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STANZA VI.

Donne; voi che miraste sua beltate,
E l'angelica vita,

Con quel celeste portamento in terra;
Di me vi doglia, e vincavi pietate,
Non di lei, ch'è salita

A tanta pace, e m'ha lasciato in guerra;
Tal che s'altri mi serra

Lungo tempo il cammin da seguitarla;
Quel, ch' Amor meco parla,

Sol mi riten, ch'io non recida il nodo:
Ma e' ragiona dentro in cotal modo:

CONSIDERAZIONI DEL TASSONI.

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TAL CHE S'ALTRI MI SERRA. Cioè la natura. E nota il se illativo, e non condizionale, come ancora di sopra: E se di voi son privo. Se per poichè. Potrebbe anch'essere condizionativo, intendendosi tempo per tempo; cioè: s'altri mi serrerà, ec. Quel che Amor meco parla, solo mi riterrà.

A TANTA PACE, E M'HA LASCIATO IN GUERRA. Avrebbe voluto il Muzio ch'egli avesse detto: E me lasciato ha 'n guerra, per fare apparire la contrapposizione lei e me. E veramente quando così fatte vagliezze non costano nulla al Poeta, ei merita biasimo a non ci badare.

DEL MURATORI.

Bel salto è ancor questo di rivolgere il suo dire alle donne già conoscenti di Laura. Vuol compassione da loro; ed è squisita quella riflessione e spiegazione che all'improvviso aggiunge dicendo: Non di lei ec., perchè non lascia egli di conoscere la fortuna di Laura in mezzo alla propria sciagura. E non è mica scuro l'attacco e l'ordine di Tal che ec. colle se

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guenti parole. Il Castelvetro legge: Tal che è da seguitarla, s'altri mi serra lungo tempo il cammino; cioè: se la natura mi prolunga la vita, è da romperla. Ma badisi qui al Tassoni. Ed ecco che il Poeta passa ad un altro pensiero, nulla più parlando alle donne.

re;

-

D'ALTRI AUTORI.

DONNE ec. Volge il parlare alle gentili donne che conobbero Laura, e furono ammiratrici della sua gran bellezza virtù; e a quelle singolarmente, le quali hanno intelletto d'amoche nelle altre non si potendo accendere quell' amorosa fiamma, non accolgono nè cortesia nè pietà. E a gloria del più nobile e virtuoso sesso, ch'è veramente il femminile, promotore d'ogni bel desio che s'accende in gentil cuore, odi le autorevoli parole del gran savio, di Dante in somma: dico che qual donna gentile non crede quel ch' io dico, che vada con lei, e miri li suoi atti. Non dico quale uomo, perchè più onestamente per le donne si prende esperienza, che per l'uomo.

BIAGIOLI.

S' ALTRI MI SERRA ec. Il pronome altri riferisce la cagione ond' aspetta il suo fine, cioè la naturale sua morte; e vuol dire e se tarda, come fa, sì lungo tempo il mio fine; o sia, e poichè tarda, ec. quello che mi parla dentro Amore è cagione ch'io non tronchi con deliberata morte questa nojosa mia vita; ma cosi dentro mi ragiona Amore. BIAGIOLI.

STANZA VII.

Pon freno al gran dolor, che ti trasporta:
Che per soverchie voglie

Si perde 'l Cielo, ove 'l tuo core aspira;
Dov'è viva colei, ch'altrui par morta;
E di sue belle spoglie

Seco sorride, e sol di te sospira ;
E sua fama, che spira

In molte parti ancor per la tua lingua,
Prega, che non estingua;

Anzi la voce al suo nome rischiari,

Se gli occhi suoi ti fur dolci, nè cari.、

CONSIDERAZIONI DEL TASSONI.

-

SECO SORRIDE. Così finse Lucano, che il magno Pompeo di vedere il suo corpo sprezzato si ridesse, dicendo: Risitque sui ludibria trunci.

PREGA, CHE NON ESTINGUA.

Qui finge il Poeta che gli spiriti e l'anime gloriose sieno invogliate di gloria terrena.

