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quella adunanza poteva non meravigliarsi, più che della magnificenza di tale cerimonia, della forza di questa istituzione, la quale dopo molti e molti secoli conduce ancora dalle più lontane regioni innanzi ad un sol uomo, senz'altra coazione che una semplice lettera d'invito, tanti uomini di tutte le nazioni legati da una disciplina che ha appena una sanzione sensibile, e pure devoti, almeno per molti di loro, fino ad un segno sconosciuto in ogni altra assemblea, cioè fino alla diminuzione volontaria e deliberata di se stessi, ed occupati non ad estendere le proprie prerogative, ma bensi a lottare tenacemente con l'opinione pubblica per menomarle. Come si concepisce a questo spettacolo il sentimento indomabile d'autorità che ha sempre dominato i Papi! Niuno fuori di loro giunge, relativamente al proprio Stato ed anche assolutamente nella società umana, ad un grado così alto di dominazione e soprattutto di onoranza.

7. Appena entrato il Papa, si diè principio alla Messa solenne cantata dal cardinal vicario. Finita questa, il segretario del Concilio pose il libro del Vangelo sopra un ricco leggio, ed accanto a quello il vescovo d'Iconio tenne un discorso latino: indi il Papa, rivestito delle assise pontificali, ricevè tutti i vescovi e tutti i membri del Concilio all' obbedienza. Questa cerimonia consiste in ciò, che tutti i vescovi ad uno ad uno s' inginocchiano innanzi a lui e gli baciano il ginocchio. Che sforzo di memoria è necessario a colui che così umilmente s'intitola servus servorum Dei, a ricordarsi di questa modesta formola durante tutta quella cerimonia !

8. Dopo ciò il Papa benedisse solennemente tre volte l'adunanza, e quindi proferi l'allocuzione per l'apertura, alla fine della quale vi fu un momento di vera commozione in tutti gli astanti. Ciascuno che ha potuto conoscerlo, sa quanto la natura del Papa sia sensitiva e pronta alle più vive commozioni. In quell'istante la più profonda fede ed il più grande entusiasmo parevano infiammarlo, e a malgrado della sua grave età lo mantenevano aitante della persona ed infaticabile in quella lunghissima e faticosissima cerimonia. È proprio delle forti convinzioni e del forte sentire comunicarsi rapidamente. Il Papa, che era stato molto commosso durante tutta la cerimonia, alla fine dell' allocuzione volse due invocazioni, una al Santo Spirito, l'altra alla Vergine: arrivato a quel punto, egli si levò innalzando le braccia al cielo, e tutta l'assemblea, come per un moto stesso, si trovò levata. Quel momento era un solenne spettacolo. I germi che dovevano dividere quelli animi, e raffreddare quell'entusiasmo, non erano ancora sbocciati, e tutti gli affetti, tutti i timori, tutte le speranze del mondo cattolico agitavano forse i cuori della sua universale assemblea.

9. Dopo altre preci e l'inno d'invocazione al Santo Spirito fu letto il decreto di apertura del Concilio: poscia i vescovi interrogati, se piacesse loro che il Concilio avesse cominciamento, assentirono con il liturgico placet: e con questo e con un inno di ringraziamento, dopo avere decretato la prossima sessione pel di 6 di gennaio, si chiuse la prima, e fu aperto il Concilio Vaticano che è convocato, diciotto secoli dopo la fondazione del Cristianesimo, a ponde

rare e dirigere le sorti della Chiesa Cattolica, e che perciò appunto sta per decidere, se le nazioni occidentali d'Europa, quali sono ai nostri giorni politicamente e socialmente costituite, e con le loro presenti costumanze ed istituzioni, hanno o non hanno più una religione.

II.

Importanza di quest' Assemblea.

