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riti dell' offerta dovranno senza meno implorarmi, che ne resti scusato. Quest'uomo insigne, dato nel 1743 per Pastore alla patria nostra dall'immortal Carlo III. di sempre gloriosa ricordanza, ne' pochi anni del suo Vescovado, tutto si dedicò ad illustrarla con la di lui vigilantissima sollecitudine non meno, che con le cure più assidue e travagliose, onde mettere in veduta quanto v'era da ammirare circa la sua origine, la sua ampiezza, la sua celebrità: E ad un fine sì nobile mirano le Dissertazioni, che egli compose, a dispetto delle gravi difficoltà incontrate per degnamente riuscirvi. Esse poi si meritarono gli applausi universali di tutti i dotti; specialmente degli Scrittori della Storia Letteraria d'Italia; di que' di Trevoux; dell' Ansaldi; del Doria; e fra' nostri del Mamachio; del Vargas-Macciucca; del Sabbatini; ed altri. Ma sopra tutti dell' eruditissimo Benedetto XIV., cui il nostro Autore era non solo accetto per la di lui multiplice sapienza, ma ancora per certa maniera in venerazione tanto, che quel dotto Pontefice spesse volte nelle OpeTe sue e segnatamente nella celeberrima de Synodo Dioecesana, lo ricorda, e lo cita con lode.

rena,

La generale approvazione adunque, e la fama mi hanno incoraggiato a tradurle dal latino ; e all' E. V. dedicarle sentendomi nel cuor confortato da una quasi certezza, che sia per riceverle con see lieta accoglienza. E tale fiducia non nasce semplicemente dalla piacevolezza dell'animo, che tanto risplende nella persona di V. E.; bensì da quell' affettuosa propensione, con cui ha sempre mirato e questa patria, e quanto possa riguardarla: Ed è perciò che un'Opera, la quale le ne rammenta i fasti, potrà anch'essa attirarsi con facilità il suo compiacimento.

V'ha in fine un' altro motivo, che mi rende animoso a farle la presente offerta: ed è appunto per grata significazione dalla mia parte; e confido pur' anche della universalità de' miei Concittadini; che tutti noi non pur viva serbiam la memoria de' si frequenti, e si rilevanti favori, che V. E. si è costantemente degnata di compartire a chiunque si è affidato alla sua valevole protezione; ma vogliamo ancora con questa per altro tenue dimostrazione sinceramente appalesarla.

Si compiaccia intanto l' E. V. gradire il piccol dono, che con ingenuo ani

mo umilmente le offro; e voglia usar con esso del suo forte patrocinio; con me d'un pietoso compatimento.

lo sono col più profondo rispetto

Di V. E.

Devotis. Umilis. ed Obbligatis. Servo vero
GIACINTO M. CAN. D'AVITAJA-RAPICANO
Maestro di Sacra Teologia

AVVERTIMENTO.

PREVENUTO dalla morte Monsignor Milante non vide pubblicata l'Opera sua. Fu cura bensì del di lui successore nel Vescovado di Castellamare, Monsignor D. Giuseppe Coppola dell' Oratorio di Napoli, e del Capitolo Cattedrale di detta Città, di farla stampare, dedicandola al Pontefice Benedetto XIV. di gloriosa ricordanza; cui era sommamente accetto l'Autore. Poco dopo surse un' uom' maldicente ed ardito, il quale, abusando del nome di Monsignor Ludovico Agnello degli Anastaggi, Arcivescovo di Sorrento, scrisse , e pubblicò una diatriba acerbissima contro il Milante, col titolo Animadversiones in librum F. Pii Thomae Milante Episcopi Stabiensis. Opus Ludovici Agnelli Anastasii Archiep. Surrent. Neapoli 1751. Le villanie, e le ingiurie, di cui quella satira amara è da cima a fondo aspersa, si conoscono a prima fronte e da per loro stesse si condannano al meritato obbrobrio, ed all'obblìo. Vi fu nondimeno il nostro concittadino D. Gaetano Martucci, dotto ed eruditissimo medico, che ben dettagliatamente le confutò nella sua Lettera ec. stampata in Napoli 1753. Ma per conoscerne più da vicino il merito, non è superfluo qui trascrivere il giudizio, che ne diedero i compilatori della Storia Letteraria d'Italia nel Tom. III, lib. II, cap. 3, §. 12.

» Di due Libri or parleremo, i quali non deb

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» bonsi l'uno dall' altro dividere, e scompagna»re; e un' esame diligente sul secondo servirà » anche a formare il giudizio del primo. Dopo » la morte di Monsignor Milante, Vescovo Do» menicano, seguita nel 1749, tra gli scritti suoi >> trovossi quest' Opera, consistente in cinque Dis>> sertazioni: 1. De antiquitate, magnificentia, » et situ Stabiarum: 2. De antiquitate, et prae»stantia Ecclesiae Stabianae: 3. De Monte » Aureo, ac inibi a S. Catello erecto templo » in memoriam Archangeli Michaelis: 4. De Epoca S. Catelli: 5. De Episcopis Stabia»> nis. Monsignor Coppola, succeduto a quella Vescovil Cattedra, credè onorevol cosa, e alla memoria del defonto Predecessore e alla » sua Chiesa, il darla in luce. Dopo un' anno di meditazione, di fatica, di studio, è usci» to in campo Monsignor Anastaggi Arcivescovo » di Sorrento, e un'acre ingiuriosissima censu» ra ha pubblicata, che ora esamineremo. Non sappiamo, se vivente Monsignor Milante, l'Ar>> civescovo Sorrentino avrebbe scritto con tanto » calore e con tante contumelie; ma facile è » ad ognuno, barbam vellere mortuo Leoni. » Protesta Monsignor Anastaggi, cha lo ha determinato a scrivere, il vedere nel libre di Monsignor Milante, e depressa la Chiesa Sor» rentina, di cui è Suffraganea la Chiesa Stabiense, e malmenato Monsignor Filippo Pa»triarca di Antiochia suo zio. Ma poteasi as>> sumere la difesa dell' una, e dell' altro con più di moderazione; e dovea ricordarsi il dot>> to Metropolita, che se ad ognuno conviene » la urbanità, e carità cristiana, ancorchè offe» so; molto più era richiesta in un' uom di Chie

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