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Per occulta virtù che da lei mosse, D'antico amor sentì la gran potenza. Tosto che nella vista mi percosse

L'alta virtù, che già m'avea trafitto Prima ch'io fuor di puerizia fosse, Volsimi alla sinistra, col rispitto

Col quale il fantolin corre alla mamma, Quando ha paura o quando egli è afflitto, Per dicere a Virgilio: « Men che dramma Di sangue m'è rimasa, che non tremi: Conosco i segni dell'antica fiamma ». Ma Virgilio n' avea lasciati scemi Di sè, Virgilio dolcissimo padre, Virgilio, a cui per mia salute dièmi.

« Dante, perchè Virgilio se ne vada, Non piangere anco, non piangere ancora; Chè pianger ti convien per altra spada ».

Regalmente nell'atto ancor proterva
Continuò, come colui che dice

E' più caldo parlar dietro riserva: << Guardami ben; ben son, ben son Beatrice. Come degnasti d'accedere al monte?

Non sapei tu che qui è l'uom felice? » Gli occhi mi cadder giù nel chiaro fonte; Ma veggendomi in esso, io trassi all'erba; Tanta vergogna mi gravò la fronte.

Ella, pur ferma in su la destra coscia
Del carro stando, alle sostanze pie
Volse le sue parole così poscia:

<< Questi fu tal nella sua vita nuova
Virtualmente, ch'ogni abito destro
Fatto averebbe in lui mirabil pruova.
Ma tanto più maligno e più silvestro

Si fa 'l terren col mal seme e non colto,
Quant'egli ha più di buon vigor terrestro.
Alcun tempo 'l sostenni col mio volto:
Mostrando gli occhi giovinetti a lui
Meco 'l menava in dritta parte vòlto.
Si tosto come in su la soglia fui

Di mia seconda etade, e mutai vita,
Questi si tolse a me, e diessi altrui.
Quando di carne (1) a spirto era salita,
E bellezza e virtù cresciuta m'era,
Fu' io a lui men cara e men gradita;
E volse i passi suoi per via non vera,
Immagini di ben seguendo false
Che nulla promission rendono intera;
Nè l'impetrare spirazion mi valse,
Con le quali ed in sogno ed altrimenti
Lo rivocai; sì poco a lui ne calse.

(1) Carne ha significato così speciale e preciso che avrebbe dovuto rattenere da allegoriche interpretazioni gli avversarj della Beatrice storica. Ma al Bartoli almeno non ha fatto ostacolo: salire da carne a spirito vuol dire salire da concepimento umano a concepimento oltreumano (op cit., p. 287). Ma questa carne è stata perfino sepolta, si è disciolta in terra, le belle membra. . . . . furono in terra aparte. Che vuol dir ciò, se non s'intende letteralmente? ce lo dica il Bartoli, che non lo spiegò finora, certi d'altra parte che non vorrà interpretare col sig. Termine-Trigona; «i ministrl della religione di Cristo sono fango e nulla più! ».

Tanto giù cadde, che tutti argomenti
Alla salute sua eran già corti,

Fuor che mostrargli le perdute genti. Per questo visitai l'uscio de' morti,

Ed a colui che l'ha quassù condotto Li prieghi miei piangendo furon porti. L'alto fato di Dio sarebbe rotto,

Se Lete si passasse, e tal vivanda Fosse gustata, senza alcuno scotto Di pentimento che lagrime spanda ».

Onde ell' a me: « Perentro i miei disiri,
Che ti menavano ad amar lo bene,
Di là dal qual non è a che s'aspiri,
Quai fosse attraversate o quai catene
Trovasti, perchè del passare innanzi
Dovessiti così spogliar la spene?
E quali agevolesze o quali avanzi
Nella fronte degli altri si mostraro,
Perchè dovessi lor passeggiare anzi ? »
Dopo la tratta d'un sospiro amaro,
Appena ebbi la voce che rispose,
E le labbra a fatica la formaro.
Piangendo dissi: « Le presenti cose
Col falso lor piacer volser miei passi,
Tosto che 'l vostro viso si nascose >>.
Ed ella: «Se tacessi o se negassi

Ciò che confessi, non fora men nota La colpa tua; da tal Giudice sassi. Ma quando scoppia dalla propria gota L'accusa del peccato, in nostra corte Rivolge sè contra 'l taglio la ruota.

