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DISSERTAZIONE III.

DEL MONTE AUREO; E DELLA CHIESA SU DI ESSO EDIFICATA DA S. CATELLO IN ONORE DELL'AR

CANGIOLO S. MICHELE.

Sembrerà per avventura a taluno inutile, o al

men superfluo ciocchè io mi accingo a porre in esame, del sito, del sito, cioè, e del nome, che avea quel luogo, ove un tempo il Vescovo Stabiano S. Catello, senza intralasciare la sua sollecitudine Pastorale, si ascose a trarvi una vita Eremitica, e quasi Angelica, fra' rigori dell' austerità, della penitenza. Ma se tanto avvenga, non è sicuramente plausibile. È noto abbastanza, appartenere alla sincerità della Storia, il farsi menzione de' luoghi, e de'nomi di essi, ove sono i fatti accaduti ; quindi ognun, che voglia aspirare alla gloria di esser riputato Storico veridico, inutilmente il pretenderà, se a ta' circostanze punto non badi. E tutto questo vien pienamente confermato dal sistema, che noi veggiam serbato da' Scrittori della Storia Sacra. Mosè infatti, e' rimanenti Autori Canonici dell'antico non meno, che nuovo testamento, su di un tal punto interessante furono oltremodo avveduti, di indicare con ogni esattezza i siti, i luoghi, e'loro nomi, ancorchè avesser subita la menoma variazione; infine il tempo propriamente, in che essi scriveano. Laonde, per tacer di

tutt'altro, con saviezza riflette il signor de Vallemont, che la Cronologia, e la Geografia sono i due convenientissimi ornamenti della Storia sia Civile, sia Ecclesiastica. Dovendo io pertanto far parola della vita Eremitica del lodato S. Vescovo, ho creduto assai proprio, far precedere la cognizione di quel Monte, su cui per diversi anni la trasse; tantomaggiormente, che in ordine alla denominazione di esso v' ha qualche difformità; mentre da alcuni vien detto Monte Gauro, quandocchè da' più rimoti tempi Monte Aureo è stato appellato; nè già per frase vulgare, come ha opinato il Summonte (1), ma per nome suo proprio, che lo distingue da tutti gli altri. So, che da taluni il detto Monte è stato chiamato Faito (2) da' molti Faggi, che vi si veggono. Ma su ciò v'è corso ancora equivoco Faito è quel colle vasto, e e spazioso, che si eleva fra Castellamare, e Vico-Equense: il Monte poi abitato da S. Catello, e sul ciglio del quale esiste la Chiesa di S. Michele Arcangiolo, di cui in questa Dissertazione si fa parola, è circa due miglia più in là di Faito: e dirò così, sopra di esso si estolle, e s'innalza per una catena non interrotta di scogli ermi, ed ignudi. E un tal luogo propriamente io dico, che Monte Aureo dee nominarsi, non Gauro; anzi sia da questo oltremodo diverso.

Il chiarissimo Vescovo di Nardò (3), nel descrivere il Monte Gauro, così si esprime, nè

(1) Gio: Antonio Summonte Ist. del Regno di Napoli P. 1. tom. 1.

(2) Così fra gli altri Paolo Regio nella vita di S. Antonino per tal modo appella quel Monte.

(3) Sanfelice del sito della Campagna, nell'indice.

punto difformemente da quanto in seguito son per riferire: Gaurus Mons, il Monte barbaro, unus est, ut diserte arguit Peregrinus, inter montem Cinerum, et Puteolos, cujus radices laevo suo latere attingit Campana via. Quanto si è asserito dal prelodato autore il dimostrano evidentemente le seguenti autorità degli illustri Scrittori, che ne han parlato. In prima l'abbiam da Galeno (1), che dice così. Contrarias his dispositiones aquosum vinum tulit Albanum, Sabinum, et quod in Gauro Monte nascitur, qua parte Puteolos spectat. Siegue Plinio (2). Certant Massica (3), aeque ac ex Monte Gauro Puteolos, Bajasque spectantia. Ausonio (4) egualmente stabilisce il Gauro nel territorio di Pozzuoli, dicendo:

Tales Cumano despectat in aequore ludos Liber, Sulfurei cum per juga consita Gauri Lo stesso cantò Lucano (5).