ANZI LA VOCE AL SUO NOME RISCHIARI.

di lei, facci chiaro e famoso il tuo canto.
SE GLI OCCHI SUOI TI FUR DOLCI, NÈ CARI.
usata in vece della e.

DEL MURATORI.

Cioè: cantando

Nota la nè,

Vaga invenzione è l'introdurre qui Amore a favellare in cuor del Poeta, e a consolarlo. Parla bene costui ne' tre primi versi, ma di gran lunga più ne' tre altri che seguono. Anzi la voce al suo nome rischiari. Cioè: tu rischiari la tua voce per cantare il suo nome.

CHIUSA.

Fuggi 'l sereno e 'l verde;

Non t'appressar, ove sia riso, o canto,
Canzon mia, no, ma pianto:

Non fa per te di star fra gente allegra,
Vedova sconsolata in vesta negra.

CONSIDERAZIONI DEL TASSONI.

CANZON MIA, NO. — Raddoppia la negativa per più efficacia, ed è da avvertire che quando la negativa chiude il concetto, levandone una n, si scrive no, come qui.

VEDOVA SCONSOLATA IN VESTE NEGRA. Ovidio: Infelix habitum temporis hujus habe.

DEL MURATORI.

Corrisponde questa chiusa alla bellezza delle stanze antecedenti, e leggiadramente persuade alla canzone il fuggire ogni cosa allegra, come se fosse donna vedova vestita a bruno. Quanto il Poeta si mutasse e limasse la presente canzone, si può vedere da' fragmenti che restano del suo originale. Eccoli tutti, quali appunto li riferisce l'Ubaldino.

Transcrip.

In ordine aliquot mutatis 1356. Veneris xi. Novemb.

in Vesperis.

1349. Novembris 28. inter primam et tertiam. Videtur nunc animus ad haec expedienda pronus propter sonitia de morte Sennucci. Et de aurora; quae his diebus dixi et erexe

runt animum.

Che debbo far, che mi consigli amore.

2 Tempo e ben di morire

3 Edo tardato piu chi non vorrei.

gita e portane il mio

4 Madonna e morta eda seco il mio core,

5 E volendol seguire.

VOL 11.

6 Interromper convien questanni rei.

7

Perchè mai veder lei.

8 Di qua non spero, e laspettar me noia.
9 Lasso Poscia chogni mia gioia
10 Per lo suo dipartire in pianto e volta.
11 Ogni dolcezza di mia vita e tolta.
1 Amor tul senti ondio teco mi doglio.
2 Quanto el danno aspro e grave.

3 Ed anchor so che del mio mal ti dole.
4 Anzi del nostro per che aduno scoglio
5 Avem rotta la nave.

6 Ed in un punto ne scurato il sole.

7 Oime

qual senno etc. Quale ingegno e parole.

qua parole

8 Poria aguagliare il mio doglioso stato.
8 Potrebbono aguagliare il dolor mio
9 .... morte mondo ingrato

9 Ay mondo ingrato e rio

10 Ma canto al sordo, e color mostro al cieco.
11 Ma non pur mo cominci ad esser cieco.

10 Gran Cagione ai ben di dover pianger meco.
11 Che quanto avei di ben perduto ai seco.

8

que stami rei. vel mio gran duolo.

9 Ay mondo ignudo e solo

10 Solo gran cagion etc.

11 Che quanto avei di ben perduto ai seco. (Hoc placet.) 1350. Maii 9. de sero hora prima,

1 Caduta e la tua gloria, e tu nol vedi.

11 E questo solo anchor qui mi ritene mantene.

1 Oime terra e fatto il suo bel viso.

2 Che solea far del cielo.

3 de le grazie sue E del ben di lassu fede
3 Fede de le bellezze sue fra noi

4 E la beata sua gran vel somma bellezza.

4 Lalma gentile e gita in paradiso

4 Linvisibil sua forma in paradiso.

5 Disciolta da quel velo.

6 Il qual fece ombra al fior de

6 Nel qual si netta usati a gli anni suoi.

7

Per rivestirsen poi

8 Un altra volta e mai piu non spogliarsi

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