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scovado di Lettere, eretto nel 984: indi nell'undecimo secolo, o nel 1294 dell' altro di Vico-Equense; e nel decimoterzo secolo della terra di Angri come si dirà in seguito. Prima adunque della invasione di Silla, per una continuazione, e moltitudine di pubblici, e privati edificii, questa Città di Stabia era oltremodo cospicua, ed estesa; ma dopo la sua distruzione i Stabiesi cercando asilo in questi circonvicini Colli, si formarono alquanti villaggi, come nota Plinio; e di qui ebbero nome, ed origine Lattaro, o Lettere, Gragnano, Piemonte Vico-Equense, e la Terra di Angri. Tutta quella estensione di territorio, e diversità di luoghi, all'epoca della mentovata distruzione e dopo ancora, col solo nome di Stabia, veniva distinta.

Il sito adunque dell' antica Città di Stabia, o sia la sua geografica posizione, così viene indicato dagli antichi. Prendea il suo principio dalla pietra di Ercole, o sia Scoglio di Rovigliano (1), posto rimpetto al Vesuvio. E ciò sussiste anche di presente, mentre i Stabiesi vi hanno tuttavia il dritto della pesca. Da tal luogo girando verso Settentrione sul lato di Pompei, giungea fino ad Angri inclusivamente; ed in questo perimetro dalla parte d' Oriente comprendea Lettere, o sia il monte Lattaro, Gragnano, e Piemonte; ed inoltrandosi dalla parte di mezzo giorno fino al monte Aureo discendea per Vico di Sorrento, o sia Piano di Sorrento, alla riva del Mare, ove terminava; ab

(1) Malamente per crrore da alcuni si dice Scoglio di Orlando,

bracciando così Equa (1)

Vico-Equense, e quanti Colli, e Borghi vi si contenevano. E tal seno di mare dal piano di Sorrento fino al promontorio Erculaneo (2), o sia Capo di Uncino (3), celebre presso Strabone (4), ed ora distrutto, si chiamava Golfo Stabiano, come si nota nelle Carte geografiche, e presso gli antichi, ora Golfo di Castellamare; quantunque il chiarissimo Patriarca Antiocheno Filippo degli Anastaggi lo appelli Golfo di Sorrento (5), ma senza alcun fondamento, ed in opposizione di tutti gli antichi Autori (6), che ne han parlato. Quanto poi sia vero ciocchè ho di sopra asserito, si dimostra invittamente con indubitati argomenti.

Cajo Plinio (7) così descrive il sito di Stabia: >> Presso a Stabia nella Campagna, alla pietra di » Ercole, il pesce melanuro rapisce il pane dis» fatto; nè vuole appressarsi ad alcun cibo, in » cui sia l'amo nascosto ». Di ciò ritornerà a parlarsi allorchè dovrò trattare de' confini di que

(1) Antico paese,

onde trasse il nome Vico-Equense, dice Silio nel lib. V. e ritiene tuttavia questa denominazione di Equa, e Massaquana o sia Massa Equana: Vedi pure Sanfelice.

(2) È questo diverso da Ercolano, o sia Torre del Greco, anticamente detto Eraclea, come per errore da ta

luni si è confuso.

(3) Vien così detto, perchè da tal luogo fino al Piano di Sorrento il Golfo forma quasi una figura di Uncino. (4) Strabone Geografia lib. V.

(5) I oitato Autore nel lib. I. delle antichità Cristiane Sorrentine cap. 4 pag. 81 non nega, dirsi questo Golfo Stabiano; ma soggiunge, o piuttosto Sorrentino.

(6) Vedi Cristoforo Cellario notizie del Mondo "Antico;

Sanfelice, Capaccio, ed altri ben molti.

(7) Plinio Istoria naturale Lib. XXXII cap. 2.

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sta Diocesi Ecclesiastica a' tempi de' Vescovi Stabiani Pietro, e Giovanni suo successore cioè nell'anno 870. Ho voluto intanto avvertirlo per la retta intelligenza delle cose; e per far marcare la diversa situazione, in cui si trova al presente quel luogo: mentre ora la pietra di Ercole, o sia Scoglio di Rovigliano molto poco è discosto dalla terra, e dalla strada " per cui si va a Pompei, o sia Scafati; ma allora cioè prima dell' anno 79 dell'Era volgare, epoca della famosa eruzione, Vesuviana, si discostava moltissimo dalla terra; giungendo il mare in tal tempo fin presso a Pompei, come fra gli altri ha notato l'illustre Antonio Sanfelice (1), citando Strabone (2), il quale chiama quel luogo Commune navale; e ciò anche s'inferisce chiaramente da Plinio il giovine (3), il quale scrive, che dalle materie bituminose piovute da quella eruzione vennero riempite le valli, che vi esistevano; ed io riporterò in seguito le sue parole circostanza è questa da marcarsi; mentre tutti i Scrittori, che fiorirono dopo la detta epoca funestissima, dicono che Stabia Pompei, o sia Scafati, e Pompejano, o sia Torre Annunciata siano congiunte al Vesuvio; e ciò perchè disseccato il mare, e ripiena ogni valle, era divenuto un solo continente, non separato da alcun rivolo, o altro stagno locchè pure si rileva da Galeno, che scrisse quasi cento anni dopo, e dice, che Stabia e Pompejano siano unite al Vesuvio. Quale poi sia stato

