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condo la sua maggiore o minore gravità e importanza, perchè in quel caso l'autorità compendiava in sè e rappresentava alla fine la gran maggioranza dell'opinione e degl' interessi cattolici, che all' unità volentieri sacrificava queste differenze meramente speculative. Quante volte invece la Chiesa ebbe a fronte grandi interessi, e tendenze generali o parziali, ma poderose e peculiari di alcuna schiatta o nazione, e l'errore o nacque o prese il pretesto da esse, e ne divenne finalmente la manifestazione; allora quelle fortificarono questo, e per la possanza delle prime il secondo trionfo. Come non riconoscere nei due grandi scismi che hanno diviso il Cristianesimo, la manifestazione di due sentimenti antichi quanto il genere umano, l'orgoglio del passato e l'impazienza dell'avvenire? Chi non ravvisa nel primo l'intolleranza del vecchio giogo e nel secondo la ritrosia al nuovo? Se a ciò si aggiungono le combinazioni secondarie e i grandi interessi che vi si strinsero intorno, si avrà il giusto valore di tutte le forze che combatterono nel campo teologico, perchè soprattutto a quei tempi non potevano dispiegarsi altrimenti.

4. A quale dei due casi risguarda lo stato presente? In quali condizioni intrinseche ed estrinseche si adunava il Concilio Vaticano per provvedervi, e quale azione avrebbe esso sopra l'andamento della società e della Chiesa? Il rispondere alla prima dimanda non è difficile, poichè non v'ha dubbio che dietro ogni questione che si possa proporre al Concilio, ne sta una sociale di grandissimo momento oggidì, e che porta con sè un vasto corredo di tendenze e

d'interessi vivissimi. Quanto alla seconda, all' apertura del Concilio era ancora assai difficile dare una risposta adequata, e non rimaneva, pur volendo fare alcuna congettura, se non che riandare quel che aveva preceduto ed anche quel poco che già era avvenuto del Concilio stesso, e che era già di pubblico diritto, a fine di trarne qualche lume e formarvi sopra un criterio approssimativo.

5. Dalla sua origine in poi la Chiesa non ebbe mai un così lungo intervallo come questo senza un Concilio Ecumenico. Di ciò molte ragioni potrebbero addursi, tratte dal poco desiderio che se ne senti per la calma succeduta alla tempestosa crisi della Riforma, e per l'indifferenza religiosa che prevalse negli ultimi secoli, come anche dalla poca convenienza che dopo l'ultimo esperimento del Concilio di Trento tutti gl'interessati vedevano a riunirlo, essendone i vescovi usciti, abbenchè raffermati, menomati di autorità, non avendo il Papa nessuna buona ragione per intralciare e rimettere più oltre a prova la sua. Ma la ragione più semplice, senza dilungarsi in molti particolari, si è che da monarchia, per così esprimerci, abitualmente costituzionale, con successiva e progressiva esplicazione la Chiesa uscì dal Concilio di Trento costituita a monarchia solo occasionalmente temperata; quindi il niun bisogno, anzi una certa ripugnanza alla riunione dei suoi Stati Generali. Se per nuova esplicazione essa procedesse definitivamente alla monarchia assoluta, il Concilio Vaticano sarebbe forse l'ultima sua assemblea deliberante, e queste adunanze, cambiando natura, diverrebbero assolutamente con

sultive e perciò, come il concistoro dei cardinali, piuttosto una solenne cerimonia che un avvenimento sostanziale nell' economia della Chiesa.

6. Checchè voglia dirsi o supporsi, è innegabile che per se stesso l'atto spontaneo del Papa, il quale aduna il Concilio, quando nulla ve l'obbligava, e quando l'episcopato si mostrava già da per se stesso in ogni luogo e generalmente devoto ed inchino ad ogni sua volontà, è atto d' indole liberale, è un passo indietro nella via dell' assolutismo ed uno innanzi verso una restaurazione più larga e più razionale della costituzione ecclesiastica, perchè fondata nell' opinione complessiva di molti, anzichè nell'arbitrio di un solo. Chi dubitava del buon effetto che potesse conseguirsene, manifestamente dubitava della dottrina e del carattere dell' episcopato, perchè il fatto papale sta, e non può negarsi. Ed invero, per quel che riguarda il Papa, tutto in questa convocazione porta il carattere della libertà e della spontaneità, se non rispetto all'azione che vi abbiano potuto avere gli avvenimenti, certo per quella che vi abbiano potuto avere gli uomini.

