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che alla medesima sono imposti dal suo divino Fondatore per la salute delle anime.

Simili iniquissime guerre contro la propria Chiesa non verrebbero mai intraprese da coloro che vogliono essere veri figli della stessa, se negli animi tanto dei Regnanti quanto dei popoli fosse sempre tenuta nel debito onore la verità, con energiche parole inculcata dal Signor Nostro; che l'acquisto fosse anche di tutto il mondo non giova agli uomini, e che al di sopra di quella felicità umana che il potere mondano può procurare sta l'acquisto dell'eterna beatitudine, bene più elevato e unicamente necessario, ed al quale gli uomini devono essere dalla Chiesa guidati; e che perciò la semplice ragione insegna che negli scopi finali dei due poteri la Chiesa di Gesù Cristo di tanto sovrasta lo Stato civile, di quanto i comodi ed i beni di questa vita sono inferiori alla salute delle anime, riscattate non già coll' oro e coll' argento, ma col prezioso sangue di Gesù, alla felicità della vita eterna.

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Ora, quantunque la civile società per se stessa e più direttamente miri a procurare il benessere temporale della sua comunità che non la soprannaturale felicità, pur non di meno i Cristiani non devono unicamente industriarsi di ottener quello; ma da essi si deve pretendere che preferiscano alla loro felicità temporale quella eterna, e che tanto negli affari pubblici quanto in quelli privati non guardino al fine secondario in modo da perdere di vista l'ultimo ed inevitabile, affinché essi, quando al dominio temporale paresse utile ciò che è contrario ai beni supremi della Chiesa e dell'eterna salvezza, non considerino ciò per un vero bene, e cerchino invece di sinceramente uniformarsi al detto di Gregorio Magno, che si deve subordinare il regno terrestre a quello celeste.

Cap. 14. Del diritto e dell' uso della potestà civile, secondo la dottrina della Chiesa Cattolica.

Contro la dottrina e l'autorità della Chiesa Cattolica ed i di lei ben fondati diritti sulla società umana, ai giorni nostri si fecero innanzi dei falsi maestri, i quali, nemici non solamente della Chiesa, ma di tutto l'umano consorzio, sprezzano ogni supremazia in modo che sostengono di non essere soggetti a nessun'altra legge, eccetto quella che essi hanno spontaneamente accettata; che dichiarano ogni potere superiore, che non dipenda da loro, una ingiusta violenza che essi possono respingere struggere a loro volontà; che affermano altresì, contro l'aperto comando di Dio, che tutti gli uomini per legge di natura abbiano diritti talmente eguali che si debba dichiarare ingiusto, ed abolire tanto il diritto di proprietà privata, quanto qualsiasi altro privilegio dell' uno sopra gli altri.

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Altri poi si sono figurati nell'animo loro una falsa specie e forma di società umana, un ordinamento politico ch'essi chiamano costituzionale e che dichiarano essere la sorgente di ogni autorità e diritto fra gli uomini, cosicché da questo ordinamento

politico e dalle sue leggi unicamente e solamente deriva tanto il diritto di proprietà privata, quanto per la domestica società o famiglia, ogni base d'esistenza, e che dal medesimo emanino e dipendano tutti i diritti dei genitori sui loro figli, e che que sta sorgente scaturisca dalla legge dello Stato o dalla maggio ranza di voti dei cittadini e dalla cosiddetta opinione pubblica, la quale costituisce la norma suprema della coscienza e dei doveri in tutte le azioni pubbliche e sociali, tanto dei Sovrani quanto dei loro sudditi.

Molti ancora vanno tanto oltre, che attribuiscono forza di diritto agli eventi fortunati e si arbitrano a dire che, se qualche cosa stando alle leggi morali fosse ingiusto, ma venisse coronato da un esito felice, per questa circostanza acquista in affari di Stato e negozii politici il carattere e valore di giustizia, come se fosse realmente una legge morale per tutti gli atti sociali e politici, senza che però lo fosse in ugual modo per le azioni private.

Ma queste finzioni dell' umana superbia non portano ad altro che a strappare dal cuore dei figli degli uomini l'immutabile santità e giustizia dell' eterno Dio, ad estinguere nelle loro menti il senso del giusto e dell'ingiusto, e a far appestare la terra dai suoi abitanti che sotto le apparenze della legge sconvolgono il diritto e distruggono l'eterna alleanza.

