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puccini edificarono in Castellamare il loro Convento con la Chiesa, che di presente vi hanno,

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so di essa con molte Cappelle, nè quoi a veruno assegnate; coloro, che le aveano nel Vescovado vecchio, di propria autorità, e senza pagarne il prezzo, se ne erano impossessati, mettendovi li proprj stemmi e seppellendovi i morti dimandavano pertanto delle providenze, perchè dette operazioni non potessero pregiudicare li diritti di essa Università; in piè della quale petizione trovasi così decretato » quod tam hactenus innovata, quam in posterum, quovis modo, aut quaesito colore in Sacellis, seu loco quocunque forte innovanda, etiamsi fuerit principalior ara dictae Ecclesiae, cunctis partibus per quodcumque temporis spatium nulla penitus patronatus subjectum afferat etc. Sed quasi ingenita, et naturali perfruant libertate; donec aliter communicato consilio cum Civitate, auditis audiendis, et signanter habentibus Cappellas, suaque jura in Vetere Ecclesia Basilica fuerit Judice ordinatum; et ita fuit provisum per hoc suum etc. Hyppolitus Episcopus Stabiensis lectum latum die 6 mensis Aprilis 1618. Dal quale monumento si desume, che in tal' epoca durava tuttavia la fabbrica della Chiesa; quantunque fosse inoltrata in modo, onde praticarvisi delle sacre funzioni.

Altro tratto di generosità, e di zelo affettuoso verso di questa Chiesa, che onora egualmente la vita di Monsignor Majorano, fu la donazione da lui fatta al Capitolo, e Clero di Castellamare, in aumento delle distribuzioni quotidiane per l' Officiatura Corale della Cattedrale : e non so perchè l' Autore l'abbia preterito nel di lui Elogio. Questa donazione porta l'epoca de' 20 Aprile 1587 per Notar Paolo Fedele di detta Città. Con essa, considerando quel degno Prelato, che la tenuità delle rendite della Massa Capitolare era un' ostacolo alla giornaliera officiatura nel Coro della sua Cattedrale; e volendola promuovere nel miglior modo possibile, dichiarò di possedere fra gli altri suoi beni patrimoniali un Capitale di duc: Mille, con la corrispondente annualità di duc: sessanta sul Banco A. G. P. di Napoli; e quindi ne fe donazione irrevocabile fra' vivi al Capitolo, e Clero di detta Chiesa, per impiegarne il frutto nelle quotidiane di

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nel Juggs desto, allora la Fontanella; e 'l cendi taluni particolari Cittadini un piccol fondo della Mensa, ove que' Frati stabilirono la loro dimora; impiegandone il prezzo nella fabbrica della Cattedrale: e tuttocciò si rileva dallo stesso Protocollo di Notar Paolo Fedele al foglio 18, ove è scritto così: » Ill. et Rev. D. Ludovicus Majoranus vendidit, et alienavit quibusdam particularibus dictae Civitatis quan dam ejus Sylvam Castaneatam, cum quibusdam pedibus olivarum, sitam et positam ubi dicitur Fontanola ec.

Il prelodato Vescovo fu peritissimo in ogni genere di erudizione, specialmente nella Filosofia, e nella Teologia: ma con modo particolare si distinse nella facoltà legale, e nella latinità, di cui ne amava oltremodo l'eleganza, e Ja floridezza, come può vedersi dalle seguenti opere, che di lui ci rimangono impresse.

stribuzioni del Coro. Il Banco in fatti nel 1590 pagò il Capitale, e venue impiegato con D. Cesare Coppola di Castellamare a' 6 Settembre detto anno per detto Notar Fedele; e da costui restituito nel 1593 fu riempiegato a' 19 Settembre per detto Notar Fedele con D. Gio: Domenico de Rogatis; e quindi nel 19 Settembre 1600 per lo stesso Notajo fu dato a Giovanni de' Medici di Gragnano: il quale poi nel primo Giugno 1657 per Notar Giuseppe Longobardi diede in solutum una sua Massaria di moggia ventidue circa nel luogo detto Carmiano, che era specialmente ipotecata al suddetto credito: Con che la Massa Capitolare venne ad accrescersi per questo solo ramo di circa annui ducati mille, che è attualmente il frutto di detto fondo. Ed è osservabile, che un simile atto di largizione non fu sottoposto dal lodato Vescovo, che al solo peso di quattro anniversarii in ogni anno per suffragio dell' anima sua. — Nota del traduttore.

scovo Majorano di tutto l'introito da lui fatto per un quatriennio delle rendite della

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Vescovile, e ne riporta dal cuesimo ampia quietanza. A' tre anni pertanto di vacanza, che si accennano in quel Breve Pontificio decorsi a tutto il 1580, aggiunto il seguente anno 1581 resta assicurata la posizione, che nel 1582 quel Vescovo avea preso possesso della Chiesa.

La prima cura di questo Vescovo fu di trasferire in luogo più atto, e più decente la sua Cattedrale, che pensò di erigere da' fondamenti. Dopo avervi egli impiegate ingenti summe, implorò l'ajuto de' Cittadini e della Università; la quale con lo sborzo di più migliaja ne ridusse a termine il lavorio ; avendosi imposto a tale oggetto un dazio, e una gabella (1).

