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FIGURA NOVA. << Diversa da quel che era prima: o più tosto, strana, stravagante, come in quel del BOCCACCIO, nov. 85: Calandrino cominciò.... a fare i più nuovi atti del mondo; o forse anche, figura d' uom semplice, inesperto, soro, o, come i nostri antichi dicevano, nuovo pesce »: CARDUCCI.

Un es. curioso di nuovo è quello che si trova nel VELLUTI, Cronic., p. 30: Fu grosso e nuovo uomo, ed ebbe una moglie che fu nuova donna.

L'USATA PROVA. «Prova, dal provarsi in arme dei cavalieri, qui vale resistenza, come Inf., VIII, 122: Non sbigottir, ch'i vincerò la pruova, Qual ch'alla difension dentro s'aggiri; e XXVII, 43: La terra che fe' già la lunga pruova E di Franceschi sanguinoso mucchio »: CARDUCCI.

A intendere il passo, si ricordi che Pietà finora gli fu nemica (§. XIII).

PINGE DI FUORA.

...

CH' EL FIER TRA MIEI SPIRTI PAUROSI E QUALE UCCIDE E QUAL Questi versi nel suono rammentano quelli del vento Impetuoso per gli avversi ardori Che fier la selva, e senza alcun rattento, Gli alberi abbatte e schianta e porta fuori (Inf. IX, 67-70). Prima del nostro, il GUINICELLI: tu m'assali, Amore, e mi combatti: Diritto al tuo riscontro in piè non duro, Chè 'mmantinente in terra mi dibatti Come lo tuono che rompe lo muro E il vento gli arbor per li forti tratti. Il CAVALCANTI (Canz. II): Amore Ruppe tutti i miei spiriti a fuggire. E Son. X: di tanto valore Che fa le sue vertù tutte fuggire.

<< Più nobile e più civile questa immagine d'Amore prepotente guerriero, che non del molle e alato e bendato fanciullo, di quel che il Chiabrera dipinge: viperetta, serpentello, dragoncello: diminutivi eloquenti perchè dimostrano come l'amore italiano si venisse coll'impiccolire degli altri affetti, ogni dì più ristringendo »: TOMMASEO, Comm. Div. Comm., I, XXXVI.

FIER.<< Fierere val propriamente ferire: ma qui potrebbe anche valere infierire, cioè infierisce, mena colpi, contro i miei spiriti » FRATICELLI. Meglio il GIULIANI: « fiere (fiede) qui non importa infierisce, com' altri ha interpretato, ma ferisce, percuote, dà dentro ».

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Così leggiamo col cod. b. col marc. col

1.o trivulz. e collo strasb., e coll' ediz. pes. Gli altri caccia.

EI SOLO RIMANE. Malamente il Bisc.: io solo. Chi resta è Amore. Cfr.: Campami un spirto vivo solamente, E que' riman perchè di voi ragiona.

§ XV.

DEGLI SCACCIATI.

Così il cod. b., il corsin., il strasb. e

l'ediz. pes. Gli altri: de' discacciati .

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Acciò CHE LO MIO PARLARE SAREBBE INDARNO. « Nel significato di perciocchè. L'usa più volte non solo qui, ma pur nel Convito » FRATICELLI.

Appresso la nuova trasfigurazione mi giunse un pensamento forte, lo quale poco si partìa da me; anzi continuamente mi riprendea, ed era di cotale ragionamento meco: «Poscia che tu pervieni a così schernevole vista quando tu se' presso di questa donna, perchè pur cerchi di veder lei? Ecco che se tu fossi domandato da lei, che avresti tu da rispondere? ponendo che tu avessi libera ciascuna tua virtude, in quanto tu le rispondessi». Ed a questo rispondea un altro umile pensiero, e dicea: << Se io non perdessi le nie virtudi, e fossi libero tanto ch' io potessi rispondere, io le direi, che si tosto com'io imagino la sua mirabil bellezza, si tosto mi giugne un desiderio di vederla, lo quale è di tanta virtude, che uccide e distrugge nella mia memoria ciò che contra lui si potesse levare; e però non mi ritraggono le passate passioni di cercare la veduta di costei ». Ond' io, mosso da cotali pensamenti, proposi di dire certe parole, nelle quali, scusandomi a lei di cotal riprensione, ponessi anche di quello che mi addiviene presso di lei; e dissi questo Sonetto:

Ciò che m'incontra, nella mente more
Quando vegno a veder voi, bella gioia,
E quand' io vi son presso, sento Amore,
Che dice: Fuggi, se 'l perir t'è noia.
Lo viso mostra lo color del core,

Che, tramortendo, dovunque s' appoia;
E per l'ebrïetà del gran tremore
Le pietre par che gridin: Moia, moia.

