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da ogni sospetto di resistenza, e perciò il suo discorso, come misura dello stato dell'opinione, colpi grave

mente.

19. Nell'adunanza del 21 fra gli altri oratori parlo finalmente il vescovo d'Orléans: grande era l'aspettativa, e dicesi che al suo incominciare molti lasciassero i loro seggi per fargli corona; ma della sua orazione non potè aversi un giusto ragguaglio, perchè sembra che riuscisse difficile l'udirlo, come accade facilmente nell'aula a quelli che non hanno voce così forte da farvisi intendere.

20. Par che i vescovi dell'opposizione rimproverassero particolarmente agli autori di questi schemi la ristrettezza delle loro idee. Si narra che un vescovo abbia comparato Roma a un'isola incantata, dove tutti gli abitanti si fossero addormentati tre secoli or sono, e che risvegliandosi sieno meravigliati che tutto il mondo non abbia più i loro costumi: se non è vero, è ben trovato per dipingere con verità l'effetto che la rivelazione di questi schemi, e particolarmente il primo, aveva prodotto sopra l'opposizione e segnatamente sopra la parte eletta ed intelligente di questa. Parlando delle tradizioni e della costituzione politica di Roma, in un'altra occasione, un eminente statista inglese aveva già detto, che il guardarvi dentro produceva una impressione dello stesso genere di quella che si risente nel sollevare il marmo, che copre un antico monumento.

21. I vescovi non cessavano pur dal chiedere che fosse data loro fin da principio una più ampia conoscenza della materia, la quale doveva essere discussa

durante il Concilio. Per calmare tutte queste agitazioni conveniva concedere qualche cosa; e si annunzio ufficiosamente che il Papa, vedendo come per la via tenuta finora non si giungesse a veruna conclusione, fosse disposto a far compilare un prospetto generale di tutte le materie da trattarsi per distribuirlo a tutti i vescovi, onde ne prendessero conoscenza. Si disse ugualmente che il cardinal De Angelis, l'anziano dei presidenti che dirigeva tutto l'andamento delle cose, facesse circolare una proposta di accomodamento sulla questione dell'infallibilità, che fosse accettabile dai due lati, e, se non ad altro, valesse almeno a dividere i dissidenti che la pressione esercitata dalla maggioranza aveva uniti. Quel che fosse da credere in tutte queste novelle, benchè partite da buone fonti, non poteva essere accertato che dal tempo. Intanto, sebbene non fossero ancora compiti due dei quattro ultimi schemi, ne fu distribuito un quinto, ossia sesto dal cominciamento del Concilio; ma tutto faceva credere che, sinchè non si fosse provveduto in qualche modo al difficile stato delle cose, com'esso imperiosamente richiedeva, tutti gli schemi sarebbero andati probabilmente a raggiungere il primo negli Ufficii delle Commissioni sopra gli emendamenti.

22. Lo schema Sul catechismo accennava già anch'esso a dover prendere quella via, come uno di quelli che per le sue disposizioni entrava più addentro nella vita giornaliera delle popolazioni cattoliche. È noto che il Catechismo cattolico, contenendo in fondo la stessa sostanza, ha varie formole sanzionate da un lungo e costante uso nelle varie Chiese. Si trattava, a quanto pare, di modificarlo. Ognun vede come sia difficile introdurre

variazioni in queste materie tradizionali, che sono immedesimate con abitudini contratte universalmente fin dalla infanzia. Questa tendenza ad agguagliare ed accentrare che prevale ai nostri tempi in tutte le leggi ed in tutte le istituzioni, è sovente in opposizione ed incontra non di rado pericolose resistenze nella natura umana, la quale invece in ogni cosa trova l'unità nella varietà, che è la sola formola, per cui si può sperare che molteplici combinazioni di nazioni e di schiatte possano andar d'accordo sopra un medesimo soggetto.

IV.

Lo schema De ecclesia.

