dio perchè in quella ipotesi Cristo non che si deriva da ♬♪ (daga) multiplicò, per avrebbe detto nulla di nuovo. E chi non la maravigliosa virtù prolifica, che i pesci sa, che dei mendacii si deve rendere conto? hanno (Gesenius, Lex, Hebr. Chald. in E pure Cristo in quel luogo volle dire V. T. libros, pag. 212, b). Perchè poi si qualche cosa di nuovo, di singolare, per- vegga di quali stranezze sia capace l'esechè ne risaltasse meglio l'argomento a gesi eterodossa, ricorderò esservi stati in minori ad maius. quella alcuni eruditi, come ricorda il Cleri 33 CALMET Comm. litt. in Matth. XII, 44. co (Bibl. Vet. et Nov.; Tom. XX, P. II), 34 L'ALAPIDE, (Com, ad h. l.) scrive così: i quali pensarono, Giona essere stato racPorro vacua est domus, id est anima, quia colto dal mare da una nave chiamata dag caret Deo, Deique gratia... Scopis mundata gadol, pesce grande; e da quella, dopo tre est, quia eversa est ex ea omnis pietas et giorni, fu deposto sul lido. La pensata, virtus etc. E passi pel vacua; ma non non può negarsi, è originale; ma reposso ingoiare quello scopis mundatam et sterebbe tuttavia a vedere qual senso avrebornatam inteso per peggiore di prima, e be, in questa ipotesi il signum Ionae pronon so acconciarmi a questa sentenza: phetae; il qual segno o portento consiHaec est mundities, id est immundities, quae sterebbe nell'essere un uomo restato tre munda est placetque diabolo etc. Si ag- giorni sopra una nave, e quindi esserne giunga,che se per vacua, scopis mundata et sbarcato: miracolo, che troppi uomini hanornata s'intenda un deterioramento del-no fatto, e molte volte in loro vita. 41 IANSENIUS, Comm. in Conc. Evang. l'anima, non si capisce come il diavolo possa avere bisogno di tanto maggiori Cap. XLIX. forze per soggiogarla. Per contrario questo 42 Forse si potrebbe mostrare, che ans'intende molto bene, quando quel vacua, che presso i Romani, che allora dominascopis mundata etc. si prenda per uno vano nella Siria e nella Palestina, il giorno stato migliore della casa. civile, misurato dall' una all' altra mezza 35 Il μevouvre, reso dal Vulgato per qui-notte, si computava per intero, quando se nimo è composto da μév, oúv, yé; le quali n'era occupata una parte, e se ne troveparticelle non hanno nulla di negativo, ed rebbero indizii in Macrobio (Saturn. Lib.I, o affermano, o rafforzano l'affermazione. cap. 3), in Aulo Gellio (Noct. Attic. Lib. V. Wilk Clavis N. T. Philologica ad h. v. III, cap. 2) in Plinio (Hist. Natur. Lib. II, 36 AUGUSTINUS, De Virginibus, Cap. 3. cap. 77) ed in altri. Ma più al proposito Egli poi (In Ioan. Tract. X) per quinimo fa il Thalmud Hierosolym. Schabbos, ciha immo, ed il Giansenio (Comm. in Con-tato dal Rosenmüller (Schol. in Matth. cord. Evang. Cap. L) vi vorrebbe certe. XII, 4), nel quale Thalmud si legge: Die et nox constituunt Пy (chona), vuxOñμepov, noctiduum, et pars eius est sicut totum. Nel resto, l'argomento, recato per la cer 87 Exod. XIII, 21, 22. 39 III, Reg. XVIII, 37, 38. 40 Il trovarsi nelle versioni di questo tezza di quell' usanza, benchè indiretto, è luogo evangelico, ed anche del libro di stringentissimo e non ammette replica. Giona, adoperata la voce balena non im- 43 III. Reg. X, 1-13; II. Paral. IX, porta per nulla, che si parli di quella 1-12. La regina Austri è regina del mezspecie determinata di cetacei, la quale non zogiorno; e veramente l'Arabia se di colà suol trovarsi, che nei grandi Oceani. Nel venne, era, in parte almeno, meridionale luogo di Giona (II, 1) non si legge, che alla Giudea. Il trovarsi quella voce Saba, un nome generico 