Peccato face chi allor mi vide,

Se l'alma sbigottita non conforta,
Sol dimostrando che di me gli doglia,
Per la pietà, che 'l vostro gabbo uccide,
La qual si cria nella vista morta

Degli occhi, c' hanno di lor morte voglia.

Questo Sonetto si divide in due parti: nella prima, dico la cagione, per che non mi tegno di gire presso a questa donna; nella seconda, dico quello che m' addiviene per andare presso di lei; e comincia questa parte quivi: E quando io vi son presso. E anche si divide questa seconda parte in cinque, secondo cinque diverse narrazioni: chè nella prima dico quello che Amore, consigliato dalla ragione, mi dice quando le son presso; nella seconda, manifesto lo stato del core per esemplo del viso; nella terza, dico siccome ogni sicurtade mi vien meno; nella quarta, dico che pecca quegli che non mostra pietà di me, acciò che mi sarebbe alcun conforto; nell'ultima, dico perchè altri dovrebbe aver pietà, cioè per la pietosa vista, che negli occhi mi giugne; la qual vista pietosa è distrutta, cioè non pare altrui, per lo gabbare di questa donna, la quale trae a sua simile operazione coloro, che forse vedrebbono questa pietà. La seconda parte comincia quivi: Lo viso mostra; la terza: E per l'ebrietà; la quarta: Peccato face; la quinta Per la pietà.

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UN PENSAMENTO FORTE. << Sembra che Amore tenga all' a. questo ragionamento, perchè nel Sonetto è Amore che dice: fuggi, se 'l perir t' è noja»: WITTE.

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POSCIA CHE TU PERVIENI. Del turbamento prodotto dalla vista dell' amata, così il CAVALCANTI: Cosa m'avvien quand' io le son presente Ch' io non la posso allo 'ntelletto dire (Ball. V).

PONENDO CHE TU AVESSE LIBERA CIASCUNA TUA VIRTUDE.

«Veramente trovandoti nel suo cospetto, tu non hai libere le tue virtudi, come si disse nel §. XI: per soverchio di dolcezza diveniva tale, che 'l mio corpo molte volte si movea come cosa grave, inanimata »: WITTE.

IN QUANTO TU LE RISPONDESSI.

<< Posto, cioè, che tu fossi libero tanto, da poter risponderle »: GIULIANI.

UN DESIDERIO . . CHE UCCIDE E DIStrugge nelLA MIA MEMORIA CIÒ CHE CONTRA lui si potesse levare.—ll CaVALCANTI (Ball. VI): Vien che m'uccide un si gentil pensiero Che par che dica ch'io mai non la veggia.

« Le pas

E PERÒ NON MI RITRAGGONO LE PASSATE PASSIONI. sate passioni, i sofferti affanni essendo uccisi e distrutti nella memoria dell' a. dal desiderio di rivederla, non possono ritenerlo dall'esporsi di nuovo all'istesso cimento »: WITTE.

CIÒ CHE M'INCONTRA.

<< Io interpungerei così: Ciò che m'incontra, nella mente muore, e spiegherei: Ogni pensiero che si opponga al desiderio di vedervi, muore nella mia memoria quando ecc. Mente per memoria, come Inf. II, 8: O mente che scrivesti ciò ch' io vidi. Le stampe leggono: Ciò che m' incontra nella mente, muore; e il GIULIANI interpreta: « Ogni opposto pensiero che sorga nella memoria, resta distrutto dal mio desiderio ecc... . ». Ma Dante nella prosa antecedente al Sonetto ha detto: si tosto com' io imagino la sua mirabil bellezza, sì tosto mi giugne un desiderio di vederla, lo quale è di tanta virtude che uccide e distrugge nella mia memoria ciò che contra lui si potesse levare »: CARDUCCI.

