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È

SONETTO I.

sentimento del gran Varchi, che il presente sonetto bastar debbe a far conoscere a cui natura dispose à tanto comprendere, che fu Michelagnolo ancora eccellente anzi singolare nella poesia; e quantunque io sia più che certo che non tutti sieno per sentire istessamente, non aggiungo un iota al sentenziare di tanto uomo, e verrò a quello ch'è in nostra maggior cura.

Q. 1a. L'ottimo artista. Dicesi artista chi vaca alle arti nobili; artefice o artigiano, chi nelle meccaniche s' affatica. Quì s' intende di scultore, e di ottimo, cioè di quello che sa ben immaginare, ed ha pronti i mezzi allo eseguire. Non ha; intendi nella fantasia. - Concetto; parola leggiadra e bella, mal intesa da molti forestieri, che s'adopera a modo di nome, e derivasi dalla forma oggetto conceputo ossia concetto, e significa quella immagine che ognuno in se concepisce della cosa che vuol fare, e però vale quanto idea, forma, specie, esempio, ec. Non circoscriva; non contenga, non rappresenti. Col suo soverchio; colla parte sua soverchiante o soperchiante, cioè eccedente, è però colla sua superficie. E questa parola, che scende dal lat. superfluum, supervacuum, supervacaneum, l' usa Dante, fra gli altri luoghi, Inf. xxv:

Ciò che non corse indietro e si ritenne,

Di quel soverchio fe' naso alla faccia.

Arriva; giunge a dar l'essere

A quello; intendi concetto. reale a quel concetto. La man ec. Non basta immaginare, vuolsi aver l'arte e la pratica. La mano può non obbedire all'intelletto, ossia all' immaginazione, o per manco di pratica, o per accidentale impedimento. Però Dante, Parad. XIII :

Ma la natura la dà sempre scema,
Similemente operando all' artista

Ch' ha l'abito dell' arte, e man che trema.

Q. 2a. Il mal ec.; gli affanni che pruovo, e cerco naturalmente di fuggire. E 'l ben; e tutte le delizie che mi promette il desio. Diva; è addiettivo, ma s'usa a modo di nome in virtù del sustantivo sottinteso cosa o persona. Tal; in modo tale, quale in marmo ogni bella forma si contiene. Si nasconde ; all' altrui sguardo sotto le belle apparenze. E però dice altrove : Com' esser può, signor, che d' un bel volto

Ne porti il mio così contrarj effetti?

E questi effetti contrarj nascono dall'arte contraria al bramato effetto, la quale è quella che solo nel sensuale è intesa, mentre l'arte buona d'amare si è quella di trascendere per bellezza mortale all'idea che tutte le bellezze in se contiene. Al desiato effetto; quello di trar della sua donna pace e contento.

T. 1a. O durezza o gran disdegno; che scorga in lei che l'accende del disio di se, rifiutando tante lagrime e preghiere del misero amante.

T. 2a. Se ec.; cioè se vero è, com'è verissimo, che tu porti ec. -Morte; ogni male. Pietate; da cui ogni bene si dischiude. In un tempo; suppl. medesimo; cioè insieme. E che; e se avviene che ec. Non sappia ec. Questo avviene a chiunque lasciato l' amor, proprio all' uomo, ch'è l'intellettivo, s'appiglia al sensuale. E di costoro dice Dante che la ragion som metton al talento. Ardendo; nel caldo di quel fuoco che nel senso dimora.

SONETTO II.

Q. 1a. Non vider gli occhi miei ec. Il Petrarca, nel sonetto che comincia Erano i capei d' oro ec., ove dipinge quale vide Laura la prima volta ch' a lui l' offerse Amore, dice:

Uno spirto celeste, un vivo sole

Fu quel ch' i' vidi.

Rifulse; v. poet. da rifulgere; ma pon mente che dal risplen– dere così fattamente la face d' Amore in quegli occhi, deducesi lo ardere proporzionato di quella. In me; perchè lo penetrò quel vivo ardore, e l'accolse per ogni fibra. La prima face; il lume veduto ardere la prima volta. De' tuoi; occhi. Sereni; perchè immagini vere dell' eterna pace del cielo. 11 Petrarca: occhi sopra 'l mortal corso sereni. Che sempre al suo fin sale. Dante, Parad. I:

Ed ora lì, com'a sito decreto,

Cen

porta la virtù di quella corda

Che ciò che scocca drizza in segno lieto.

