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V.. 1-4. Si accenna alla Fantasia IV, in cui l'esule sogna di trovarsi alla pace fra la Lega lombarda e l'imperatore Barbarossa nel 1183 a Costanza, città che ha guglie di grigio colore ed è posta sul lago dello stesso nome.

V. 13:16. In questi quattro versi si accenna a Milano e a'suoi dintorni. V. 24. Svola, cioè svolazza, va aliando come più avanti nel v. 65 Frettevole per Frettoloso, sono parole fuori d'uso.

Com' ape fa indugevole
Circa un fiorito stel.
L'aja, il pratel, la pergola
Dove gioía fanciullo:
L'erte indicate ai bracchi
Nel giovenil trastullo;
Le fratte donde al vespero,
Chino a palpar gli stracchi,
Redia, colmo sul femore
Pendendogli il carnier;
Tutti con l'occhio memore
I siti egli rifruga,
I cari siti, ahi lasso!
Che nell' amara fuga
Larve mandar parevano
A circuïrgli il passo,
A collocargli un tribolo
Sovra ciascun sentier.
Rinato ai dì che furono,

Il mattin farsi ammira
Più rancio; e la salita
Del sol piena sospira,

Tanto che intorno ei veggasi
Ribrulicar la vita,

Oda il venir degli uomini,

Voli dinanzi a lor.

Tutta un sorriso è l'anima
Di riversarsi ardente.
Presago ei si consola

Nelle accoglienze; e sente
Che incontreria benevolo
Fin anco lei che sola

Sa pur di quale assenzio
Deggia grondargli il cor.
Eccolo, il sol! Frettevoli

Pestan la guazza, e fuori
A seminati, a vigne
Traversano i cultori,
Recan le facce stupide
Che il gramo viver tigne;
Scalzi, cenciosi muovono

Sul suol dell' ubertà.
Dai fumajuoli annunziansi

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Ridesti a mille a mille
I fochi dei castelli,

Dei borghi e delle ville.
Dove più folto è d'uomini,
A due, a tre, a drappelli
Escono agli ozi, all' opere,
Sparsi per la città.

Son questi? È questo il popolo

Per cui con affannosa

Veglia ei cercò il periglio,

Perse ogni amata cosa?
È questo il desiderio

Dell' inquieto esiglio?

Questo il narrato agli ospiti
Nobil nel suo patir?

Ecco, infra loro il Teutono

Dominator passeggia;

Gli assal con mano avara;
Gli insidia; gli dileggia:
Ed ei tacenti prostransi,

Fidi all' infame gara

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V. 113. Probabilmente si allude a Teresa Casati moglie di Federico Confalonieri. Vedi più addietro a pag. 291.

Non è dolor che agguagli

Quel che l'è impresso in volto.
Par che da forze perfide
Messa quaggiù in travagli,
Sporga vêr Dio la lagrima
Cui gli uomini insultâr.
Patria!... Spilberga !... vittime!...
Suona il suo gemer tristo. —
Quel che dir voglia, il sanno,
Com' ella pianga, han visto:
E niun con lei partecipa
Tanto solenne affanno;
Niun gl' infelici e il carcere
Osa con lei nomar.

Chi dietro a un flauto gongola,
Che di cadenze il pasća,
E chi allibbisce ombroso
D'ogni stormir di frasca;
Come nel bujo il pargolo
Sotto la coltre ascoso,
Se il di la madre, improvida,
Di spettri a lui parlò.
Altri il pusillo spirito

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V. 138. Onesta; verbo dal latino, Scusa, Adonesta.

V. 151. Austro in significato di Austriaco è un arbitrio non imita

bile del poeta.

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scritta in occasione delle rivoluzioni di Modena e Bologna
scoppiate nel 1831.*

All' armi! All' armi!

Su, Figli d'Italia! su, in armi! coraggio!
Il suolo qui è nostro; del nostro retaggio
Il turpe mercato finisce pei re.

Un popol diviso per sette destini,

In sette spezzato da sette confini,

Si fonde in un solo, più servo non è.

Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì!
Dei re congiurati la tresca fin).

Dall' Alpi allo Stretto fratelli siam tutti!
Su i limiti schiusi, su i troni distrutti

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* L'edizione del 1863 e qualche altra da me veduta hanno 1830, ma certo erroneamente. La prima edizione è di Londra, Taylor, 1832.

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