-II TODESCHINI si accorda col Carducci nel modo di punteggiare, e in parte in quello di spiegare: « Muore della mia mente, cioè si dilegua dalla mia memoria, ciò che mi accade quando vi veggio ». E il SERAFINI: « m'incontra, mi sorge di contrario, ogni opposto pensiero che sorga ».

Lo viso ec. << Cioè: il viso si cuopre di pallidezza, ch'è il color conveniente alla passione che porto dentro il cuore. HORAT., Carm., III, X, 14: Et tinctus viola pallor amantium. PETR., son. 155: un pallor di viola e d'amor tinto. DANTE stesso ( §. xxxvII): Color d'amore e di pietà sembianti; e Purg., XVII 45: s' io vo' credere a' sembianti che soglion esser testimon del cuore »: CARDUCCI.

-«Il colore del viso mostra lo stato tramortito in cui il cuore si ritrova »: WITTE. Ma secondo il GIULIANI Viso << qui si vuole intendere per tutta la persona » come nel §. xiv: poggiai la mia persona ad una pintura..

DOVUNQUE S'APPOJA. II T., Fr., Giul. e W.: ovunque può; l'ediz. pes.: ovunque poi. I codd. d e f, ed il marc., nonchè l'ed. S. come noi. Il cod. c.: duunque.

Si appoggia per non venir meno: come difatti nel §. XIV vedemmo il poeta appoggiarsi al muro della sala»: WITTE. S'APPOJA. LAPO GIANNI: Colei..... Cui gentilezza ed ogni ben s' appoja (Poet. primo secolo, II, p. 118). Ed è voce viva nel dialetto siciliano, donde forse la trassero i poeti fiorentini, per tradizione dei loro antecessori dell'isola: Culonna chi s'appoja l'arma mia: LIZIO-BRUNO, Canti delle Isole Eolie, p. 76.

E PER L'EBRIETÀ. << Cioè: per l'eccesso di quel tremore che rassembra allo stato dell' ebrietà: che mi fa parere ebro »>: CARDUCCI.

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LE PIETRE PAR CHE GRIDIN. « Le pietre, ne' Rispetti del PoLIZIANO, sono più gentili: I'ho mossi a pietà già questi sassi Ne' quali or poso il mio corpo scontento»: CARDUCCI.

- << Invece di sorreggerlo, le pietre di quel muro, commosse dal suo tremore, vogliono vederlo morto»: WITTE. Ma il GIULIANI: << Insin le pietre sembra che commosse di pietà, m'implorino la morte per meno danno ».

Come si vede, i commentatori non si accordano, se le pietre sieno mosse a pietà o ad odio verso Dante. Nell' uso comune si dice: muover a pietà le pietre; e uno Strambotto popolare dice: Ho visto per pietà movere un sasso, Le pietre tramutarsi dal suo loco; ma qui mi parrebbe che il p. volesse significare come perfino le pietre gli sieno nemiche, lo respingano quand' egli, tramortito, si appoggia alle pareti. Pietre che piangono ne troviamo negli scrittori; per es. nella Vita di S. M. Maddal.: E'l pianto era tale e sì grande e sì piatoso, che pareva piagnessono le pietre, con tutte le creature del mondo. E più oltre: Non tanto le persone, ma le pietre parea che piagnessono. Tuttavia, pietre che gridino formate parole di moia, moia, è forse un po' troppo.

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PECCATO FACE CHI ALLOR MI VIDE. « Il Fraticelli vuol riferirlo a Beatrice, che in quel tempo non mostravasi sensibile all'affetto del poeta. Ma ciò è contrario all' esposizione del poeta stesso, dove questo verso è chiaramente riferito a persona indeterminata, ed è contrario al contesto del Sonetto ove, al v. 12, di Beatrice parlasi in seconda persona. Mi vide cioè: mi vede, conforme al lat. videt »: CARDUCCI.

· Di vide per vede adduce parecchi esempj il NANNUCci, Anal. crit. dei verbi, p. 737.

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