1. Fin qui la parte esteriore, che per la sua forma fu splendidissima, e vinse ogni aspettazione. Certo è che il vedere all'invito del Papa radunarsi e inchinarglisi dinanzi tante dignità venute d'ogni parte della terra; l'incontrarsi, secondo quel che giustamente notava uno scrittore francese, sul limitare del Vaticano il patriarca di Babilonia ed il vescovo di Chicago, il mondo passato ed il mondo avvenire a traverso un presente che è tutta una civiltà, in un pensiero che comprende tutta un' èra, è cosa non poco mirabile. Ma se si scende sul nudo terreno dei fatti, e se dalla forma esteriore si passa a contemplare la sostanza, il vescovo di Chicago non rappresenta una Chicago cattolica, più che quello di Babilonia non rappresenti una cattolica Babilonia. E ciò sarebbe men male, che questi due estremi non rappresentassero due società cattoliche; ma quanti altri vescovi non sono nelle stesse condizioni? Tacendo anche di tutti vescovi in partibus infidelium, che cosa rappresentano i vescovi americani in attenenza coi titoli delle loro diocesi? Che cosa rappresenta innanzi

alla Chiesa Cattolica, ossia universale, l'arcivescovo di Nuova York? Ma lasciamo anche le nazioni acattoliche quanti sono i vescovi francesi che si sentono realmente pastori di tutto o della maggior parte del loro gregge? e che sieno la rappresentanza reale di una vera società cattolica, o almeno di una reale maggioranza cattolica? Questa condizione si riscontra ancora con un certo carattere generale fra le principali nazioni d'Europa solo in Italia, e meglio in Spagna, e, se si vogliono riguardare come nazioni, in Irlanda ed in Polonia, e finalmente con un carattere meno esclusivo, ma più profondo e più illuminato, in alcune parti della Germania.

2. Se l'Occidente è rimasto cristiano, pure incominciando dall' ottavo secolo che, tranne passeggere e parziali dissidenze, fu il punto massimo della cattolicità o universalità di una forma cristiana comune, si sono da questa a grado a grado distaccate, secondo certi caratteri e certe tendenze, alcune grandi nazionalità, o meglio schiatte, nè i Concilii valsero ad impedirlo. Nè il quarto Concilio di Costantinopoli, nè più tardi quello di Firenze, valsero a impedire lo scisma d'Oriente, che fu la prima fase di disunione; nè il Concilio di Trento valse a ricondurre all' unità le schiatte germaniche ed a frenare il Protestantesimo, che fu la seconda fase di disunione e costò alla Chiesa Cattolica la Germania, l'Inghilterra, la Scandinavia e potenzialmente l'America e l'Australia. La terza fase che minaccia ormai da pressochè un secolo il Cattolicesimo nei paesi che gli son rimasti, è ciò che chiamasi, perchè non ha ancora un nome, col generico nome di

rivoluzione. Qual sarebbe il contegno del Concilio Vaticano in questa nuova fase, a fronte di questa gravissima minaccia, era il problema, di cui, dacchè quello fu convocato, ognuno si proponeva la soluzione. Procederebbe esso per scelta o per eliminazione? Prenderebbe esso il limite più largo per abbracciare un maggior numero d'uomini nella Chiesa, o il più stretto, gettandone così il più gran numero nella rivoluzione? Questi sono i pensieri che occupavano tutte le menti non afflitte dalla malattia del tempo; poichè per costoro il momento e la questione sono assai gravi, più gravi che non sembri agli osservatori superficiali conviene ripeterlo, si tratta di sapere, se le nazioni cattoliche d'Europa avranno o no una religione, non una forma estrinseca e nominale, ma una religione reale, comunemente sentita, che si manifefesti nelle loro azioni e che sia concorde con le loro costumanze ed istituzioni.

3. Se il Concilio di Costantinopoli non impedi lo scisma d'Oriente, nè quello di Trento la riforma d'Occidente, non è men vero che altri Concilii, con più o meno difficoltà, trionfarono finalmente e conseguirono l'intento, per il quale si erano convocati. Così Nicea, Efeso e Calcedonia vinsero, sebbene più tardi, e non rimane segno dei nemici da essi combattuti. Chi volesse trovare una ragione plausibile, poichè ve n'ha in ogni cosa, potrebbe non senza fondamento rinvenirla in questo: cioè, che ogni qual volta la Chiesa ebbe a fronte un mero errore di giudizio, il quale non aveva dietro a sè altra ragione di esistere che una differenza d'opinione, lo vinse con più o meno agevolezza, se

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