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CONCLUSIONE.

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1. Questi avvenimenti sono già lontani da noi più di due anni, spazio di tempo che è meno di un batter di ciglia innanzi alla storia del pensiero; ma che pure ne presta già un certo margine sufficiente a deporvi qualche considerazione sopra i resultati fin d'ora apprezzabili dell' opera del Concilio Vaticano e particolarmente sopra le condizioni, nelle quali si trovano le popolazioni cattoliche e la società in genere dinanzi ad esso. E ciò sarà tanto più opportuno, quanto che, essendo stato il Concilio prorogato, sia per noi di un'importanza pratica ed immediata il conoscerle ed estimarle al loro giusto valore durante questo tempo d'interruzione e di riposo. Esse possono considerarsi sotto tre aspetti corrispondenti ai tre grandi interessi che determinano l'esistenza di tutte le società, cioè religioso, sociale e politico.

2. Dal lato religioso l'effetto immediato dell'opera dal Concilio Vaticano nei Cattolici più devoti, anche in quella parte che si è più adoperata per le nuove dottrine, è stato quel sentimento di lassezza, quella impressione negativa di sproporzione fra il desiderato e il conseguito, quella specie di sospensione che nello

spirito umano segue per lo più immediatamente dappresso il non plus ultra di una realtà, il conseguimento di un desiderio, di uno scopo che abbia ardentemente appassionato un uomo, un popolo, una istituzione. A dare maggior forza a questo sentimento non han poco valso i rovesci, ai quali è riuscita la politica del Vaticano, sì per quel che riguarda il suo stato temporale, e si per quel che concerne le sue relazioni internazionali.

3. La parte della Chiesa che costituiva l'opposizione è invece rimasta, come i vinti, scissa ed incerta, ed a fatica può cominciarsi oggi a fare alcuna congettura sopra la natura dei sentimenti e soprattutto sopra gli effetti pratici che vi si produrranno. I vescovi può dirsi che si sieno universalmente sottomessi, e quelle individualità che si sono sottratte alla sottomissione, conservano bensì una spiccata personalità che potrà forse un giorno acquistare un'importanza di genere più universale, ma per ora non cambiano punto il fatto dominante dell' accettazione più o meno spontanea, ma quasi universale, per parte dell'Episcopato dell'opera del Concilio Vaticano. Non così nei gradi inferiori della gerarchia ecclesiastica. Un numero ragguardevole di cherici sparsi nelle varie nazioni e più particolarmente in Germania, e un numero anche più ragguardevole di laici hanno gittato le fondamenta di una scissione, della quale è prematuro e sarebbe ardito il predire l'importanza e la durata.

4. In fondo però alla sottomissione dei vescovi, egualmente che alla resistenza viva ed operosa dei vecchi Cattolici, è impossibile ad un osservatore co

scienzioso ed imparziale non discernere un' assenza di entusiasmo, una tinta generale di rassegnazione. Essa prende perfino il carattere di una certa resistenza passiva, secondo le opinioni e i temperamenti, in un largo numero, se non nel più gran numero, de' Cattolici intelligenti e capaci di un giudizio proprio a riguardo delle dottrine e per la politica che, sempre più prevalendo in questi ultimi anni nella direzione generale della Chiesa, hanno condotto finalmente a quelle conclusioni che ne sono state la conseguenza è il suggello, o per meglio dire, il compendio e la formola, con la quale dallo stato di opinioni sono passate a far parte del diritto comune per tutto il mondo cattolico.

