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gio. Gli spagnuoli, tranne pochi, informati alle tradizioni del Torquemada, se si contentano di essere Oltramontani, è un tanto di guadagnato. Gli americani del. Sud, se la celia è permessa in così gravi materie, sono spagnuoli navigati. I portoghesi hanno invece generalmente idee assai liberali. I vescovi americani degli Stati Uniti, a cagione della società, in mezzo a cui vivono, così assolutamente diversa da quella d'Europa, hanno qualche cosa di particolare, di più semplice, e sono men dei loro colleghi degli altri paesi avvezzi alla politica ecclesiastica. Questa disposizione, l'essere stati alcuni di loro educati alla vita clericale nei Collegi di Roma, e la poca importanza che come dignitarii ecclesiastici godono in un paese così poco cattolico, e così poco inclinato ad esser tale, li rese più propensi alle idee predominanti in Roma che non si attendeva da loro: nulladimeno essi han pur mostrato dipoi che non conveniva dimenticare affatto che essendo americani, e perciò nascondendo sotto la disciplina di un ecclesiastico l'indipendenza di un cittadino degli Stati Uniti, presto o tardi o per la sostanza o almeno per la forma le idee più liberali e più razionali devono finalmente prevalere fra loro. Gli orientali isolati in mezzo a paesi non cristiani, ovvero circondati da Greci scismatici, con popolazioni inculte e miserabili, non hanno che una sola ragione d'esistere, ed è Roma; perciò quando non sieno in questione i loro privilegi, dei quali sono gelosissimi, per tutto il resto sono troppo contenti di esserne benemeriti, e quindi mostravano i più bei vestiarii e davano i voti più certi al Concilio Ecumenico. In condizioni simili, anzi più particolarmente determinate, sono i

vescovi in partibus che senza diocesi e senza attenenze di sorta con nessuna popolazione, nominati dal Papa a titolo d'onore, formano insieme con i primi un nucleo dipendente direttamente dalla Congregazione di Propaganda fide, e naturalmente affatto dedito, fuor di poche eccezioni personali, alla Curia Romana.

17. Rimangono, tralasciando le piccole frazioni, gl'italiani. Costoro erano molto numerosi, e perciò i soli atti a contrapporsi ai francesi. L' episcopato italiano, essendo più direttamente d'ogni altro interessato in molte questioni, può anche essere, ogni qual volta lo voglia, il più autorevole. Abbiamo accennato al motto che si attribuiva ad uno dei vescovi oppositori, cioè che, se si fossero potuti condurre 50 vescovi fra italiani e spagnuoli nelle loro opinioni, si sarebbe potuto sperare di farle prevalere: negli spagnuoli non potendosi fare verun fondamento, egli avrebbe aggiunto che degl' italiani non potevasi contare a tal uopo sopra un numero maggiore di venti. Se il racconto non è vero, è però l'espressione della verità, vale a dire, che l'episcopato italiano poteva essere l'arbitro, e che di fatto coloro che s'accostavano alle opinioni del Maret e del Dupanloup, se non erano venti, erano certamente pochi. Ciò nasce dalla forma di educazione tradizionale che prevalse nel Clero Italiano e dalla scarsa pratica che fino agli ultimi anni ebbe delle questioni suscitate dalla civiltà moderna. Varie altre ragioni potrebbero addursi, ma soprattutto conviene non dimenticare la principale, che è appunto l'essere italiano. Nè ciò s'intenda, perchè l' irritazione cagionata dagli ultimi fatti abbia tanto potuto sul suo spirito da renderlo più ade