Q. 2a. Ond' ella scese. Dante, Purg. XVI:

Esce di mano a lui che la vagheggia

Prima che sia, a guisa di fanciulla
Che piangendo e ridendo pargoleggia,
L'anima semplicetta che sa nulla,

Salvo che, mossa da lieto fattore,

Volentier torna a ciò che la trastulla.

Non pure intende; aspira non solo al bello che piace agli occhi, ma a quello che fa l'intelletto contento. Debile; per esser tale, ch' ogni avverso soffio lo fa svanire qual fumo in aere od in acqua la spuma. Fallace; perchè o per variabile costume ci fallisce, o per morte ne vien meno e molti altri sinistri, essendo suo essere in quelle cose che nulla promession ren

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dono intera, come dice a Dante Beatrice. Inver la forma universale; cioè verso l'eterna idea di tutte le bellezze. Dante, Parad. XXXIII:

La forma universal di questo nodo

Credo ch'io vidi, perchè più di largo,

Dicendo questo, mi sento ch' io godo.

T. 1a. Io dico, ec. Però Dante, Parad. xv:

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E il Petrarca, scaltrito della fallacia delle cose mortali : nulla al mondo è in ch' uom saggio si fide. Nè par; suppl. che. · S'aspetti; si convenga, ec. Cangiar pelo. Dante, Purg. II : Trattando l'aere con l'eterne penne,

Che non si mutan, come mortal pelo.

E il grand' Epico nostro :

Nè più sperar di rivedere il cielo,

Per volger d'anni o per cangiar di pelo.

Ma avverti che la forma ciò che ha par intero ciò a che. T. 2a. Chiama, con bella distinzione, senso, l'amor del senso, ossia il sensuale appetito; e amore, quel desio o vampa intellettiva che, per mortale bellezza, s'accende in noi dell' eterna. E questo fa pur quì gli animi perfetti, come fece in Dante, nel Petrarca, e nel Buonarroti. L'ultimo di questi versi leggesi nella lezione del Varchi sul primo sonetto così : gli amici quì, ma più perfetti in cielo; ma parmi di maggior hellezza, e senza confronto, quella del testo nostro.

SONETTO III.

Q. 1a. La forza d' un bel volto ec. Il Petrarca per le bellezze degli occhi di Laura immaginando quelle di lassù, e da fervidissimo desio di quelle sospinto, dice:

Io penso se lassuso,

Onde'l motor eterno delle stelle

Degnò mostrar del suo lavoro in terra,
Son l'altr' opre sì belle,

Aprasi la prigion ov' io son chiuso,

E che 'l cammino a tal vita mi serra.

Mi sprona; non poteva con più forte dire il grande stimolo di quel bello ritrarre. Ch' altro; perchè altro oggetto. E vivo ascendo ec.; è parlare d'anima indiata affatto, alla quale l'ente sommo concede d'affrontarsi seco, pur chiusa nella terrestre prigione. Raro si dona. Fu largita a Dante, e però a lui medesimo uno degl' immortali, Paradiso xxv:

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Poichè, per grazia, vuol che tu l' affronti
Lo nostro imperadore, anzi la morte,
Nell' aula più segreta, co' suoi conti.

Q. 2a. Consuona; si consuona, come due stromenti in perfetto accordo; tanta somiglianza ha con lui. Dante, Paradiso XIX: cotanto è giusto quanto a lei consuona. Adunque puoi dire egualmente che una cosa consuona con un'altra o a un altra. Per divin concetti; per concetti fatti divini dal loro subietto. Informo. Dante, Purgatorio XVII: muoveti lume che nel ciel s' informa. - Per gentil persona. La preposizione per esprime relazione di luogo traversato, o, per analogia, quella della causa in riguardo. Vedi la Grammatica nostra, quarta edizione. Adunque dimostra che l' ardore che in lui accende la donna sua s'origina da quello che splende eterno nel cielo.

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