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DISSERTAZIONE II.

DELL' ANTICHITA', E PREMINENZA DELLA CHIESA

STABIANA.

se,

per le

NON v' ha sicuramente chi ignori, che diverse calamità, cui fu questo Regno nostro soggetto, siano a deplorarsi miseramente dispersi non pochi monumenti, o consunti dagl' incendj, o sepolti sotto alle rovine de' pubblici, e privati edificj, o in altra maniera periti; e que' specialmente che si appartengono alla Storia Ecclesiastica: la di cui perdita ricovre di tenebre la piupparte delle gesta de'Santi, l'epoca della fondazione de' Vescovadi, e delle Chiee perfino i nomi de' Vescovi, la di cui serie, e 'l sincero loro Catalogo si trova assolutamente perduto. Per la qual cosa, volendosi di ciò parlare, non già capricciosamente, e quasi indovinando, ma secondo lo più stretto rigor della critica, si deve andare incontro ad una somma malagevolezza; che al certo avrebbero i maggiori nostri evitata. Ad essi erano più noti gli avvenimenti, o almeno 'potean con minore difficoltà svilupparli dalla oscurità, in cui trovansi avvolti. A tutto questo si aggiunge la particolare disgrazia di queste nostre contrade, afflitte soventi volte dalle incursioni de' barbari; nemici ostinati di ogni civilizzazione ogni letteratura dal che ne provennero le più

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e di

fitte tenebre d'ignoranza; la di cui memoria non può a meno di non eccitare in chicchessia il pianto. Grazie però alla misericordia del nostro Iddio, che non mai nelle varie loro occupazioni, vi abbian lasciato queste orde d' infedeli alcun rastro d' Eresia, o d' altro qualunque errore! Che se in qualche angolo della Calabria vi si nascosero per certe epoche taluni Calviniani, ciò avvenne per brevissimo tempo, e tosto furono espulsi da que' luoghi non meno, che da tutto il Regno. Egualmente si dee saper grado a que' professori della vita monastica, i quali si dedicarono interamente a trascrivere le Opere de' Padri, i vetusti Manoscritti de'più classici Autori, ed ogn' altro, che si attiene alla sacra, e profana letteratura: unico mezzo in quei tempi, che mancava ogni ajuto dell'arte tipografica, per conservare le scienze nel mondo. Giovarono anche costoro, e specialmente i più dotti fra essi, nel tramandare alla posterità i varj avvenimenti del tempo, le gesta de' Santi, la succession de' Vescovi, e quanto mai potea riguardare la Storia Ecclesiastica. I più benemeriti deb bono senz' alcun dubbio riputarsi i PP. Benedettini, che sul declinare del sesto secolo si consecrarono esclusivamente non solo a promuovere la pietà fra gli uomini, ma ancora gli stu dj, e le scienze (1). Per quello però spetta al Regno nostro, le varie dissavventure, cui andaron soggetti Montecasino, e gli altri loro Monasteri, donde non poche volte furono espulsi i Monaci, cacciati in esilio, e messi a sacco

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(1) Vedi fra gli altri il chiarissimo P. Giovanni M abit lon de' studj Monastici; e nelle note a'Secoli Be ne dettini

e a fuoco, produssero la rovina de' Manoscritti e degli altri monumenti, che in essi si conservavano; e quantunque al ritorno avesser fatto di tutto que' degni Religiosi per raccoglierli, e riunirli, ciò non pertanto una gran parte ne rimase dispersa, con grave discapito del pubblico, e de'privati, che si trovan privi delle necessarie notizie de' fatti loro. Dovendo io pertanto imprendere a trattare della origine, e preminenza della Chiesa Stabiana, cui benchè immeritamente sono stato, qual Pastore preposto, ognun vede le difficoltà grandissime, che mi si offrono a superare, attesa la penuria de' monumenti, di cui fa d' uopo, per ben riuscir nell'intento.

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che non son man

Bisogna pur confessarlo, cati de'Storici di questo Regno, che prima di me ne abbian parlato : Ma d' altra parte l'opera loro, richiamata ad un rigoroso esame, presenta maggiore imbarazzo; mentre non avendo serbata la dovuta attenzione, si veggono alcune

tre;

volte ammesse 'senza discernimento delle notizie meramente erronee, e quindi messo in più grande inviluppo l'affare. Fra essi mi duole oltremodo dover' annoverare il Napoletano Scrittore Giulio Cesare Capaccio, Istorico per altro illuil quale mancando un poco di Ecclesiastica erudizione, è inciampato in non pochi sbagli, e in gravi anacronismi. Ed è pure a compiangersi, che ' eruditissimo Filippo degli Anastaggi, prima Arcivescovo di Sorrento, poi Patriarca Antiocheno, volendo emendare il Capaccio ne commise egli stesso de' più madornali; trasportato dalla soverchia ambizione di esaltare più del dovere la sua Chiesa Sorrenti

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na. Per seguire intanto il mio istituto, richiamerò ad esame quel tanto, che ha asserito il Capaccio, e ciocchè ultimamente vi aggiunse il Patriarca Antiocheno; e quindi metterò nel suo vero aspetto le cose.

