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Toro ordinazione (se pur non vogliano eccettuarsi da questa regola i Metropolitani di Milano, Ravenna e Aquileja, a' quali compete

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ca Romam patebat ; et qui limites quoque erant Metropoliticae Pontificis Romani potestati constituti; vel certe , quae non ultra limites decem istarum Provinciarum vili jurisdictioni Vicarii Urbis subjacebant; eranique sequentes: 1. Campania, II. Tuscia, et Umbria, III. V. Samnium Picenum Suburbicarium, IV. Valeria, VI. Apulia, et Calabria, VII. Lucania, et Brutii, VIII. Sicilia, IX. Sardinia, X. Corsica. » Il secondo, cioè Natale Alessandro, nella Dissertaz. XX. nel Secolo IV. della Istoria Eccl. tom. IV. ediz. di Parigi 1714 pag. 285 dice così » Suburbanae enim, sive suburbicariae provinciae dicebantur, quae erant in Praefecturae Urbanae potestate, et clientela, et quibus Praefectus Urbi jus dicebat. Praefectus autem Urbis ultra centesimum ab Urbe lapidem jus non dicebat. Sed esto latius pateat hujus nominis Suburbicarium, potestas, et significatio, saltem intra decem provincias, quae Urbis Romae Vicarius sub praefecto praetorio regebat, coercebitur Itaque Urbicariae provinciae dictae sunt quae Urbis Vicario parebant, et suburbicariae Ecclesiae quae his provinciis continerentur. Hae porre provinciae nimirum decem erant, quas Imperii notitia recenset, Campania, Tuscia, et Umbria, Picenum suburbicarium, Sicilia; Apulia, et Calabria, Brutii, et Lucania; SamCorsica, Valeria. » E nel tomo V. Sardinia, Secolo V. Cap. V1. p. 450 tocca più d'appresso l'affare, di cui fa parola il nostro Autore, e dice così » Ubi e vita excesserat Episcopus aliquis eorum, quos ordinare solebat Romanus Pontifex, qui ordinationum jure per totum Occidentem sibi competenti, in suburbicariis dumtaxat Ecclesiis utebatur, statim ipsum de obitu monebant Clerus, et plebs Ecclesiae viduae. Monitus Pontifex seribebat Clericis, et plebi de electione Episcopi. Vicino interim Episcopo commendabat vacantis Ecclesiae curam. Fiebat electio, concurrentibus Cleri, ordinisque, et plebis votis, decretumque omnium subscriptione firmabatur. Electionis decretum ad Pontificem mittebatur, cum precibus, ut electionem probaret, ac electum ordinaret.

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vano altri diritti; su di che versano varie quistioni fra gli Eruditi, nè quì è luogo da portarne giudizio). In guisacchè ne'primi dieci secoli della Chiesa non si fa menzione di alcun Vescovo del Regno nostro, che non sia stato dal Romano Pontefice ordinato; o da altri di suo espresso consenso; ed è questo il concorde sentimento degli Eruditi in tal punto, divenuto omai quasi un' assioma in fatto di Storia (1).

Che se a dispetto di tutto questo, il chiarissimo Patriarca persista pure in voler sostenere alla sua Sede Sorrentina il vantato diritto, e di Apostolico-divina istituzione; perchè non ne segna un' esempio solo di alcuna ordinazione dal suo Arcivescovo eseguita dal tempo degli Apostoli fino al duodecimo secolo? Noi però gliene mostriamo uno affatto contrario. A S. Gregorio il grande faceva istanza Clementina Patricia, che si fosse degnato di confermare Amando, eletto Vescovo di Sorrento; e'l Santo Pon

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Hunc Romam vocabat Summus Pontifex ad consecratioElectum Archidiaconus Ecclesiae viduae, aliique honorati, Romam comitabantur, et alias Cleri, plebisque literas ad Pontificem deferebant, quibus ordinatio instantius urgebatur. Tum sollemni ritu ordinatio Romae peragebatur, praevio examine de fide, et moribus etc. etc. Not. del trad.