rente e più devoto a Roma; questi son rancori temporanei e passeggeri che, se hanno lasciata un'impressione, non varrebbero a spiegare una condotta tradizionale uniforme e sempre coerente a se stessa; ma bensi perchè il Papato è italiano, non politicamente, lo che sarebbe difficile a dimostrarsi, ma più che politicamente, perchè esso è tale essenzialmente. Che cosa è questa autorità che ha fatto inchinare popoli e re da più di dieci secoli, che anche oggi ha sudditi in ogni angolo della terra, e che ad un cenno ha prosternato avanti a sè centinaia d' uomini venuti dalle più lontane regioni, dignitarii anch'essi nelle loro Chiese e suoi pari nell'ordine? Che cosa è questa autorità, quanto alle persone che non occasionalmente, ma tradizionalmente la esercitano da secoli, se non una riunione di prelati italiani? Questa è la ragione, perchè nell' episcopato italiano la resistenza del Dupanloup, che concerne all' autorità papale, trova pochi seguaci; mentre che forse il Sillabo, che era pur la formola prediletta del partito cattolico, non vi trovava neppur esso universalmente i più caldi fautori: dal che può argomentarsi che, se l'episcopato italiano poteva facilmente fino ad un certo punto andar d'accordo con quest' ultimo sulla questione dell' autorità papale, poteva anche sembrare men disposto a seguirlo nella determinazione di romperla apertamente coi bisogni della società moderna. Infatti qualche desiderio contrario cominciava a manifestarsi in alcuni dei suoi membri. In mezzo a tutte queste disposizioni di opinione stanno il Papa, i cardinali e i pochi prelati romani, difendendo la Chiesa dalle aggressioni della società, e la Curia dalle rivendicazioni della Chiesa.

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V.

Sessione prima.

1. In questo stato di cose si venne alla cerimonia descritta sul principio di questa narrazione, alla prima Sessione del Concilio Vaticano. Nell' allocuzione ivi tenuta, che fu il quinto atto pubblico del Concilio, s'indicò di nuovo il nemico che il Concilio doveva combattere: illa impiorum conjuratio fortis opibus potens, munita institutis, et velamen habens malitiæ libertatem, acerrimum adversus sanctam Christi ecclesiam bellum omni scelere imbutum urgere non desinit; indicazione vaga, ma della quale, sotto un velamine anche essa, non è difficile l'applicazione. Lo stile è pieno di effusione e di confidenza fino all'espressione ecclesia est ipso cælo fortior, la dignità della Sede Pontificia vi è sostenuta chiamando il Concilio unio sacerdotum domini cum supremo gregis ejus pastore. Vien anche fatta nell' allocuzione particolare memoria della città di Roma quæ Dei munere tradita non fuit in direptionem gentium. Null' altro vi era detto che potesse specialmente illuminarne in proposito.

2. Dopo la prima Sessione cominciarono le congregazioni, ossia le adunanze ordinarie precluse al pubblico, nelle quali si svolge tutto il lavoro del Concilio. In queste si osserva come nelle Commissioni il segreto ecclesiastico, e non se ne conoscono ufficialmente che le formalità, ma non così che non venga pure a cogniVedi l' Appendice.

zione del pubblico quel tanto che di necessità trapela dal segreto di sette o ottocento persone.

3. Nella prima e seconda congregazione che si tennero il 10 e il 14 dicembre, dopo la Messa e le cerimonie d'uso si fecero le votazioni per l'elezione dei cinque giudici delle escusazioni, ed altrettanti delle controversie, judices excusationum, e judices quærelarum. A forma delle discipline conciliari i primi sono destinati a ricevere ed esaminare le procurazioni e le scuse dei prelati assenti, e le dimande di partenza per giusta ragione durante il Concilio, sulle quali però non giudicano essi stessi, ma riferiscono all' Assemblea: i secondi sono incaricati di giudicare le controversie che possano avvenire fra i congregati. Gli uni e gli altri sono scelti per votazione fra i Padri del Concilio.

4. Il fatto notabile della prima congregazione fu la pubblicazione e distribuzione della costituzione papale in forma di Bolla, per la quale il Papa accennando alle ragioni che lo muovono, e citando gli esempi di Giulio II e di Pio IV, dispone che in caso di sua morte durante il Concilio il nuovo Pontefice debba eleggersi come d' ordinario dai cardinali, senza che il Concilio abbia punto ad ingerirsi nell'elezione: che anzi fin dal momento della morte del Papa il Concilio debba intendersi ipso facto prorogato. Da questo documento apparisce come si avesse apprensione che l'uso ed il diritto secolare all'elezione del Papa potesse essere messo in dubbio e contrastato alla Curia Romana. Nell'allocuzione il Papa provvede alla Chiesa nelle sue attenenze con la società; nella Bolla provvede alla Curia per i suoi privilegi nella 1 Vedi l'Appendice.

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