7. Allorquando le vicende italiane del 1859-60 cominciarono a minacciare così da vicino l'esistenza stessa della Corte di Roma, questa sentendo mancarsi il terreno in Italia, nè trovando qui elementi per resistere, ebbe ricorso, com' era sempre stato suo uso in uguali congiunture, alle nazioni cattoliche. Ma siccome le condizioni politiche dell' Europa erano tali da non poter fare fondamento per i suoi fini sopra i Governi, per la disposizione tutta sua propria ad accomodarsi alle condizioni dei tempi, invece che ai Ga

binetti s'indirizzo all' opinione pubblica, si valse dei giornali, delle pubbliche adunanze e di tutti gli altri mezzi che operano su quella: invece della politica diplomatica ne fece una partigiana. Da questo principio può dirsi che nacque o meglio risorse, crebbe poscia e si mostrò infine preciso ed ordinato con un programma chiaro ed uniforme, con forte volontà ed assai buon organamento, il cosi detto partito cattolico. Questo si formò, si disciplinò, si tenne in continua comunicazione con Roma per mezzo e nell' occasione delle grandi riunioni di gente qui fattevi per la definizione del dogma dell'Immacolata Concezione, per le Canonizzazioni, e per il centenario di San Pietro. Ancora cooperarono al suo valido organamento l'istituzione dell' Obolo di San Pietro per sovvenire alle finanze pontificie, gli arruolamenti degli Zuavi a brevissima. ferma che si rinnovavano così intieramente ogni anno, le fondazioni di varii giornali, le pubblicazioni, le feste civili e religiose, ed altrettali mezzi d'azione: infine la politica tradizionale della Corte di Roma conservandosi la stessa cambio terreno, e invece della Santa Alleanza si servi di un partito cattolico cosmopolita, il quale raccolse poscia intorno a sè interessi e passioni disparatissime, e così combattè non senza buon successo contro l'avverso andare dei tempi. A questo fine riusci ottimo istrumento la Compagnia di Gesù, come quella che per unica più che straordinaria disciplina, per autorità e per diffusione sopra tutta la terra, poteva coordinare e disbrigare tutta questa bisogna con un'unità di azione e di pensiero che altrimenti sarebbe stato assai difficile praticare.

8. Ma tutto ciò non potè farsi senza uscire dal campo politico ed entrare immediatamente in quello dei grandi principii, essendochè nell' istituzione papale i duo reggimenti siano cosi insieme confusi che in ogni occasione reagiscono necessariamente l'uno sull'altro. Il partito cattolico, essendo per sua natura la personificazione del principio di autorità assoluta ed avendo perciò raccolto i più de' suoi nel mondo che fu, appena ordinato ed entrato in azione si trovò al cospetto del mondo che è; l'urto non tardò a farsi sentire, e fu, quanto lo permetteva la mitezza dei tempi, violentissimo. Roma non potè modificarne l'indole e neppure moderarlo: posta necessariamente in balia dei suoi difensori, non riuscì neppur essa stessa a conservare quella equanimità nell'azione che a malgrado del suo carattere essenzialmente autoritario, anzi, forse appunto mediante questo, aveva sempre fino allora conservata. In questo primo periodo d'incubazione del moto religioso che si manifestava appena per mezzo della Civiltà Cattolica, dell' Univers e nelle lettere pastorali di alcuni vescovi di Francia, vennero alla luce l'Enciclica e il Sillabo. Occupata la mente dal pericolo della potestà temporale, niuno nella Chiesa sollevò obiezioni nè frappose dubbio. Il vescovo d'Orléans sembrò fin da quel momento che cominciasse ad essere inquieto per l'andamento che le cose prendevano, e col suo commentario sibillino sull'Enciclica parve darne alcun segno; ma fece poco frutto, poichè la spinta era data, ed era forse già tardi per modificarne la direzione.

9. Da un lato l'aver fatto tanto cammino in que

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