5. Incominciando dai vescovi che hanno aderito dopo aver sostenuto il contrario, presso i quali è impossibile che questo primo e spontaneo attestato della loro coscienza non modifichi essenzialmente, di fronte alle dottrine che hanno accettato, il loro carattere interno e la loro influenza esteriore; e proseguendo fino a tutti quelli che dopo molte ed evidenti esitazioni o si astennero o accettarono senza resistenza, per disciplina d'ordine e di gerarchia, quel che con la resistenza non avrebbero potuto respingere, una gran parte dell'Episcopato viene ad avere manifestamente accettato le dottrine e la politica che hanno prevalso in questa prima fase del Concilio Vaticano, per sentimento di dovere, per cura del minor male, e per altre simili ragioni meglio che per propria vera convinzione e per sincera e spontanea testimonianza della loro coscienza. Nel clericato inferiore il numero di coloro che hanno il sentimento e spesso la penosa esperienza delle diffi

coltà e dei pericoli che incontra l'applicazione di quelle dottrine e l'indirizzo di quella politica nelle società moderne, è assai più grande che nell' Episcopato; ma un eguale sentimento d' ordine e di disciplina, ed anche una minore indipendenza personale mantiene anche questi nell' obbedienza ed in una specie di rassegnazione passiva che paralizza la loro azione e ne fa istromenti imperfetti anzichè membra viventi della Chiesa. Nel laicato tutto quel che si contiene fra i due estremi, cioè fra i razionalisti, i veri liberi pensatori, e quelli che compongono quel che è propriamente detto il partito cattolico, questa moltitudine, nella quale si comprende tutta la grossa parte vivente ed operante delle popolazioni cattoliche, sente più o meno, se ne rende più o meno conto, secondo il grado d'intelligenza e di moralità onde ciascuno è fornito, ma tutti in qualche modo provano e riconoscono le difficoltà pratiche, i pericoli e i danni che si producono nel costante perseguimento di cotale indirizzo. Fra i laici peraltro la resistenza si manifesta altrimenti che nei cherici. Non trattenuti da legami o condizioni speciali, la massima parte di costoro tormentati dall'angusta cerchia saltano fuori e cessano temporaneamente, almeno per le forme esteriori, di appartenere alla propria Chiesa, senza però che convinzioni sicure e profonde e che la loro coscienza serenamente e con esatta cognizione di causa li seguano in questa evoluzione. Siffatte diserzioni vengono volentieri e con zelo notate da coloro stessi, per opera dei quali si moltiplicano, e che preferiscono vedere costantemente diminuirsi il numero dei fedeli a riconoscere come tali quelli che

non sono loro in tutto e ciecamente sommessi. Una piccolissima parte si prende l'ingrata ed enorme briga di resistere contemporaneamente alla forza oppressiva ed espulsiva che li urge, ed ha la più gran pena del mondo a farsi tollerare da Dio e da' nemici suoi.

6. A fronte di queste varie e molteplici forme di resistenza e al disopra di questa moltitudine neutralizzata e resa inerte dal conflitto fra l'autorità costituita preponderante, e la riluttanza dei sentimenti, degl' interessi e talvolta della ragione e della coscienza propria, sta una scuola o meglio un partito. Ardente, tenace, spesso convinto, sempre appassionato e fanatico, esso è per carattere e per educazione poco addimesticato con gl'interessi quotidiani della vita. Il suo programma è fondato sopra la più larga interpretazione dell'antica scuola autoritaria, e sopra le più assolute tradizioni della Curia Romana: esso è tenuto insieme e cementato da tutte le rovine, i terrori, i disinganni sofferti, e secondato da tutti i rammarichi e le speranze, alle quali aprono largo varco i tempi di rapidi e bruschi rivolgimenti come quelli, nei quali n'è toccato in sorte di vivere. Questo partito, forte del progressivo e logico svolgimento, col quale ha conseguito la sua mèta, ha per sè molte tradizioni e infiniti volumi che ciascuno per la sua parte ha contribuito, e ciascuno alla sua volta può essere citato in suo favore. Ma quel che è più, esso è forte dell'incomparabile organamento che quindici secoli di esperienza e di lotta hanno dato alla Chiesa e nel quale per lunghi e preparati metodi d'insegnamento, di pratiche e di combinazioni ha finito con ottenere una influenza preponderante. Munito di

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