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loro apportato, essi argomentavano con tutta ragione ai beni ancor molto maggiori che un Concilio generale avrebbe prodotto in tutta quanta la Chiesa. La diocesi di Limburgo, appartenente al regno d'Olanda, diede poi un esempio particolarissimo di devozione al futuro Concilio in occasione del giubileo sacerdotale del gran pontefice Pio IX; poichè avendo quel vescovo invitato il clero ad umiliare al Santo Padre un indirizzo di congratulazione ed un'offerta pecuniaria, anche il laicato volle tosto prendervi parte, e si può dire che l'intiera diocesi sottoscrisse un indirizzo in cui si professava la più illimitata fiducia e sommessione tanto al Pontefice stesso come alle future decisioni conciliari.

Il pretto cattolicismo spiegato dai cattolici olandesi può dirsi essersi dimostrato con modi solo più o meno vivaci nei cattolici di molti altri paesi. Nè gli irlandesi nè gli inglesi non diedero punto a divedere alcuna divisione, fatta eccezione di qualche individuo totalmente eccentrico nell'Inghilterra. Nella Spagna e nel Portogallo quelli ch'erano cattolici di convinzione, lo erano egualmente senza divisione, e quindi devotissimi all'autorità del futuro Concilio, e senza alcun timore per rapporto alle sue decisioni, fossero pure per consacrare tutte le massime del Sillabo, e definire l'infallibilità pontificia. Non altrimenti era dell'Italia, con eccezioni anche qui molto rade sia nel clero sia nel laicato; non altrimenti di tutti gli americani non consacrati alla framassoneria, e di tutti i cattolici delle altre parti del mondo. E la devozione degli italiani al pretto cattolieismo è dimostrata anche dal fatto che alcuni fra i primi nobili di Roma offersero al Santo Padre dei proprii palazzi per l'alloggio dei vescovi, e dietro proposta ed esempio dei marchesi Landi di Piacenza, altri signori di diverse città si recarono ad onore di ospitare i vescovi nel loro passaggio per recarsi al Concilio; come in America e in diverse parti d'Europa ne diedero bella prova i festeggiamenti fatti dalle popolazioni ai vescovi alla loro partenza per Roma; e i donativi con cui si volle provvedere al dispendio del loro viaggio.

In Germania rarissimi i cattolici liberali nelle provincie appartenenti ai dominii prussiani d'allora; i più dichiarati furono diversi professori dell'università di Bonna: nel rimanente della Germania dei non molti cattolici credenti si, ma pregiu

dicati nelle dottrine, alcuni febroniani piuttosto che liberali, altri appartenenti alle scuole recenti dei liberali-cattolici, pochissimi ultra liberali, anzi democratici pure in religione; e da taluni di questi, appartenenti anche al clero, provennero alcuni opuscoli intorno alla Chiesa ed al Concilio, che alla dottrina cattolica gravemente opposti, e all'episcopato e al Pontefice vivamente ingiuriosi, furono messi in pubblico a quel tempo. Tali furono molti velenosi articoli della Gazzetta Universale d'Augusta principalmente contro l'infallibilità pontificia apparsi sullo scorcio di settembre dell' anno 1868, ed altri pubblicati nella medesima nel marzo dell'anno seguente; tali due opuscoli che si presentarono al pubblico come scritti da sacerdoti cattolici, intitolati Il prossimo Concilio ecumenico - Una franca parola di un prete cattolico, non che un altro libercolo che prese a discutere Il Concilio universale e la condizione del mondo, dei quali la Civiltà Cattolica fece una completa confutazione (1); tale un indirizzo di alcuni laici di Coblenza al vescovo di Treviri, al quale si .cercò inváno con ogni arte di procurare numerose adesioni, ed altro dai predetti professori di Bonna presentato all'arcivescovo di Colonia. La Baviera era la parte della Germania cattolica più infetta da questo falso liberalismo, e già con decreto del 18 febbrajo 1868 la Sacra Congregazione dell' Indice aveva dovuto condannare un'opera del professore di dogmatica e canonico della metropolitana di Bamberga, G. C. Mayer, intitolata Due tesi pel Concilio ecumenico; ma specialmente la città di Monaco fu in allora additata come il centro più attivo da cui erano ispi-, rati siffatti tentativi di democratizzare la Chiesa, di metterne. a soqquadro la disciplina e di alterare il sacro deposito della, stessa fede; anzi si voleva fin d'allora vedere l'opera individuale del troppo celebre Döllinger, che già avea dato più che sufficienti indizii della funesta piega presa dal suo spirito, prin-. cipalmente negli articoli apparsi nella Gazzetta d'Augusta, che vennero a lui generalmente attribuiti, e che furono poi riuniti e maggiormente ampliati in un volume apparso col titolo Il Papa ed il Concilio, sotto il nome di Janus, il quale fu splendida mente confutato da Hergenröther nell'Anti-Janus; e più breve,

