ALESSANDRO GUIDI. CANZONE. A Monsignore MARCELLO D'ASTE. La Regina di Svezia commandò all' Autore che celebrasse il Baron d' Aste, di lui fratello, morto nell Assedio di Buda. VIDER Marte e Quirino Aspro fanciullo altero Per entro il suo pensiero Tener consiglio col valor Latino: Poi vider le faville Del suo primiero ardire Su l' Istro alzarsi, e far men belle l'ire Del procelloso Achille. Come nube che splenda Infra baleni e lampi, E poscia avvien che avvampi, E tutta in ira giù dal ciel discenda; Tale il Romano invitto Venne a tuonar sul Trace, E nel vibrar sdegnoso asta pugnace Fè il grande Impero afflitto. Alto giocondo orrore Avea Roma sul ciglio In ascoltar del figlio L'aspre battaglie, e il coraggioso ardore: Su la terribil arte Ammiravan gli Dei Lui, che ingombrar solea d' ampj trofei Cotanta via di Marte. O se per lui men pronte Giungean l' ore crudeli ! Sotto a' tragici veli L'ardir dell' Asia celeria la fronte ; Soffrirebbe dolente L'alte leggi di Roma, E di lauri orneria l'eccelsa chioma All' Italica gente. Oggi a ragion sen vanno Su i Germanici lidi I trionfali gridi Tutti conversi in voci alte d'affanno ; Dure vittorie ingrate Di sì bel sangue asperse, Qual ria ventura mai cotanta offerse A i cor doglia e pietate ! Gir taciti e pensosi, E co' proprj trofei talor sdegnarsi ! An non per certo invano D'alta mestizia è pieno Il Bavarico Duce, e il fier Lorenzo, Sul buon sangue Romano! Il sì bel lume è spento Della stagion guerriera ; Alla milizia altera È tolto il suo feroce alto talento! Sperava esser soggiorno Roma all'antica gloria; E funesta di pianto aspra memoria Le siede ora d'intorno. O quante volte corse Inver le palme prime Il Cavalier sublime, E i più bei rami alla Germania porse! Ma alle grand' opre ardite Qual corona si diede ? Non mai si vide dispensar mercede A sue belle ferite. Sol del valore amica L'immortale CRISTINA Al chiaro Eroe destina Schermo fatal contro all' età nemica ; Vuole, degli anni a scherno, Che delle belle lodi I potenti di Febo eterni modi Prendan cura e governo. Non mentirà mia voce: Vedrete, Augusti, e Regi, Carche de' suoi gran pregi Mie vele uscir fuor dell' Aonia foce; E mentre Voi sarete Di meraviglia gravi, Col Romano guerriero andran le navi Oltre a i gorghi di Lete. |