(1) Universalmente così insegnano i più eruditi Teologi, ed insigni Scrittori. Posson vedersi fra gli altri il Card. Baronio all'anno 325. Errico Spondano allo stess' anno. Filippo Labbè apparat. a' Concilii, Emanuele Schelestrato nel Conc. Antioch. Cristiano Lupo nel Can. VII. del Conc. Nic. Dupin dell'antica disc. della Chie sa, Lodovico Tommasini Nuova, e antic. disc. p. 11 lib. II. Cap. VII. Antonio Caracciolo De' monum. della Chiesa Napoletana; Benedetto Bacchini dell' Ecclesiastica gerarchia p. 11, ed altri moltissimi.

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tefice le rispose, che dovea l'eletto trasferirsi assolutamente in Roma; anzi commise a Fortunato Vescovo di Napoli, che preso su di ciò il più rigoroso informo senza alcuna dimora l'avesse a Roma spedito (1). Dal che chiaramente s' inferisce, che a que' tempi (cioè al principio del settimo secolo) il Vescovo Sorrentino non era nel numero de' Metropolitani, cui competesse il diritto di consecrare i Suffraganci; altrimenti non dal Romano Pontefice, bensì da' Vescovi Comprovinciali, sarebbe stato ordinato come era il costume di quelle epoche, e trovasi prescritto circa le ordinazioni di siffatti Metropolitani; della qual cosa trattano innumerevoli Scrittori, e segnatamente Francesco Hallier, dallo stesso Patriarca citato (2). Nè

(1) S. Gregorio M. Ep. XVI. ad Clement. Patr. lib. VIII. Indiz. III. e nell' Epist. XVIII. dello stesso libro, e della medesima indiz. ad Anthemium Subdiacon. Possono vedersi le altre lettere dello stesso S. Pontefice relativamente ad altre Chiese del Regno, ed altri Vescovi delle Città Napoletane, nel lib. II. Epist. 35. Indiz. XI. ad Petrum Subdiaconum Campaniae; lib. II. Epist. 6 indiz. X. ad Ordinem, et Plebem consistentem Neapoli; lib. II. Ep. 15 ad Scholasticum Judicem Campaniae lib. VII. ep. 25 e 26 del Vescovo di Miseno (ora unita a Napoli) lib. III. ep. 39 indiz. 12 del Vescovo di Ortona; de' Vescovi di Brindisi, di Gallipoli etc. lib. V. Ep. XXI. Indiz. XIII. ad Petrum Ep. Hydruntinum.

(2) Sembra questo il luogo di ricordare un tratto della nostra Istoria patria, che dilegua invittamente tutte le favole messe in campo dal Patriarca degli Anastaggi, ad oggetto di garantire alla Chiesa di Sorrento la sognata dignità Metropolitica di Apostolico-divina istituzione: e non so persuadermi come il meritevolissimo nostro Autore non vi abbia avvertito. Sa ognuno, che ne' principii del duodecimo Secolo i nostri Principi Normanni, conqui

vale il dire, ciocchè il lodato Autore asserisce in sua difesa, essere stato, cioè, abolito un tale privilegio dell' Arcivescovo Sorrentino. Per

stata che ebbero per intero la estensione del territorio, di cui si compone ora il Regno di Napoli e di Sicilia, si adoperarono a tutto potere, onde si restituissero al Patriarcato Romano quante Chiese l'ambizione de' Greci Imperatori, durante tuttavia la loro dominazione su queste terre, gli avean tolte, per aggregarle al Patriarcato Costantinopolitano. Erano i Normanni per la di loro pietà abbastanza disposti a far' eseguire siffatta restituzione, conoscendo pur bene, che tali Chiese, come site nelle provincie Suburbicarie, al Pontefice Romano si appartenevano; ma a determinarveli più efficacemente vi contribuì lo zelo di Nilo Doxopatrio, che si trovava allora Archimandrita in Sicilia. Questi nell' auno 1143 indirizzò a Ruggieri I. nostro Re un suo trattato De quinque Thronis Patriarchalibus; ( che è stato in gran parte trascritto da Leone Allacci nell' Opera sua De Eccl. Orient. et Occid. lib. I. e da Emanuele Schelestrato Antiq. illustr. ) nel quale dimostra quali fossero le Chiese Siciliae, Calabriae etc. adnexae Throno Constantin. a Romano avul