È da stabilirsi preliminarmente in qual tempo a questa Chiesa Stabiana venisse assegnato il suo Pastore, e chi ne sia stato il primo Vescovo. 11 lodato Capaccio, di ciò parlando, dice, essergli affatto ignoto (1): ecco le sue parole « Non mi è riuscito per anco conoscere » del tempo, in cui alla Chiesa Stabiana venne » conceduto il suo Vescovo. Da un'antico Di» ploma di Barbato Arcivescovo di Sorrento » dell' anno 1110 si raccoglie, che la sua An>> tichità rimonti all' epoca del 606, tempo in >> cui sedeva sulla Cattedra Romana il Pontefi»ce Sabiniano: (forse di lui ne era la elezio»ne, e del Romano Pontefice il confermarlo) ». Parlando poi di S. Catello Vescovo Stabiano (2),

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(1) Capaccio Istoria del Regno di Napoli.

(2) Di questo Santo scrive così: Catello trasse la sua origine da onesti genitori: l' amicizia, e la società di S. Antonino Abbate ne rendono più illustre la Santità di sua vita, e la condotta d' un'ottimo Vescovo. Allorchè la ferocia di Zotone Duca di Benevento distrusse il Monastero di Montecasino, e'Monaci dovettero fuggirsene, Antonino si ritirò in Stabia. Visse in tanta familiarità con Catello, che avendo risoluto di fissare la sua abitazione sul ciglio del Monte Gauro, ermo oltremodo, ed alpestre, richiamò pure dalla Città nella sua solitudine questo Santo. E poichè Catello non sapea dividersi dalla società di lui, allettato dalla dolcezza della contemplazione delle cose celesti; e ricusava di dimorare in mezzo a' suoi Diocesani per soddisfare a' doveri di Vescovo, fu perciò accusato al Pontefice Sabiniano, che chiamatolo a Roma, venne rinchiuso in carcere; e dato in custodia a Bonifacio, uno de' doTom.I.

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e di S. Antonino suo collega nella solitudine, dice, che quelli ne sia stato il primo Pastore: e che denunciato al cennato Romano Pontefice Sabiniano, come reo di gravi delitti, fu da costui incarcerato in Roma, e vi rimase fino alla elezione del di lui successore Bonifacio, che il prosciolse. Dopo di che, volendo quasi prosequire l'elenco de' Vescovi Stabiani soggiunge Così « Lorenzo anche ne fu Vescovo a' tempi » di Eraclio, giusta la seguente iscrizione, che » si conserva in Vico-Equense: In hoc tumu» lo requiescit V. B. Laurentius Episcopus » Sanctae Ecclesiae Stabiensis: qui vixit an. » pl. m. XXXX. Sedit in Episcopatu XII. Depositus die III. Kal. Martiar. Indict. » XV. imperante Heraclio Aug. anno secun» do ». Indi aggiunge » al tempo di Barbato » Arcivescovo di Sorrento, nel citato Diploma » del 1110 si dice, essersi conceduti alla Chiesa » Stabiana i Vescovi Gregorio, Orso, Gio» vanni, Palmerio. Fra le Diocesi Vescovili an>> tiche si legge Orso Vescovo Stabiano, che » sottoscrisse il decreto del Pontefice Simmaco ». Fin qui il Capaccio; ma in quanti errori sia caduto, il dimostrerò brevemente.

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che

mestici del Pontefice. A costui apparve una notte S. Antonino, ed avendogli mostrata la santità di colui, avea prigione, si portò a visitarlo; e Catello lui predisse, che dopo la morte di Sabiniano sarebbe stato eletto Pontefice, e che a tanta dignità venuto si fosse ricordato di sua innocenza. Bonifacio divenne Pontefice , il detto di S. Catello, ma non pensò affatto a rilasciarlo; il perchè S. Antonino gli apparve nuovamente a ricordargli la santità del suo prigioniere; quindi sel fe venire avanti, e dopo avergli dimandato perdono di sua dimenticanza, il prosciolse, e 'l rimandò alla sua Chiesa..

giusta

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