro trionfo della credenza rivelata ; e che traluceva nelle più belle sentenze di Orfeo, di Pitagora, di Sofocle, ne' responsi degli Oracoli e delle Sibille, e perfino in taluni luoghi di Omero. Ammettevano in somma una ragione indefinibile, immutabile, eterna, diffusa per tutto l'universo, ragione primordiale, essersi mostrata anche ai pagani. In

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1 ORIGENES; CLEM. ALEX., Stromat., I.

2 THEODORET., lib. II, num. 4.

3 S. JUST., Apolog., II, 15.
Ibid., 285, e I, 8 46.

5 Λογος σπερματικός.

6 Sant'Agostino, nel lib. VII, cap. 15 delle Confessioni, racconta d'avere letto nei libri di certi filosofi platonici il principio dell' Evangelio di San Giovanni: « Procurasti mihi per quemdam hominem immanissimo typho turgi» dum, quosdam Platonicorum libros ex græca lingua in latinam versos: et » ibi legi, non quidem iis verbis, sed hoc idem omnino multis et multiplici>> bus suaderi rationibus, quod in principio erat Verbum et Verbum erat apud » Deum, et Deus erat Verbum: hoc erat in principio apud Deum, omnia per >> ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil: quod factum est in eo vita >> est, et vita erat lux hominum, et lux in tenebris lucet, et tenebræ eam non » comprehenderunt. Et quia luminis anima, quamvis testimonium perhibeat de lumine, non est tamen ipsa lumen, sed Verbum Dei Deus est lumen ve» rum, quod illuminat omnem hominem venientem in hunc mundum. Et quia

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tal maniera pervennero a considerare la filosofia come scienza preordinatrice alla fede; mitigarono i rancori, onde i più ardenti e meno savii proseliti. avrebbero voluto proscriverla, e ne fecero l'ancella della teologia; qualità o denominazione con cui venne distinta per lungo ordine di secoli. Per questo continuo sforzo di conciliazione venivasi persuadendo a' pagani che la nuova dottrina era sempre esistita tra loro, sebbene sfigurata dalla turpezza delle favole, e che la fede novella era venuta a mostrarla raggiante di tutto splendore a pieno perfezionamento dell' uomo morale. Dottrina

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>> in hoc mundo erat, et mundus per ipsum factus est, et mundus eum non cognovit. » E segue ad enumerare tutti i dommi cristiani professati ne' libri platonici, ai quali, onde si potesse concordarli con gli Evangeli, altro non mancava che il domma della Rivelazione. La qual cosa vuole esprimere Santo Agostino allorchè dopo le citate parole soggiunge: « Quia vero in sua propria venit, >> et sui eum non receperunt ; quotquot autem receperunt eum dedit eis pote»statem filios Dei fieri credentibus in nomine ejus, non legi ibi.... quia Ver>> bum caro factum est et habitavit in nobis, non legi ibi........... » Se gli scritti dei neoplatonici, i più popolari fra tutti i libri di quei tempi, insegnavano queste dottrine avanti l'epoca del Cristianesimo, la estinzione della Idea pagana era notata nel gran volume dei destini delle cose umane, dacchè ad essa era mancato il potentissimo sostegno della convinzione degli uomini dotti.

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4 « Atque erat quidem ante Domini adventum Philosophia Græcis ne>> cessaria ad justitiam: nunc autem est utilis ad pietatem, cui necessario » præmittenda est ab iis, qui fidem ex demonstratione percipiunt. Quoniam » pes, inquit, tuus non offenderit, si quæ bona sunt, ad Dei providentiam referes, sive græca sint, sive nostra. Omnium enim bonorum Deus est cau>> sa: sed aliorum quidem principaliter, ut Testamenti veteris et novi, aliorum » autem per consequentiam, sicut Philosophiæ. Quum tamen verisimile est, » ipsam Græcis per se dedisse, priusquam Dominus Græcos quoque vocasset. >> Nam ipsa quoque Græcos pædagogi more ducebat, sicut Lex Hebræos, ad >> Christum. Præparat ergo Philosophia, ei viam muniens, qui a Christo perfi» citur.... · Atque est quidem una via veritatis, sed in eam tamquam in >> fluvium perennem alia aliunde fluentia influunt.» CLEMENT. ALEX., Strom., lib. I, pag. 331; Venet., Zatta 1757. Ed a pag. 555: « Tempora autem eorum qui fuerunt principes, et auctores ipsorum Philosophiæ sunt dicenda consequenter, ut, facta comparatione, ostendamus Hebræorum Philoso» phiam fuisse generationibus multis antiquiorem. » E prosegue sempre incalzando con industria ed erudizione mirabile a stabilire una specie di eccletismo religioso accentrato ed armonizzato nella Rivelazione. I libri di questo grand' uomo ebbero somma influenza su tutta la letteratura ecclesiastica, così che il solo studio di essi potrebbe bastare ad una induzione comune onde stabilire come principio il fatto che abbiamo notato nel testo.

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era questa che santificava in certo modo il senso occulto, la idea primordiale dei miti, mentre ad un'ora ne proscriveva la forma; dottrina di grande importanza ad intendere come e perchè le immagini mitologiche, a guisa di rimembranze simboliche travarcando la notte del medio evo, servissero ai concetti dell' arte egualmente che le immagini cristiane, con tale resultato, che i critici troppo corrivi a giudicare hanno finora reputato accozzamento di barbare fantasie: e perchè i Padri della Chiesa, mentre da un lato fulminavano la pagana civiltà, da un altro aiutassero il loro pensiero con frequentissime citazioni degli autori pagani. 1

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Fu quella la età d'oro della letteratura ecclesiastica. E mentre gli ostinati nelle vecchie credenze scrivevano per sistema preordinato, e inabili ad accattare ispirazione nelle antiche rimembranze riuscivano freddissimi, i sapienti convertiti, con l'animo concitato di tutto il furore dell' entusiasmo ispirato da schietta convinzione, dettavano con eloquenza, con calore, con venustà.

Ma qui ci ferma una questione di grave importanza : come, cioè, in tanto entusiasmo di animi, in sì gagliardo concitamento di affetti, che urtavansi confluenti ad infiammare il cuore ed inebriare l'immaginazione, la poesia non venisse anch'essa rigenerata; perchè mai il Genio dell'arte dormisse così lungo sonno da non suscitare un ingegno potente ad atteggiarla al movimento morale dei tempi. Chi, assumendo il significato della parola Poesia in un senso più universale, considera i moti della mente umana come sforzi perenni a conseguire il vero per la via delle illusioni, le quali, sebbene perpetuamente rimutino lato e nome, non però cangiano di sostanza, rilegga e mediti i più fervidi di quei cristiani scrittori, e la risposta è già data. A chi si sta alle divisioni e suddivisioni dell' umano sapere, prescritte dagli eruditi e rese immutabili dal comune consenso degli uomini, dirò che due ragioni si opponevano a fare rivivere la Poesia. Una dalla parte della lingua, la quale, consunte

4 Lo sforzo di questa conciliazione è visibile nei libri di quasi tutti i Padri de' primi secoli, ma con ispecialità predomina in quelli di Origene, Atenagora, San Panteno, Clemente Alessandrino, ec.

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