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Confesso con ingenuità, che mentre defatigato, e stanco per la ricerca di tali notizie da' più reconditi, e difficili fonti, non senza grave incomodo, cominciai a disporle, mi avvidi tantosto, che la messe preparata non era affatto idonea ad ordinare un compiuto elenco de' Vescovi Stabiani; ma con essa avrei potuto distendere una dissertazion preliminare dell' antica Stabia ; e sua Diocesi. E siccome questa materia di gran lunga superava l'intero imaginato trattato de' Vescovi, convenne perciò di mutar pensiere, e disporre altrimenti l'Opera, dividendola in cinque dissertazioni, e intitolarla, come ho eseguito, della Città di Stabia, della Chiesa Stabiana

e suoi Vescovi. Ne debba recar maraviglia, se del Monte Aureo, e del tempio ivi eretto in onor di S. Michele; e dell' Epoca di S. Catello vi siano le particolari Dissertazioni. È stato tuttocciò necessario sì per aversene una più distinta, e chiara conoscenza; si per dilucidare pienamente gli atti di S. Catello, primo e principal protettore: altrimenti nel parlarsi della Chiesa Stabiana, avrebbe arrecata non poca confusione, se mi fossi arrestato di soverchio a trattare della Città; e nell' elenco de' Vescovi, trattenendomi più del dovere, come si conveniva, su ciò si attiene agli atti di questo S. Protettore, avrebbe prodotto noja, e fastidio. Per la qual cosa ho giudicato espediente di far precedere a tutta l'Opera le due anzidette Dissertazioni, in cui quanto vi si è raccolto, ancorchè sembri soverchio, non è punto alieno dallo scopo, che anzi conduce sommamente a dar chiara, e intera notizia

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della Storia Civile, ed Ecclesiastica Stabiana.

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Non voglio poi, o Lettore, che nell'ascoltare, aver io preparata un'immensa copia di monumenti relativi alla Storia Civile, ed Ecclesiastica di Stabia, ti dia a credere, che avessi esaurito appieno la materia. Volesse il Cielo, e ciò mi fosse stato permesso, e avessi potuto vedere i miei desiderj compiuti. In un campo sì vasto quasi poche spighe ho raccolto, e stentatamente; quindi sono stato costretto a dolermi sovente della trascuratezza degli antichi, della fatale vicissitudine dei tempi, e delle vicende assai ferali di questa Città dissi poi immensa la copia delle raccolte notizie, se voglian riunirsi in una sola Dissertazione. Troppo invero rimane a scovrirsi e troppo certamente è restato a me ignoto della magnificenza antica di Stabia, e del le gesta de' suoi Vescovi. Sommo in me eravi impegno, e sommi stenti divorai all' oggetto; ma il tutto inutilmente. Molto dovetti allontanare, come non ben fermo, e solido; molto assolutamente eliminare, come apocrifo, e favoloso. Non trascurai d'impegnare parecchi amici, perchè avessero consultato i pubblici Archivj, e le pubbliche, e private Biblioteche, per fornirmi degli opportuni ajuti; e fra gli altri il meritevolissimo P. D. Ambrogio Pace dell'Ordine di S. Benedetto, Abate della SS. Trinità della Cava; E quantunque infinite notizie avessi con questi mezzi acquistate, come osserverai in prosieguo; pure moltissime altre son rimaste sepolte, che avrei potuto raggiungere, se non fossi stato impe. dito dalle occupazioni del mio Apostolico Mi

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nistero e se avessi dimorato nel Chiostro. Come osserverai a suo luogo, benigno Lettore, ho riportato varj monumenti inediti, e trascritti a parola da cima a fondo; e sebbene non per intero servissero all' uopo, una parte di essi però bisognava all' argomento. Ed in questo ho seguita la norma dell' Ughelli nel trascrivere i due diplomi di Barbato Vescovo di Sorrento, e dell' Imperatore Federico, come vedrai. E tuttocciò ho fatto per le notizie che in essi si contenevano: nel che ho imitato l'esempio d' innumerevoli Scrittori insigni, i quali non una volta produssero vetusti manoscritti, li quali benchè non servissero al bisogno, lor piacque non pertanto di riportarli, sol perchè fossero conosciuti una volta, e vedessero la pubblica luce.

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Da ultimo tu vedi o Lettore, anche me annoverato fra' Pastori di S. Chiesa; ma ciò è addivenuto per puro effetto delle divine disposizioni, senza alcun mio merito; riputandomi io l'ultimo fra' Vescovi : e per tale mi riconosco, e mi stimo; e rendo grazie al dator d'ogni bene, che mi ha conceduto, poter comprendere la mia miseria: E voglia il Cielo, che tutta per intero la ravvisi, come istantemente desidero, ed imploro. E siccome nel cennato opuscolo degli uomini illustri della mia Congregazione della Sanità, per riuscire pienamente nel disegno, mi prevalsi dell'esempio di altri insigni Autori; così in questo mio presente lavoro. Affinchè poi sia completo il Catalogo de' Vescovi Stabiani, che ho protratto fino alla presente età, conviene, che anche di me si faccia menzione, mentre leg

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gendovisi le gesta degli altri vi si debbono ancora osservar le mie. Che se alcuna cosa vi potrà esser di buono, tutto dee ascriversi, come io incessantemente il riferisco, al Padre delle Misericordie, al dator de' lumi; da chi ogni dono discende, e senza di cui quanto v'ha nell' uomo è sordido e immondo; e al cui cospetto ogni nostra giustizia è riprensibile, e profana. Vivi felice; e prega Iddio per me.

DISSERTAZIONE PRIMA

DELL' ANTICHITA', MAGNIFICENZA, E SITO
DELLA CITTA' DI STABIA.

ARDUA oltremodo, e difficile impresa mi accin. go a tentare, volendo tener discorso di Stabia: mentre i più nobili monumenti, che potrebbero assicurarne de' pregi di una tanto antica, e ragguardevole Città, per miserevole fato, son' assolutamente estinti, e dalla memoria degli uomini all'intutto svaniti; e manca ogni sorta di argomento, che in un' affare cotanto oscuro potrebbe fornirci di lume. Quindi son costretto ad affrontare assai grave disagio, onde dimostrare alla meglio la sua vetusta magnificenza. E quantunque di presente questa Città vanti per se una gloria, che altre insigni Città del Regno non godono tuttavia molto poco può affermarsi di essa; che ne' tempi andati, per le rare sue qualità si attirò meritamente l'ammirazione dell' intero universo. Di fatto questa Città si trova commendata grandemente non solo dagli antichi le cui testimonianze produrrò in seguito; ma lodata eziandio da molti Autori più recenti, come Cajo Silio Italico (1), e da altri, le cui parole non riferisco. Ed oh! volesse il Cielo ed esistessero almeno que' monumenti, che ne' pas

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(1) Silio Italico lib. IV.

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