Sayfadaki görseller
PDF
ePub
[merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][graphic][merged small][merged small][merged small]

3

[merged small][ocr errors][merged small][merged small]

Αι Al Paradiso di Dante pochissimi credo io essere stati, che a leggerlo si lasciasser condurre; salvo il primo Canto per avventura; e i più cortesi lettori il vennero piluccando qua e là senza più: e di que' medesimi che, standosi all' altrui detto, il mordono di chec chessia, non ne credo essere stato alcuno che tutto abbia letto fino alla fine questo poema. i più si arresta rono all' Inferno; e chi corse anche il Purgatorio: ma l'altezza del lavoro, ed altre malagevolezze che debbono aver trovate nel Paradiso, non gli lasciarono seguitar più avanti in quel viaggio tanto pericoloso. E credo che Dante medesimo ciò indovinando, al principio del Canto secondo, li consigliasse che non si mettessero dietro a lui così in alto; anzi tornassero addietro: Tornate a riveder li vostri liti: Non vi mettete in pelago; che forse, Perdendo me, Perdendo me, rimarreste smarriti. Nondimeno que' pochi, che si sentirono abbastanza forti da tenerli dietro, e in questa terza Cantica si misero ben addentro e la cercarono tutta ; ci scuoprirono tante e tali bellezze, e si maraviglioso artifizio di altissima poesia, che non che alle prime due ella ceda la mano), entra loro innanzi per avventura nella sottigliezza e maestria I Bell. di Dante. T. III.

M700453

ammirabile del lavoro. Della smisurata fecondità e forza dell'ingegno di Dante, che per ognuno di questi tre regni tanto diversi trovò stile, colori, e maniere appropriate a ciascuno, senza mai affievolire, anzi prendendo maggior vigore secondo che veniva più in alto montando, s'è detto qualcosa nel proemio del Purgatorio ed ora procedendo nel nostro lavoro, verremo a luogo a luogo notando la bellezza de' trovati e partiti nuovi, la vita de' colori dati alle sue idee, e l'aggiustato lumeggiar delle tinte, delle quali compone e fiorisce questo suo quadro maraviglioso. Una sola cosa noterò qui; che, negandogli la materia ( che tutta s' aggira nella contemplazione ed amore di Dio ) la varietà delle imagini fantastiche, di che per sua natura gli furono cortesi le prime due parti; egli seppe darle forma e idoleggiarla per siffatto modo, che l' immaginazion del lettore ne fosse ben ricreata. Anzi, per meglio mostrare nella medesima poverta lo ricchezze del proprio ingegno, volle raccogliere quasi sotto una sola forma la general materia del suo lavoro; e questa forma è la luce; cavando da sola essa una svariatissima copia di bellissime immagini, da diversificare i vari atti e gradi di gloria de' comprensori. e questa era in fatti, sì rispetto alla ragione e sì alla santa Scrittura, l' idea più appropriata a dipingere il paradiso e Dio; il quale lux est; et lucem inhabitat inaccessibilem. E nondimeno in tanti e sì diversi e moltiplici atti e partiti; quando per rifrazione, quando per riflesso; ora cangiando colore, or movendosi variamente, e aggirandosi, ed intreccian

dosi; fa giuocar questa luce, che ne cava bellissimi e vari colori; e poi compartendoli ed accozzandoli diver samente, dà loro svariate figure, e ne compone idoli di inaspettate forme e costellazioni, una più vaga dell' altra; che in una ammirazion dilettevole tiene fino alla fine sospeso dolcemente il lettore., Non voglio uscire di questo proemio, senza notare un assai irragionevol censura, che a questa terza Cantica fa un assai dotto spositore, anzi grande ammiratore del nostro Poéta. Egli lo accusa d'aver fatto dell' abitazion degli eletti un Convento di Frati. Non si poteva (pare a me) parlare più a sproposito, che fece costui. Or che altro è il paradiso, che una radunanza ( cioè Convento, ossia Coro) di persone contemplanti, che ad ogni ora cantano le laudi di Dio, in pace perfetta ed amor puro di lui? Beati qui habitant in domo tua Domine! in saccula saeculorum laudabunt te. Or che altro sappiamo noi più simile a questo, d' un Convento di Frati? Certo a Dante medesimo ne parve sì bene di questa ragunanza di Frati, salmeggianti di notte in coro; che egli la chiama la Sposa di Dio, che allo Sposo canta la mattinata; Nell' ora, che la Sposa di Dio surge A mattinar lo Sposo; perchè l'ami : Parad. x. 141. Ma allo spositore, che è della setta di Frate Lutero ( al qual, il Convento de' suoi frati non piacque troppo) non potea questa immagine parer bella, nè molto poetica. e questo è una prova, che dove uom parli sopr' animo, rade volte è che non esca della ragione, o del seminato. Ma senza badar più, è da venire oggimai a sporre questa terza Canti

« ÖncekiDevam »