Contro simili errori, che hanno incominciato a serpeggiare anche fra i popoli cattolici, abbiamo deciso di richiamare alla memoria di tutti la dottrina cattolica, affinchè essa venga custodita pura ed inviolata. Noi insegniamo quindi ciò che la Chiesa per tradizione dell'Apostolo ha sempre insegnato, che ogni legittima podestà, per conseguenza anche quella civile, ha per suo autore Iddio. « Ogni essere vivente, scrive l'Apostolo, e secondo l'Apostolo è un precetto, il quale tiene in tal modo nelle sue mani il potere, è servo di Dio che rimunera le buone opere col bene e le azioni cattive colla pena, e cosi, in forza del suo diritto, esige ubbidienza dai suoi dipendenti. »

Nessuno dunque ardisca insegnare che sia lecito l'opporsi colla forza a quel legittimo potere, ovvero con abominevole audacia l'abbatterlo mediante ribellioni e congiure: chi si oppone a qualunque potestà, si oppone agli ordini di Dio; e coloro che cosi si oppongono, si preparano da se stessi la loro perdi

zione.

Quindi in senso di pace insegniamo che i Governanti nel far uso del loro potere devono seguire la norma medesima della legge divina. Poichè la legge morale manifestata sia dal lume della ragione, sia da soprannaturale rivelazione (revelationem, non già rebellationem, come per errore di scrittura si legge nel testo latino), è stata data così per le persone private e le loro azioni, come non meno per coloro che reggono il governo e amministrano i pubblici ufficii, sia per i loro atti sociali, sia per quelli politici.

La norma per operare non sta quindi nell'utile, o nell'opinione e nella volontà della moltitudine, quando essa spinge a ciò che è proibito o contrario alla legge divina; ma invece la regola morale, necessaria nell' adempimento dei doveri del loro ufficio si per i sudditi, come per i Regnanti, si trova nella legge di Dio che comanda e proibisce, e secondo la quale tutti nel giudizio finale reggeranno o cadranno dinanzi al comune Signore.

Il giudicare però di questa norma d'operare, per quanto riguarda l'onestà dei costumi, per ciò che è lecito, e per ciò che è illecito, spetta, e per la società civile e per i pubblici affari, alla cattedra della Chiesa.

É in verità la Chiesa fondata da Dio è, tanto per i sudditi, quanto per i Regnanti, la guida e maestra sulla via dell' eterna salute. E non è men vero anche per i Regnanti, che coloro che non hanno la Chiesa per madre, non hanno neppure Iddio per padre. Affinchè dunque essi possano avere il Re dei Re per loro padre propizio, devono con le azioni e le opere poter dimostrare di aver la Chiesa per madre; e non darsi a credere che a loro sia permesso in affari privati o pubblici per ragioni politiche di poter violare le leggi ed i diritti di Dio e della Santa Madre Chiesa.

Cap. 15. Di alcuni speciali diritti della Chiesa in relazione allo Stato civile.

Fra le violazioni dei più santi diritti, mercè le quali si mira all' età nostra di trarre i popoli in errore ed alla corruzione dei cristiani costumi, la più perniciosa è certamente quell' asserzione posta innanzi da uomini ingannatori, che le Scuole cioè debbano sottostare unicamente alla direzione e all'arbitrio della potestà laica, in modo tale che siano completamente impedite alla Chiesa l'istruzione religiosa e l'educazione della gioventù cristiana. Anzi si va tanto oltre, che si vuole assolutamente esclusa dal pubblico insegnamento la Religione Cattolica, e che si chiedono dappertutto scuole che non professino religione alcuna e siano unicamente destinate alle scienze. Tutti devono riconoscere che, contro questa corruzione delle sane dottrine e dei costumi, la Chiesa, per il fine stesso, per cui venne fondata da Cristo Nostro Salvatore, che è stato quello di guidare gli uomini colla fede salutare e colla disciplina, insegnando e governando, alla vita eterna, ha il diritto e l'obbligo di invigilare essa stessa, affinchè la gioventù cattolica sia prima d'ogni altra cosa rettamente istruita nella vera fede e nei buoni costumi. A questa iniquità si aggiunge un' altra usurpazione. Si vuole sottrarre persino l'educazione ed istruzione del Clero nelle scienze ecclesiastiche, tanto nei pubblici Istituti, quanto anche nei Seminarii, alla efficace direzione e vigilanza della Chiesa assoggentandolo al potere laico, contro il diritto della Chiesa che deve aver cura, affinché i suoi servi sieno educati nelle sane dottrine cattoliche e menino santa vita ecclesiastica. Che anzi

non si è neppure avuto ritegno di strappare colla forza alla loro santa vocazione coloro che si dedicano al servizio del Signore e di sottoporli alla sommamente ingiusta legge dell'obbligo mondano della milizia. Perciò dichiariamo ed insegniamo che i predetti diritti ed ufficii spettano alla Chiesa e furono col suo magistero d'istruzione istituiti da Dio e sono strettamente congiunti colla costituzione e fine della stessa, e che perciò non possono esser aboliti con leggi umane.

