Sayfadaki görseller
PDF
ePub

detti anche Sedicini, e fiorirono molto tempo prima de' Romani; di che può vedersi Strabone (1), Filippo Cluverio (2), ed altri nostri Scrittori, che del Regno han parlato, e specialmente della Campagna Felice (3).

Per conoscere la magnificenza, e la sontuosità di Stabia, fa d'uopo avvertire alle espressioni di Plinio. Egli la distingue col vocabolo oppidum, che nella nostra Italiana favella significa Città; e presso gli antichi dinotava una Città circondata da mura (4); ed è osservabile, che lo stesso Plinio (5) con questo medesimo vocabolo di oppidum appella Reggio, Genova Luna (Città distrutta in Toscana) Formia Avellino, Sulmona, Helia, Velia, Cosenza ed altre, che a' suoi tempi, e prima ancora erano fra le più celebri del mondo. Quali poi siano state le sue magnificenze, ne tratterò partitamente. Ed in prima converrebbe parlare de'sontuosi suoi edificii, che tuttora appariscono dai ruderi, che ci esistono. Ma poichè questa gloria si reputa di minor pregio, posta a confronto di quella, che deriva dal governo, ed auto

[ocr errors]

(1) Strabone lib. V. della Geograf. vedi Plinio lib. III. e S. Paolino Nolano n. 3. nel natale di S. Felice.

83

(2) Cluverio lib. III. cap. 10 delle antich. Italian. (3) Vedi fra gli altri Camillo Pellegrin. della Campagna Felice nelle note, ove riferisce moltissime autorità degli antichi.

(4) Osserva Servio nel lib. IX. delle Eneid. e còn lui molti altri Eruditi, che presso gli antichi per oppido s'intendeva una Città circondata da mura: e per distinguerla da ogn' altra. Col nome di Città venivano significate quelle, che godevano i privilegii di Colonia.

(5) Plinio nel luogo citato, e nel lib. III. dell' Istor. Natural.

rità di soprastare, che risedeva presso de' suoi Cittadini; perciò di essa farò brevemente parola, affin di dare la preferenza a ciò, che maggiormente la decora.

La principal gloria di questa Città, che dee sulle prime osservarsi, è quella, di non essere stata soggetta ad alcun padrone; ma governavasi da se in forma di republica col suo proprio Senato. Ciò si dimostra chiaramente dal monumento in marmo, che rinvenuto assai tempo dopo la sua distruzione, fu trasmesso da Gio: Battista de Rosania a Giulio Cesare Capaccio, il quale nel suo original greco l'inserì nella sua Storia; e tradotta nell' italiana favella dice co si (1): « Questo Sobborgo, e questo Porto, per >> comodo de' cittadini, e de' naviganti, furon » fatti edificare da' Senatori Stabiani: Difilo >> ancorchè lento architetto, reso dal comando spedito, ne perfezionò l'opera fra lo spazio » di quattro anni. »

נג

Altra magnificenza della Città di Stabia deriva senza meno dallo spazioso Anfiteatro, la di cui figura, e i di cui ruderi anche al presente possono osservarsi nel luogo detto Vetere, o sia Varano; e quantunque sopra di esso vi siano piantati degli alberi, e vi si semini pure si rileva la sua figura circolare, e d'intorno vi si osservano le camerette solite de' magnifici An

(1) Giulio Cesare Capaccio nell' appendice del Tom. I. dell' Istor. Napol. f. goo, ove dee avvertirsi un'errore tipografico caduto nella traduzione latina della iscrizione, mentre nel greco ove dicea olimpiade, fu messo quinquennio; ed ognun sa, che l' olimpiade cra uno spazio di anni quattro, dopo di cui si celebravano i giuochi in onore di Giove Olimpio.

fiteatri, per ritenervi le fiere, destinate a pugnare co' rei a ciò condannati, o co'gladiatori; del che a lungo ho parlato nell' altra mia Opera intitolata Esercizio Dogmatico-morale sulle proposizioni dannate dal Pontefice Alessandro VII. Anche in questa Città trovavasi eretto uno spazioso Ginnasio, e propriamente nella parte più rimota di essa, di prospetto a Pompei, ove al presente si dice Osteria del rapillo; le cni vestigia furono poco fa scoverte; e ne prese il disegno il Regio Architetto D. Michelangiolo Porzio, presso di chi si conserva. Che poi gli antichi Stabiesi siano stati versatissimi ne' giuochi ginnici, si raccoglie con molta certezza da un' altro monumento in marmo ricordato dallo stesso Rosaria, e dal lodato Capaccio (1) impresso; dal quale si desume che Clodia Lassa Sacerdotessa di Cerere, e Menclavo Decurione furono celebrati pe' giuochi tenuti nel suo Duumvirato co'tori, co' corridori, col pugilato, co' pantomimi, colla palla, ed altro. Però nel mostrare la magnificenza di questa antica Città pel Circo ivi stabilito, e per li varii giuo chi, che vi si celebravano, non intendo punto di commendare per alcun modo simili usanze, nè approvare per nulla il detestabile abuso dei gladiatori, che facevasi a que' tempi: del pari mostrando fra poco la sontuosità de' tempii, che i Stabiesi avevano eretti a' loro Dei, non voglio in veruna guisa lodarne la superstizione, ma semplicemente inferirne, ad esempio di altri la celebrità.