Ut maris Egaei medius sic celsus inundus, Depellatur Erix, nullo tamen aequore rupes Eminent, vel si concluso vertice Gaurus Decidat in fundum penitus stagnantis Averni. In fine, per tacer di ogn' altro, Silio Italico

(1) Galeno Lib. 1. Antidod. Cap. 3.

(2) Plinio Istor. Lib. XIV. cap. 6.

(3) Sanfelice nel luogo citato dice così: Massicus Mons, il Monte Marso 9 cujus extrema pars, quae excisae Sinuessae imminet, Mondragone, et Castellum ibi situm, la Rocca di Mondragone, licet hodie in planitie positum a reliquiis Sinuessae etc. etc.

(4) Ausonio Idil. 3. in Mosell. (5) Lucano Lib. II.

parlando di Annibale, quando mise l'assedio a Pozzuoli, fra gli altri luoghi appartenente a quella Città, accenna il Gauro:

Quae postquam prospecta viro, regressus ad altos Inde Pharecyadum muros, et frondentia laeto Palmite, devastat Nasea cacumina Gaurus.

Da'quali monumenti per tal modo inferisce Filippo Cluverio Inter Bajas, et Puteolos est Gaurus (1).

Se dunque è così, come mai il Monte S. Angiolo (così nominato dalla Chiesa di S. Michele ivi edificata) potrà appellarsi Gauro, avendo da Settentrione Stabia, e Sorrento, e dalla parte di Mezzogiorno sovrasta Agerola, Prajano, Amalfi? Che poi un tal Monte debba dirsi Aureo, a differenza di ogn'altro, costa evidentemente da' seguenti irrefragabili argomenti. In ambedue i Diplomi degli Arcivescovi Sorrentini Barbato, ed Ursone, de'quali farò parola in seguito, ed entrambi del principio del duodecimo Secolo si dice: Ecclesia S. Angeli quae dicitur ad Montem Aureum. Nel diploma dell' Imperator Federico Secondo dell'an. 1230 parimente si dice: Ecclesiam S. Angeli de Monte Aureo. Nella sentenza della Curia Metropo litana di Sorrento dell' an. 1266 egualmente si dinomina più volte: Ecclesia S. Angeli de Monte Aureo. In una Bolla del Vescovo di Lettere Tommaso Tipaldi dell' an. 1392, con la quale si conferiscono ad Agnello di Avitaja, Abbate di S. Angelo, i Beneficii della SS. Trinità, e de' SS. Cosma, e Damiano delle Franche, e di

(1) Cluverio nella Geografia Lib. III. cap. 32.

S. Barbara di Pino, così si dice: Anellus de Avitabulo Abbas S. Angeli de Monte Aureo. Nel Breve del Papa Innocenzo VIII. dell' an. 1485 si intitola: Ecclesia S. Angeli de Monte Aureo (1). Così pure nella Bolla di Paolo IV. dell' an. 1557 (2), e nell' altra di Pio IV. delPan. 1562 (3) si dice: Ecclesiam S. Angeli de Monte Aureo. In fine nell'atto del possesso preso dall' Abbate Gio: Battista Coppola nel dì 12 Marzo 1589 (4) si nomina espressamente: Abbatia S. Angeli Montis Aurei. Lo stesso si rileva da tutti gli atti del Vescovo Stabiano Gio: Fonzeca dell' an. 1537, e posteriormente da altri infiniti monumenti, che per brevità si tralasciano. Essendo dunque indubitato, per una tale continuazione di secoli, e di pruove, il vero nome di questo Monte, errano perciò infinitamente tutti coloro, che appellandolo il Gauro, lo confondono con quello di Pozzuoli.

Sul ciglio intanto di detto Monte Aureo trattenendosi in divota contemplazione S. Catello Vescovo di Stabia, e'l suo collega S. Antonino Abbate, meritarono una visibile apparizione dell'Arcangiolo S. Michele, che loro impose di erigervi una Cappella in suo onore. AÎ che adempirono alla meglio que'santi uomini sul momento; ma in seguito venne in miglior forma co

(1) Breve di Innoc. VIII. è diretto Jacobo Carduino Canonico Neapolitano.

(2) La Bolla di Paolo IV. è data Ven. Fratri Episcopo Castellimaris.

(3) La Bolla di Pio IV. è spedita. Dilecto Filio Marco-Antonio Villamarino.

(4) Nel protocollo di Notar Giuseppe Longobardi, ove sono altre notizie a ciò relative.

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