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(1) Sanfelice nelle note al lib. del sito della Campagna. (2) Strabone Della Geografia lib. V.

(3) Plinio Epist. a C. Tacito della morte del suo zio.

allora il corso del Sarno, non è mio pensiere l'andarne in traccia. Pare sufficiente il fin quì accennato, onde si conosca la diversità de' tempi, e delle cose.

Lucio Anneo Seneca, precettor di Nerone parlando del tremuoto, che fece rovinare Pompei, così si esprime (1) » Abbiam sentito, che un forte tremuoto nel passato inverno abbia >> rovesciata Pompei, celebre Città della Campa»gna; la quale da una parte ha il lido di Sor»rento, e di Stabia, e dall' altra l'Ercolanese, » nel cui perimetro esiste un' ameno Golfo di » mare; e che di tal disastro ne abbiano risen»tili i tristi effetti tutte le regioni vicine ». Con questo si dimostra chiarissimo il Golfo di Castellamare, che giace fra Sorrento, e l' Ercolano ciò, che io desidero si noti attentamente per ribattersi le favole di Ambrogio Leone, di cui in seguito farò parola. Lo stesso leggiamo affermato dall' antichissimo nostro Poeta Ovidio, il quale descrivendo il viaggio di Esculapio, che osservò questi luoghi, e pervenne a Napoli nota singolarmente la circostanza della posizione di Ercolano e Stabia dopo Sorrento. Ecco le sue parole (2).

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Inde legit Capreas, promontoriumque Minervae Et Surrentino generosos palmite Colles Herculeamq. Urbem, Stabiasq., et in otia natam Parthenopem.

Ma siccome niun' antico Autore con maggior chiarezza, e distinzione di Galeno ha parlato di

(1) Seneca Quistioni natural. lib. 18, cap. I.

83

(2) Ovidio, cittadin di Sulmona, che fiorì l'an. VII avanti l'Era volgare nelle Metamorfosi lib. XV.

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Stabia, perciò riporterò le parole di sì insigne testimonio come si hanno dall' originale; cui aggiungerò la versione di un'illustre Autore; e ciò anche perchè vegga il chiarissimo Patriarca degli Anastaggi in quale errore sia caduto, quando trascrivendo questo luogo di Galeno, vi aggiunge la parola oppidulum; forse per invilire quella Stabia, della di cui magnificenza, e sontuosità si è abbastanza parlato (1). Ecco le parole di Galeno (2). » Mediocremente si eleva il » Colle (Lattaro). Per giungervisi v'ha dal ma» re un tratto di circa trenta stadj, e qualche » cosa di più. Il luogo però è presso il mare. » Stabia è posta nella parte più bassa del Gol

fo; e propriamente fra Sorrento, e Napoli; si » accosta però più a Sorrento ». La versione di Tommaso Linacro (3) è come siegue, la quale viene encomiata sommamente da TommaSo Popeblount (4). » L'altezza del colle (Lat» taro) è mediocre; e'l tratto di strada sino ad » esso è di trenta stadj, e più ; ma non molto. » Il luogo è posto vicino al mare. Stabia è sita » nel più basso del Golfo, che si vede fra Sor>> rento, e Napoli; più però del lato di Sor»rento». In questo testo di Galeno, ov'è la parola oppidulum dal Patriarca aggiunta a Stabia? Però a togliere la taccia di calunnia falsità da un tanto uomo ciocchè io posso affermare si è, che egli sia stato ingannato da Filippo Cluverio, il quale con una bizzarra li

1) Anastaggi luogo citato p. 82.

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e di

Galeno Metodo di medicare Lib. V. cap. 12. (3) Linacro Tom. VII. lib. V. Cap. 12, p. 34. Ve

nezia 1556.

(4) Popeblount Censura de'più celebri Autori in Galeno.

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