(1) In alcuni articoli della rubrica Cose spettanti al futuro Concilio.

mente da altri. Poco tempo prima che il Concilio venisse aperto fu altresì pubblicato in Germania un Memorandum anonimo, pure diretto particolarmente a dissuadere i prelati dall' addivenire alla definizione dell'infallibilità papale colla ripetizione dei soliti argomenti che si faceano valere contro di essa, e cogli spauracchi delle tristi conseguenze che ne sarebbero derivate. Però tutti questi tentativi rimasero pressochè infruttuosi; il piccolo partito restò limitato quasi unicamente a quelli che già lo componevano. Ma i sentimenti dei veri cattolici ebbero delle imponenti manifestazioni nelle riunioni delle molte associazioni cattoliche sotto il nome di Pio IX e sotto altri nomi, e principalmente nel numerosissimo congresso delle rappresentanze di tutte queste associazioni, apertosi in Düsseldorf il 6 settembre, e onorato anche della presenza di aleuni vescovi, il quale professò la più profonda venerazione pel prossimo Concilio, la più perfetta confidenza del popolo cattoHico, e la, pienissima sommessione di questo alle sue decisioni, e insieme la fiducia del medesimo nel rispetto dei governi per la sua libertà. Non parliamo poi dei cattolici di nome, ma non di fatto, che sventuratamente nel ceto civile anche nella Germania non erano, nè sono troppo rari.

I vescovi della Germania soliti già da alcuni anni a radunarsi insieme a Fulda, presso la tomba del grande apostolo S. Bonifacio per trattarvi in comune degli interessi religiosi delle loro diocesi, anche dal 31 agosto al 6 settembre di quel l'anno (1869) vi stettero riuniti, sia per concertarsi in cose concernenti il prossimo Concilio ecumenico, sia per ribattere con un documento solenne a nome di tutti le calunnie e le assurdità che tanto nell' Janus come in altri scritti si erano propagate in odio ad esso; e in fatti eglino di là emanarono una lettera pastorale a tutti i loro diocesani, in cui respinsero le stolte e calunniose accuse che dalle diverse gradazioni del cattolicismo liberale e democratico, e specialmente nel famigerato libro di Janus si erano mosse in anticipazione contro il Concilio. Furono essi i due arcivescovi di Colonia e di Monaco e diciotto vescovi, i quali tutti sottoscrissero il memorabile documento.

Là dove erano alquanto più numerosi i partiti che fra i cattolici stessi si scostavano più o meno dal pretto cattolici