Un'altra grave ingiuria viene recata alla Chiesa da coloro, i quali con iniquo rancore perseguitano l'esercizio della perfezione evangelica negli Ordini e Stabilimenti religiosi dalla Chiesa approvati, ed osano affermare che la vocazione monastica ripugni ai diritti naturali ed alla libertà umana, e sia da bandire dagli Stati e dominii moderni, essendo essa contraria al progresso ed alla felicità dei popoli; questa soppressione dovrebbe farsi tanto più che perfino fra i legislatori vi sono uomini che si dichiarano cattolici, e che non si vergognano di conculcare sotto questo riguardo il diritto della Chiesa, opponendosi ad esso quanto possono con leggi ingiuste.

(Segue una difesa degli Ordini religiosi.)

Ora essendo questi diritti della Chiesa e dei fedeli, come pure gli obblighi provenienti dai voti fatti, fondati sulle soprannaturali leggi di Dio e sui suoi precetti, stanteche Cristo, l'Eterna Sapienza, indicò e tracciò nella Sua Santa Chiesa la via dell'evangelica perfezione, essi non possono con leggi politiche essere nè cambiati nė soppressi.

E perciò condanniamo tanto la dottrina che dichiara la vocazione monastica illecita e nociva al vero benessere dei popoli e chiede perciò che sia limitata, quanto gli empi sforzi degli uomini che invadono i suaccennati diritti della Chiesa e dei credenti, e recano con ciò a Dio stesso ed alla Santa Religione Cattolica grave danno.

Dobbiamo quindi nuovamente condannare una sacrilega ingiustizia, che crudelmente e ogni giorno più infierisce contro la Madre Chiesa, e proscrivere le perniciose illusioni, con le quali uomini ingannatori cercano di ricoprirla,

Si dice che il diritto di acquistare e possedere beni temporali dipenda in tutti i tempi dall' arbitrio dello Stato politico e dalla di lui libera concessione, in modo che la Potestà politica in forza della sua suprema autorità possa abolire questo diritto e con leggi farsi aggiudicare i beni, i quali per titolo di proprietà legale sono in possesso della Chiesa, quasiché fossero senza padroni. Si afferma inoltre che il diritto di disporre e distribuire i beni ecclesiastici sia, come per i beni che appartengono all' intera nazione, un diritto naturale del supremo potere politico delle nazioni.

In questo modo s'impugnano con riprovevoli dottrine i più certi diritti della Chiesa, che derivano dalla costituzione datale da Dio.

Ora, mentre la Chiesa è una comunità perfetta, per diritto divino costituita, e soprannaturale, essa è anche una società visibile di uomini che per la loro salute esiste sulla terra, e perciò ad essa occorrono pure cose visibili ed esterne, fra le quali anche i beni temporali.

Ed è per questa sua missione che la Chiesa visibile ha per sua natura, e conforme alla divina sua istituzione, i suoi proprii ministri, che essa sceglie fra gli uomini e che a loro destina, i quali non dipendono dal potere secolare, ma invece, indipendenti dal medesimo, esercitano i loro santi ministeri; e perciò la Chiesa per proprio diritto provvede a loro, ed è dovere e diritto di questa stessa Chiesa di aver cura tanto del decoro del servizio divino, quanto delle molteplici necessità dei poveri Cristiani e delle altre opere di carità cristiana e di pietà che essa giudica opportune.

E veramente il diritto di acquistare e possedere che spetta alle società del tutto umane, non manca alla Chiesa, anzi le è proprio come a società da Dio stabilita per più alti fini, non soggetta a dominio mondano, e lo è anche in grado più santo e più elevato, perchè i beni in questo modo vengono destinati al misterioso Corpo di Cristo e perciò a Cristo stesso in particolare.

Ecco perché noi insegniamo che la Chiesa è una società visibile, istituita da Dio fra gli uomini, che ha il diritto di acquistare e possedere beni temporali, e che non può essere spogliata di questo diritto da nessuna potenza mondana; ed è perciò che condanniamo gli anzıdetti errori e dichiariamo che le leggi, in forza delle quali lo Stato politico, come per un supremo diritto a lui inerente, s' impossessa dei beni ecclesiastici, sono ingiuste spogliazioni.

(Estratto dalla Süddeutsche Presse
del 12 febbraio 1870.)

Documento XIV.

Apparisce da questo prospetto, e consta dalle relazioni unanimi di quanti hanno percorsa la Svizzera, che i Protestanti vi godono di maggior prosperità che i Cattolici. Se cercassimo di ascrivere un tal fatto alla differenza del territorio, mostrerenimo ignorare che più Cantoni cattolici (per esempio, Lucerna, Friburgo, Solera, Ticino) hanno suolo più fertile di quello dei Protestanti di Ginevra, Neuchatel, ec., che dove i Cattolici si trovano misti ai Riformati su terreno di egual indole, ivi sono questi non poco superiori a quelli in benessere, e ciò si tocca con mano nei Cantoni di Glarona, Friburgo, Appenzello, Grigioni, San Gallo, ec. Adunque molti dei Protestanti vanno dicendo esser la re

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