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Te fra dotti BRITANNI

A novo chiamo e glorioso stato ;

Non contrasti tua voglia al grande invito. Splendan di novo sovra l'arpa aurata,

Splendan su Pindo ancor tuoi nobil versi ; Per te lampi e parole

Ognor spargan le Muse,

E d' Ippocrene e del TAMIGI a i lidi

Per te s'ornin trofei, s' innalzin gridi!

ALESSANDRO GUIDI.

CANZONE.

A Monsignore FRANCESCO PIGNATELLI, Arcivescovo di

Taranto.

Per l'Esaltazione di Papa Innocenzo XII.

INNI, dell' alma mia prole immortale,

Or mando voi ver la Città Latina,

Come il ciel vi destina;

Già voi poteste circondar con l'ale

L'ampio albergo reale

Di Lei, che forse di là su vi mira.

Noi tempreremo la Tebana lira,

E con aspetti trionfali e lieti,

Quasi illustri pianeti

Di sacra luce aspersi,

Entrar vedransi in Vaticano i versi.

E come il Cielo alla gran corte vede Di Giove intorno al luminoso trono

Vegliare il lampo e il tuono,

Così del Lazio intorno all' aurea sede

Fermi l'eterno piede

Schiera de' carmi miei, guardia celeste.

Chi mai potè per le Dircèe foreste

Scemar le penne a' miei destrieri alati

Io del tempo e de' fati

Sento gli sdegni e i danni;

Ma son signori i versi miei degli anni.

Roma su i sette colli or lieta senti

Giunger di Febo i gloríosi modi,

E delle belle lodi

Risonarti d'intorno i primi accenti:

E so ben che consenti

Ne' tuoi gran Genj, alma Città di Marte,

Che dell' eterno suono illustre parte

Di Partenope a i lidi anco discenda;

Ed è ragion che splenda

Di gloria alta mercede

Intorno a lei che il trono tuo provvede.
Non da i felici Augusti, o dalle belle

Venture tue di sì gran fama piene
Tanta luce ti viene,

Come da un figlio suo che dalle stelle

Portò voglie novelle,

E virtù nove anco a te stessa ignote:

Rammenta

pur le trionfali rote,

I tanti tuoi che s'appressaro a i Numi

Per invitti costumi,

Chè tal sembianza in vano

Cercasi in grembo allo splendor Romano.

Ardea su l'alma a i chiari Duci tuoi

Sdegno regale, e bellicoso ardire,

E quel fatal desire

Di sempre incatenar regni ed eroi ;

E così i figli suoi

Vide del tuo Signor la stirpe altera

Tanto infiammarsi alla stagion guerriera,

Ed ebbe sempre o il forte Scipio a lato,

O il buon Fabrizio armato,

Nè in van dielle il destino

I nomi grandi del valor Latino.

Tracia sel sa, ch' oltre all' anguste foci

Pallida e fuggitiva in Asia corse;

Quando sopra si scorse

Con la grand' ira i cavalier feroci,

O qual orride voci

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