smo, il quale non professa altro principio che quello della schietta e totale obbedienza agli insegnamenti della Chiesa, ravvisati anzi tutto in quelli del romano Pontefice, ivi gallicani, febroniani o cesaristi e cattolico-liberali cercavano di screditare presso la massa dei fedeli l'anzidetto puro cattolicismo cogli appellativi avvilenti di ultra-montanismo, di ultra-cattolicismo, di ultra-romanismo. Di questi fatti e di queste tendenze così parlava il prelodato arcivescovo di Westminster, mons. Manning, in altra eloquente lettera pastorale da lui pubblicata poco prima della sua partenza da Londra per assistere al Concilio Vaticano, onde premunire i fedeli contro le funeste impressioni che avessero potuto riceverne: « Fatti simili a » quelli danno una certa autorità alle asserzioni ed alle pro» fezie dei politici e dei protestanti. Essi provano che nella » Chiesa cattolica esiste una scuola discordante dall' insegna>>mento dottrinale della Santa Sede nelle materie che non » sono di fede; ma non possono mostrare quanti discepoli conti » una tal scuola. Il centro sembra essere a Monaco; ma essa » non ha, così in Francia come in Inghilterra, che un pic» colo numero di aderenti; i quali però sono attivi, e scrivono » molte corrispondenze, ma per lo più si occultano sotto il » velo dell' anonimo. Sarebbe difficile il far conoscere le dot» trine di questa scuola, poichè ciascuno de' suoi aderenti non » pare accordarsi cogli altri su tutti i punti. Alcuni tengono » per l'infallibilità del Papa, alcuni difendono il poter tem» porale. Nulla sembra comune a tutti insieme, tranne uno » spirito di opposizione agli atti della Santa Sede nelle ma»terie che sono all' infuori del dogma.

» Nel nostro paese fu fatto un tentativo, da un anno, per » rendere impossibile, come lo si sperava confidentemente ma » invano, la definizione dell'infallibilità del Pontefice, richia» mando in vita la monotona controversia relativa a papa Ono» rio (1). Più tardi ci fu parlato di non so quale coalizione di elevati personaggi che in Francia tendevano al medesimo » scopo. È certo che questi sintomi non sono isolati e senza >> concatenamento: tutto è concertato per arrivare a un fine

(1) Allude ad un opuscolo che da poco era stato pubblicato relativamente ad Onorio da un protestante fattosi cattolico, certo Renouf.

» comune. La stampa anticattolica ha incoraggiato calorosa» mente questa scuola. Se un cattolico si trova in qualche » mezzo disaccordo coll' autorità, subito lo si esalta pel suo » genio senza pari e per la sua logica irrefragabile; i gior»nali anticattolici sono ai suoi servigi, ed egli dà sfogo alla » sua opposizione contro le opinioni comuni della Chiesa scri» vendo contro di essa sotto il velo dell'anonimo. È una cosa » triste, ma non terribile, che non produce qualche effetto se » non su quelli che non sono cattolici. L'impressione fatta sui » cattolici è appena rimarcabile; l'influenza non ne sarà che » debolissima sulle scuole teologiche nella Chiesa, e non può » essere che affatto nulla sul Concilio ecumenico ».

Sventuratamente mons. Dupanloup, l'eloquentissimo vescovo di Orléans, il quale avea così ben meritato dalla Chiesa sia con diversi altri precedenti suoi scritti, sia colle preaccennate due lettere pastorali pel primo annuncio del Concilio futuro, e per istruire i fedeli sulla sua importanza e sradicare dagli uomini curanti solo il benessere materiale e la civile libertà i pregiudizii di cui erano contro di esso imbevuti, appena prima di incamminarsi verso l'eterna città per prender parte ai lavori della santa Assemblea, mise al pubblico un altro documento, in cui rammaricava i cattolici alla Santa Sede più devoti, e che meglio comprendevano i veri bisogni della Chiesa, per rialzare le speranze e incoraggiare le possibili opposizioni dei gallicani e dei cattolici liberali; voglio dire la lettera indirizzata al suo clero in data dell'11 novembrẻ, che esponeva le sue Osservazioni sulla controversia sollevata relativamente alla definizione dell' infallibilità nel prossimo. Concilio. L'illustre prelato indicava come scopo di questa lettera la dimostrazione della sola inopportunità di procedere alla definizione di questa pontificia prerogativa; e qualora si fosse essa realmente a ciò limitata, non esisteva una ragione sufficiente per pubblicarla, poichè quelli che doveano decidere in proposito non erano nè il clero orleanese, nè i fedeli che l'avrebbero letta. La questione dell'opportunità era una questione affatto esclusivamente riservata ai Padri del Concilio, e innanzi a questi soli avrebbero dovuto svilupparsi i motivi per cui si giudicava inopportuna la definizione in discorso. Ma il vero è che sotto l'apparenza dell' inopportunità si volle dimostrare

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