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sae. La enumerazione di questo Autore è uniforme alla Novella dell' Imp. Leone detto il Sapiente, figlio di Basilio il Macedone, che assunto all'Impero dal padre circa l'an. 880, dopo aver regnato circa 25 anni, si morì a'11 Giugno 911. (v. Nat. Aless. tom. VI. Sec. IX. e X. c. VI. art. IV. ). Da questo Imp. circa l'an. 891 si fe. ce una descrizione, o sia Catalogo di tutti i Metropolitani, e Vescovadi soggetti a' cinque maggiori Patriarchi cioè di Costantinopoli, di Roma, d'Antiochia, di Gerusalemme, di Alessandria, divisi nelle rispettive Provin cie; come si ha fra gli altri da Giovanni Leunclavio nel suo Jus Greco-Roman. tom. II. p. 88. riportato da Giuseppe Bingamo vol. 3. l. IX. c. VII. Le provincie soggette al Trono Costantinop. si fanno ascendere a Cinquantasette con questa epigrafe Ordo praesidentiae Metropolitanorum, qui subsunt Throno Constant. et subje clorum eis Episcoporum. Dopo di averli tutti distintamente nominati, si descrivono quelli Avulsi a Diaecesi Ro

ciocchè o quest' abolizione vuol supporsi prima della vita di Barbato, o dopo. Se prima, come può dirsi estinto un diritto, che non ha mai esistito, secondo rilevasi fra l'altro dalle

mana, jamque Throno Constantinop. subjecti Metropolitani, et qui subsunt eis Episcopi sunt hi..... In fine si enumerano que', che non erano Metropolitani, ma per titolo di onore venivano denominati Arcivescovi; e al XIV. luogo si trova Napoli, al XV. Messina. Si passa poi alla descrizione delle Provincie e de' Vescovadi sub gloriosissimo Eparcho Romae, sive Italiae; e da ultimo de'rimanenti tre Patriarchi.

Or da siffatta descrizione, o sia catalogo de' Metropolitani di tutte le Provincie del Mondo Cattolico, fatta come sopra sul fine del nono Secolo, sottoposti a' nominati Patriarchi si d' Oriente, che d'Occidente niuna memoria vi si scorge della Chiesa di Sorrento: come indubitatamente avrebbe dovuto esservi annoverata, o perchè a quelle epoche compresa nel Ducato Napoletano, e quindi sottoposta all' Impero Greco, e al Patriarcato Costantinopolitano, del pari che si osserva di Napoli, e di altre Chiese; o come compresa nelle Provincie soggette al Patriarcato Romano tanto poi più se voglia riflettersi, che descrivendosi li Vescovadi della Campagna, nè tampoco di essa si fa menzione, quantunque vi si leggano espressi altri, cioè Ortona, Siponto, Amalfi, ec. ec. Dal che chiaramente s'inferisce la verità sostenuta dal nostro Autore, che la eennata Chiesa di Sorrento non prima dell' an. 968 sia stata eretta Metropolitana; e che Leopardo suo Vescovo abbia avuto il primo quest' onore dal Pontefice Giovanni XIII. il quale conferì simile distintivo a varie altre Chiese di questo nostro Regno, come nel 962 a Napoli; nel detto anno 968 a Capua; e nel 969 a Benevento. Di tuttocciò oltre degli Autori citati dal nostro Milante, posson vedersi Leone Ostiense lib. 2. c. 9. Carlo Sigonio lib. 7. an. 966. il Baronio all' an. 968. l'Anonimo Salernitano p. 7. n. 5. e da ultimo Pietro Giannone Ist. Civ. del Regno di Napoli vol. 1. lib. VI. c. ult. e lib. VIII. c. ult. Nota del trad.

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