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(1) Non si può senz' ammirazione a un tempo, e tenerezza, legger la storia di simigliante avvenimento, che ci è stata conservata da Notar Paolo Fedele ne' suoi Protocolli del 1586 al 1588. Erano Amministratori dell' Università in quel tempo li Signori Gio: Roberto de Comparato, Gio: Francesco Vergara, Gio: Francesco Coppola, e Gio: Domenico de Granito. Alle premure del Vescovo, radunata la Città in pubblico parlamento, aderendoyi sollennemente, nominò Deputati alla fabbrica della Chiesa del nuovo Vescovado li Signori D. Gio: Battista Castaldo U. J. D. D. Gio: Girolamo di Masso U. J. D., e'l Notajo Gio: Girolamo di Majo, a' quali concedette le più estese facoltà; e specialmente di ottenere un Breve Ap postolico, roborato di Reale assenzo, ad oggetto di potere erogare tutta la spesa necessaria. Per non gravare la pubblica Cassa, si determinò d'imporre un dazio di un tornese a rotolo sulle Carni, ed altri generi di consumo per lo corso di dodici anni, onde essere al caso di somministrare per la detta opera almeno ducati seicento in ogni anno. Al che adempitosi, nel dì 23 Luglio 1587. si devenne alla ideata imposizione così concepita » dictam Universitatem Castrimaris in unum congregatam, more, et loco

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É osservabile, benanche, che al tempo questo Vescovo, cioè nel 1583, i Frati Cap

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solitis, decrori...et ordinasse per annos duodecim, solvantur per ipsam Universitatem pro fabrica Ecclesiae novi Episcopatus anno quolibet ducatos sexcentos; pro quorum solutione imponatur gabella unius torniensis pro quolibet rotulo super carnibus et salsumis; et super impositionem dictae gabellae fuisse obtemptum, et impetratum Brevem Apostolicum, et Regium assensum ; et pro exequutione voluntatis dictae Magnificae Universitatis fuisse formata Cartella, et Capitula infrascripta, quorum Cartellae, et Capitulorum dicta gabella vendi potuisset quorum Cartellae et Capitulorum tenor est v3 etc. etc. »

I Deputati intanto di accordo col Vescovo Majorano si diedero tutta la premura, onde eseguire con la maggiore sollecitudine l'edificazion della Chiesa. Elessero in prima l'Architetto Napoletano D. Pietro Antonio de Santis ; indi precedettero alle diverse convenzioni per l'acquisto de' materiali bisognevoli; cioè di ottomila pesi di calce per ducati scicento; in conto de' quali il prelodato Monsignor Vescovo ne pagò ducati cento a' 20 Aprile 1587 di suo proprio denaro con fede di credito per lo Banco della Pietà di Napoli: convennero similmente l'acquisto, e'l trasporto delle pietre tufe Napoletane; e di tutti i piperni, che occorrevano, da' Monti di Soccavo sopra Napoli; in fine chiamarono per la esecuzion della fabbrica due Capimaestri Napoletani denominati Santoro Cartolaro, e Paolo Fasano; e di tutte queste diverse convenzioni ne esistono i rispettivi Istromenti di appaldo co' patti corrispondenti, e proprj di que' tempi.

Quanto tempo durasse la fabbrica della detta nuova Chiesa, non è noto. Convien dire, che nè il lodato Monsignor Majorano, che pochi anni sopravvisse alla incominciata edificazione, nè i di lui successori Miro, Manso, Quiros la vedessero perfezionata; poichè presso il Notar Marcello di Rosa di Castellamare a' 7 Giugno 1618 si legge una petizione diretta al Vescovo di allora Ippolito de Riva dal Sindico, ed Eletti della Città di Castellamare, con la quale dicono, che avendo l'Università a sue spese edificata la Chiesa, e non essendo per anco condotta a fine, ritrovandosi non pertanto compito il va

puccini edificarono in Castellamare il loro Convento con la Chiesa, che di presente vi hanno,

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so di essa con molte Cappelle, nè quoi a veruno assegnate; coloro, che le aveano nel Vescovado vecchio, di propria autorità, e senza pagarne il prezzo, se ne erano impossessati, mettendovi li proprj stemmi, e seppellendovi i morti: dimandavano pertanto delle providenze, perchè dette operazioni non potessero pregiudicare li diritti di essa Università; in piè della quale petizione trovasi così decretato » quod tam hactenus innovata, quam in posterum, quovis modo, aut quaesito colore in Sacellis, seu loco quocunque forte innovanda etiamsi fuerit principalior ara dictae Ecclesiae, cunctis partibus per quodcumque temporis spatium nulla penitus patronatus subjectum afferat etc. Sed quasi ingenita, et naturali perfruant libertate; donec aliter communicato consilio cum Civitate, auditis audiendis, et signanter habentibus Cappellas, suaque jura in Vetere Ecclesia Basilica fuerit Judice ordinatum; et ita fuit provisum per hoc suum etc. Hyppolitus Episcopus Stabiensis lectum latum die 6 mensis Aprilis 1618. Dal quale monumento si desume che in tal' epoca durava tuttavia la fabbrica della Chiesa; quantunque fosse inoltrata in modo, onde praticar-. visi delle sacre funzioni.

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Altro tratto di generosità, e di zelo affettuoso verso di questa Chiesa, che onora egualmente la vita di Monsignor Majorano, fu la donazione da lui fatta al Capitolo, e Clero di Castellamare, in aumento delle distribuzioni quotidiane per l'Officiatura Corale della Cattedrale: e non so perchè l'Autore l'abbia preterito nel di lui Elogio. Questa donazione porta l'epoca de' 20 Aprile 1587 per Notar Paolo Fedele di detta Città. Con essa considerando quel degno Prelato, che la tenuità delle rendite della Massa Capitolare era un' ostacolo alla giornaliera officiatura nel Coro della sua Cattedrale ; volendola promuovere nel miglior modo possibile, dichiarò di possedere fra gli altri suoi beni patrimoniali un Capitale di duc: Mille, con la corrispondente annualità di duc: sessanta sul Banco A. G. P. di Napoli; e quindi ne fe donazione irrevocabile fra' vivi al Capitolo, e Clero di detta Chiesa, per impiegarne il frutto nelle quotidiane di

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