[ocr errors]

(1) Capaccio nel suo Forastiere giornata X. fol. 1015

e 1016.

Questa Città infatti, allorchè era involta nelle tenebre della Idolatria, si rese illustre per la moltitudine, e magnificenza de' tempii, che dedicò a' suoi Dei. È noto abbastanza a chiunque sia anche meno mamente versato nella Storia profana, e nella conoscenza de' riti, e costumi dei Gentili, che la gloria delle Città facevasi in gran parte dipendere da' tempii alle Divinità edificati; e quanto più pomposo ne era lo sfoggio, tanto maggiore ne riportavano il vanto (1); specialmente poi se a quella classe di Dei li dedicavano, che Scelti, o Eletti (2) venivano dinominati, della qual cosa avendone altri diffusamente trattato (3), mi astengo di più parlarne : ed imprendo a descriver quelli, che avevano i Stabiesi innalzati a' loro Iddj.

[ocr errors]

Il primo, di cui ci convien ricordare, è quel lo di Ercole su dell' isoletta o pietra, o scoglio, che da tal tempio prese il nome; e del quale fa menzione Plinio (4), dicendo: nel territorio Stabiano, alla pietra di Ercole ec. ec. del che in prosieguo si farà replicatamente pa

(1) Vedi fra gli altri Cicerone de natur. Deor. lib. II. e fra' Padri S. Leone il grande Serm. I. nel giorno dei Santi Apostoli Pietro, e Paolo; ed altri.

[ocr errors]

Vesta "

(2) I Dei scelti, o eletti, che si credevano essere i maggiori, ascendevano a venti, cioè Giunone, Minerva, Cerere Diana, Venere, Marie, Mercurio Giove Nettuno Vulcano, Apollo, Giano, Saturno, Genio, il Sole, l' Orco, Libero, o sia Bacco, la Terra, la Luna. I primi dodici si dicevano Consentes, perchè dal Sommo de'Cieli discendevano fino alla Luna, e dirigevano le cose umane con indefessa vigilanza.

(3) Vedi Errico Chipping delle antichità Rom. Gio: Battista Casale de' profani riti, ed altri molti. (4) Plinio lib. XXXII. cap. 2.

rola. Che a quelle epoche ne' luoghi più alti si fabbricavano de' tempii, ed in ispecialità ad onore di Ercole, con sodi argomenti lo prova invittamente Antonio Vandale (1), disegnando ancora le rovine del tempio di Ercole Messinese; ed aggiungono gli Eruditi, che era sistema universalmente serbato da' Gentili, e particolarmente da' Greci, di dedicare a' Dei supremi, ne' luoghi alti, e luminosi, i tempii; ed a'Dei infernali tributare semplici altari nelle parti basse, e sotterra (2). Così noi leggiamo nella S. Scrittura aver fatto gli Ebrei, allorchè trascorsero nella idolatria, venendo aspramente ripresi da' Profeti, perchè immolavano ne' luoghi alti (3); la parola Ebrea Bamot, che si legge nel testo, questo appunto significa. E non senza ragione sostengono Gio: Gherardo Vossio (4), Gio: Guglielmo Stuchio (5), ed altri, che da questa voce Ebrea sia disceso il greco Bomos del che può vedersi presso Calmet (6), Bustorfio (7), Pagnino (8), ed altri. Ritornando intanto onde partimmo, di questo tempio di Stabia ad Ercole sacro fa menzione Capaccio (9),

[ocr errors]
[ocr errors]

(1) Antonio Vandale lib. degli Oracoli p. 66..

8

Vedi fra gli altri Flavio Biondi lib. I. di Roma trionfante; e Gio: Guglielmo Stuchio de' Sacrificii dei Gentili ec.

(3) Nel lib. III. de' Re Cap. III. v. 4. Cap. XII. v. 31 e 32. Cap. XIII. v. 2. ec. ec.

(4) Gio: Gherardo Vossio nel Lessico Etimolog. p. 39. Vedi ancora Errico Chipping delle Antichità Rom. p. 156. (5) Gio: Guglielmo Stuchio nell' Arrian.

(6) Agostino Calmet Dizionario Biblico v. Excelsa. (7) Giovanni Bustorfio Lessico Ebraico-Caldaico v.

Bamot.

(8) Pagnino Tesoro della Lingua Santa v. Bamot.
9) Capaccio nel luogo citato di sopra.
Tom.I.

3

« ÖncekiDevam »