Tuttavia, perchè me' vergogna porte
Del tuo errore, e perchè altra volta,
Udendo le Sirene, sie più forte,

Pon giù 'I seme del piangere, ed ascolta:
Si udirai come in contraria parte
Muover doveati mia carne sepolta.
Mai non t'appresentò natura od arte
Piacer, quanto le belle membra in ch'io
Rinchiusa fui, che sono in terra sparte.
E se 'l sommo piacer si ti fallio

Per la mia morte, qual cosa mortale
Dovea poi trarre te nel suo desio?
Ben ti dovevi, per lo primo strale
Delle cose fallaci, levar suso

Diretro a me, che non era più tale.
Non ti dovea gravar le penne in giuso
Ad aspettar più colpi, o pargoletta,
O altra vanità con sì breve uso.
Nuovo augelletto due o tre aspetta;
Ma dinanzi dagli occhi de' pennuti

Rete si spiega indarno, o si saetta » (').

Resterebbe ora ad investigare qual sia l'ascosa verità (2), il concetto spirituale adombrato nella poetica immagine di Beatrice. È noto quanto in questo proposito sieno discordanti le opinioni degli interpreti: nè la ragione speciale del mio discorso, mi concede di trattenermi ad esporre ed esaminare tritamente le varie sentenze. Per taluni Beatrice è la Teologia, per altri la Filosofia rivelata, la Somma Sapienza, la Contemplazione, la Cognizione di Dio, o anco, l'idea politica ghibellina, o la cattolica Chiesa; e via di seguito. Ma, a parer mio, troppo poco è l'attribuire a Beatrice

(1) Purg. XXX, 31-51, 55-57, 70-78, 100-102, 115-145, XXXI 22-63. (2) Conv. II, 1.

la rappresentazione simbolica di uno di cotesti, pur sì alti concetti. Beatrice è simbolo non di una idea, vuoi filosofica, vuoi teologica, vuoi mistica, vuoi storica; essa è figura e simbolo dell' idea. Come tale, essa adempie diversi ufficj quanti sono gli aspetti e le forme che in sè racchiude e manifesta quell'universale: profetizza il rinnovamento del mondo, e il trionfo della giustizia nel governo delle cose umane: redarguisce la vana dottrina dei teologastri: disserta dell'ordine dell'universo, della distribuzione dei cieli, della gerarchia angelica: corregge e sana errori d'intelletto in proposito di astronomia, di fisica, di storia: raddrizza traviamenti morali: scioglie dubbj di fede: narra ed illustra gli avvenimenti passati e i presenti: tutto, infatti, è a lei soggetto, tutto a lei appartiene ciò che riguarda la scienza e la fede, la filosofia e la teologia, la vita civile e la contemplativa, la speranza e il premio, la terra e il cielo, l'uomo e Divinità.

VII.

Tale essendo dal xxx canto del Purgatorio in poi la Beatrice di Dante, abbiamo quì la progressione giunta al suo ultimo termine. E qui si scorge come la Vita Nuova, il Convito e la Commedia sieno quasi anelli di una stessa catena, de' quali ciascuno promette il successivo e presuppone l'antecedente. La Beatrice della Vita Nuova è raffigurata in modo da poter poi diventare la Beatrice della Divina Commedia; e gli occhi suoi han virtù nuova di attrarre il poeta di cielo in cielo, solo perchè furon capaci qui in terra di farlo tremare di vero ed innocente amore. Ma alla Vita Nuova sussegue un periodo di tempo di che si trovano le tracce nel Convito, in cui le due immagini di perfezione, che insieme dovran formare la seconda bellezza di Beatrice, sono ancora distinte fra loro; nè si uniscono indissolubilmente salvo nell'ultima parte del poema. Così una sola è la Beatrice di Dante; dacchè ciò che per lui dovesse essere questa donna, ei lo aveva confusamente presentito quando la sua persona parvola sostenne passïon nuova (');

(1) Canz. E' m'incresce di me ec.

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