17 17 (dag gadol) pe- in altri luoghi (Tob. IX, 19; Psal. LXXI, sce grande, le quali voci furono rese dai 10; Isai. XLIII, 3; LX, 6; Ierem. VI, 20; Settanta per tel μeɣály. Ed è così gene- Ezech. XXVII, 22) usato a significare una rale la voce a (dag) a significare pesce, regione, ha fatto pensare a molti, che 43 quella regina prendesse il nome dal paese, tavia da notarsi che quel giusto giudizio sopra cui regnava. di rigore, non si potrebbe dire abbandono, **Matth. XI, 20-24; Luc. X, 13-15. non curanza ed anche spregio, se Dio Quella specie di non curanza, la non avesse in sua mano mezzi poderosi quale nelle ultime parole della Lezione, per la salute di quei reprobi, salvo, s'insi attribuisce, secondo il nostro modo di tende, sempre il loro libero arbitrio; come concepire e di parlare, a Dio per rispetto non si potrebbe dire che un medico ha ai reprobi, non si oppone per nulla al abbandonato l'infermo alla morte, quando domma cristiano (Conc. Trid. Sess. VI, non avesse alcun mezzo di salvargli la Cap. III), secondo cui crediamo, che vita. Dio li ha sempre quei mezzi della Dio veramente e seriamente vuole la eterna sua grazia potenti e di sicurissimo effetto; salute di tutti gli uomini: Omnes homines tanto che come di un Saulo fece un Paolo, vult salvos fieri (I. Tim II, 4), e che così non vi è mai empio così abbomineCristo è morto per la redenzione di tutti vole, del quale non potrebbe fare un (1. Cor. XV, 22). Quella non curanza, Santo. Ora perchè non lo fa? Qui la noche Cristo chiama abbandono (derelin- stra investigazione si deve fermare, adoquetur, Luc. XVII, 34), e che nei Sapien-rando giudizii, che non prendono altronde, ziali si chiama perfino dispregio (despexit, come la prendono i nostri, la loro rettiEccle. VII, 14) si deve sempre intendere tudine, perchè sono iustificata in semein sensu composito, come dicevano gli tipsa (Psal. XVIII, 10): a noi dee baScolastici: cioè in senso ipotetico; e vuol stare il sapere, che non vi è obbligato. dire nella ipotesi che l'uomo liberamente Ad esprimere questo, diciamo cosi, cone però colpevolmente abbia rifiutati gli tegno negativo di Dio a riguardo dei preaiuti della grazia offertigli: rifiuto che sciti, al nostro modo di concepire e di Dio di tutti i reprobi vede in un punto, parlare, si dice con ogni verità, ch' ei com'è la sua eternità tota simul. È tut- non vi bada, non se ne cura. FINE DEL TERZO VOLUME INDICE DELLE LEZIONI CONTENUTE IN QUESTO VOLUME L. LI. LEZIONE XLIV. Seguono le PARABOLE: La zizzania; La senapa; Il seme XLV. Gesù va altrove. I suoi parenti. Sua risposta ad uno « XLVII. La figlietta di Giairo, e l'Emorroissa. Erode impensierito di Gesù; e Gesù mena gli Apostoli LII. LIII. Una turba di satollati nel deserto cerca di Gesù e lo trova. Gesú guarisce un sordo e mutolo. Multiplica sette pani. 201 LV. Un cieco guarito. Confessione di Pietro, e le CHIAVI LEZIONE LVI. LVII. Sequela di Cristo coll'annegazione di sè. La TRASFI- GURAZIONE. Elia venturo. Un lunatico. La Passione di nuovo predetta. LVIII. Gara tra i discepoli. Lo scandalo ed i parvoli. Le cento Pag. 239 259 280 LIX. Gesù muove verso la Giudea per la SCENOPEGIA. Inospi- discepoli mandati. 304 LX. Minacce a città ingrate. Gesù nei confini della Giudea. 323 LXI. Gesù in Gerusalemme e nel Tempio; prime sue dispute LXII. La donna adultera. Nuove dispute di Gesù coi Giudei. 342 361 380 LXV. Il pastore ed il mercenario. Tornano i discepoli. Esul- LXVI. II Samaritano. Gesù presso Maria e Marta. Di nuovo la 439 » LXVII. Un ossesso liberato. Gesù detto indemoniato, risponde 458 |