1. Il sesto schema distribuito nella tornata del 21 gennaio venne nelle mani dei Padri ancora molle ed appena uscito dai torchi: la qual cosa fece supporre che fosse una edizione recente fatta solto l'impressione della cattiva riuscita dei primi, e perciò fosse stata riveduta e ristampata di fresco. Conforterebbe questa opinione l'esserne migliore la compilazione; quanto allo spirito però, lo che sarebbe stato più essenziale, come in appresso si vedrà, non s'ha ragione di credere che queste considerazioni, se considerazioni vi furono, vi abbiano esercitata veruna azione. Esso conteneva per l'appunto tutte le questioni più gravi del Concilio sotto il titolo De ecclesia; è uno schema meramente dogmatico, tratta essenzialmente dell' autorità del Papa, De primatu Pontificis, etc., e si dice che vi fosse anche un capitolo: De potestate temporali. Questo schema era

il campo, dove si doveva decidere il carattere e la sorte di questa Assemblea, e dalla risoluzione del quale pendeva in gran parte quella di tutte le questioni che il volere degli uomini e la necessità delle cose avevano condotte avanti il suo giudizio.

2. In questo schema si sollevava di necessità, e principalissima, la questione dell' infallibilità, nella quale sta il cardine delle cose, tanto per se stessa, quanto perchè involge nella sua sanzione il più degli ordinamenti che regolano le varie materie nella Chiesa e particolarmente i più recenti, come il Sillabo, e gran parte del sistema politico e religioso praticato negli ultimi anni. Quando quella si fosse venuta a risolvere in senso affermativo, non solo ne sarebbero rimasti solennemente convalidati tutti gli argomenti del passato, ma anche assai intralciata per l'avvenire la via ad ogni possibile modificazione per mezzo dell'azione complessiva dell' Episcopato, che è pure l'espressione più disciplinata e più legittima dell'opinione cattolica. Secondo i giudizii ordinarii, da quanto appariva allora si sarebbe dovuto dedurre che tal questione, almeno per ciò che riguarda il dogma assoluto, potesse tenersi come vinta dalla minoranza, poichè i fautori stessi dell'infallibilità non disconoscevano la difficoltà e il pericolo di dichiarare un dogma a malgrado e contro di una opposizione intelligente, che ragguagliava certo un quarto dell' intiera Assemblea. Infrattanto l'indirizzo, del quale più sopra abbiamo parlato, aveva già ottenuto questo effetto che, se il Concilio, o per esso la Commissione delle proposte, avesse solamente accettato il postulato per l'infallibilità, e se era vero che esso racco

glieva quattrocento firme, questo era pure un risultato, di cui gl' Infallibilisti in mancanza di meglio avrebbero potuto contentarsi. Questa fu anzi l'opinione che per un momento sembrò piuttosto accreditarsi nel pubblico come mezzo di transazione; che il Papa, cioè, avesse accettato questo indirizzo come un omaggio, e non lasciando proporre la questione avesse imposto silenzio sopra tal soggetto. Siccome certamente nessun vescovo farebbe un postulato per proporre una sentenza contraria di fallibilità, in quel caso ne sarebbe avvenuto che per i posteri, i quali inconscii dei particolari si occuperanno di questa vertenza, sarebbe rimasto incontrastabile che la gran maggioranza del Concilio Vaticano opinava per l'infallibilità personale del Papa; ma che il Papa per un riguardo facile ad intendersi non aveva accettato l'espressione di cotal sentimento, che però sarebbe sempre rimasto presso la Curia Romana come buono a tenersi, e quel che in essa chiamasi proxime fidei. Se a quell'ora, della quale scriviamo, non si credeva dagli opponenti alla riuscita semplice ed intiera del dogma dell'infallibilità personale, tuttavia contro quella seconda ipotesi già fin d'allora non v'era più per essi veruno schermo.

3. Il più singolare di questa vertenza è che, se s'interrogava l'opinione pubblica dei Cattolici, perfino di coloro che si erano nelle ultime vicende addimostrati più zelanti per la causa papale, non si poteva non riscontrare almeno una grande irresolutezza, se non ripugnanza, alla dichiarazione dogmatica dell'infallibilità personale, e persino nel Clero stesso fino ad un certo grado della gerarchia. Se si entrava invece nell'aula con

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