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ciò ch'essa fu nell'età matura, si indovina nel Convito, e si vede chiaro nella Commedia. Certo vi ha differenza fra la pargoletta e la donna trionfante, tra la giovine vista nuda nelle braccia d'Amore e quella che s'avanza benedetta dagli angeli, salutata come la mistica sposa, coronata d'olivo, vestita dei colori della fede della speranza, della carità. Come creatura vivente, Beatrice lasciando la terra, sale da carne a spirito; ma, come pensiero ed effetto del poeta, Beatrice morta, di donna ch'ella era, diventa simbalo, senza perdere tuttavia il volto e le movenze che le furono proprie nella vita terrena. L'affetto purificandosi si innalza, innalzandosi si purifica. Così un grano di incenso che arda su questa nostra bassa dimora, via via che si erge in candide od azzurrine volute, perde, vaporando, la primitiva forma materiale, e, fatto più sottile e più lieve, si diffonde per l'aere cercando il cielo, convertito in grata fraganza ed in soave profumo.

Lo svolgimento progressivo della idea di Beatrice nella mente di Dante, è adunque la storia del suo pensiero dagli anni giovanili all'età piu tarda. Poesia ed arte, affetto e scienza, ispirazione e meditazione, hanno per Dante un solo ed identico nome, come uno stesso fine Beatrice.

Nuovo esempio e miracolo inaudito della possanza d'amore in cuore alto e gentile! E avventurato Dante che, in mezzo ai dolori onde i suoi giorni furono travagliati, ebbe un conforto, una speranza che nessuno poteva togliergli o menomargli: conforto e speranza che formano il legame di unità, in tanti casi diversi e varj pensieri della sua vita, fra la giovanezza e gli anni caduchi! Avventurato Dante che, nelle reminiscenze dell' affetto, ritrovò quella immagine di perfezione, dietro la quale correva, nell' età virile, l'intelletto sitibondo di verità ideale e di morale bellezza! Avventurato Dante, quando si pensi che niun malvagio istinto frammisto coi primi sospiri, e niuna macula nei costumi di Beatrice, gli impedirono di raffigurarla si pura, e di innalzarla si alto nei cieli! Avventurato Dante, che vide e riconobbe animata e vivente in un bel volto di donna, quella virtù che sprona al bene ed innamora

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del vero! Ed ei vide veramente questa divina luce ardere negli occhi della sua donna, non per figura retorica come altri poeti, ma per la intensità di un affetto nelle cui fiamme affinava e purificava sè stesso. Quanto in ciò più felice di un gran poeta dell'età nostra Giacomo Leopardi sommamente misero perchè, sentendo entro di sè il possente anelito verso l'eterna Idea, pure, colla disperazione nell' anima e il dubbio nell' intelletto, scrisse di non aver mai ravvisato codesta Idea riflessa in un volto femminile, ed affermò anzi che, se mai fosse quaggiù discesa, sarebbe, in sensibil forma, divenuta men bella!

VIII.

Di Beatrice Portinari io non ti ho, lettor mio, descritto la vita, quantunque della sua reale esistenza nel mondo intendessi parlarti, non solo perchè dei fatti di una giovinetta morta a ventiquattro anni, poco naturalmente debbe sapersi; ma anche perchè la vera vita di Beatrice è quella sua seconda e misteriosa esistenza nell'anima e nella fantasia di Dante. Per affermare la sua storica realtà mi è parso che, quand' anco abbondassero le testimonianze contemporanee o vi fosse qualche cosa da spigolare nei Cronisti e negli Archivj, nulla pertanto sarebbe stato più acconcio che il raccoglier le prove dalle opere stesse di Colui che l' amò, la pianse e la rese gloriosa, mostrando in qual modo la forma sensibile e corporea si faccia, per graduale esplicazione, simbolica immagine ideale.

Se io sia pervenuto a provare il mio assunto, e recare in altri un convincimento pari al mio, io nol dimando tanto ai giudicj della mente, quanto ai sentimenti del cuore, cui appartiene, in materia d'affetto, la suprema e più retta sentenza.

UNIY

before

In quella parte del libro della mia memoria, dinanzi alla § 1. quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica, la quale dice:

INCIPIT VITA NOVA.

Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole, le quali è mio intendimento d'assemprare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

LIBRO DELLA MIA MEMORIA « Canz. E' m' incresce ecc.: Secondo che si trova Nel libro della mente che vien meno; Parad. XXIII, 52: profferta degna Di tanto grado, che mai non si stingue Del libro che il preterito rassegna; Inf. II, 8: 0 mente che scrivesti ciò ch' io vidi. Usitate a Dante le metafore e le imagini da libro, carta, scrivere, leggere. Parad. XV. 50: leggendo nel maggior volume U' non si muta mai bianco nè bruno (vedendo in Dio); Parad. XXXIII, 86, nella visione della Trinità contempla: Legato con amore in un volume Ciò che per l'universo si squaderna; Parad, XII, 121, San Bonaventura dice dell' ordine francescano: chi cercasse foglio a foglio Nostro volume, ancor troveria carta U' leggerebbe: I' mi son quel ch'i soglio; Parad. II, 78. la luna: Nel suo volume cangerebbe carte; Inf. XXIV, 4: Quando la brina in su la terra assempra L'imagine di sua sorella bianca, Ma poco dura alla sua penna tempra »: CARDUCCI.

« Ciò che notate di mio corso, scrivo: noto nella mente (Inf. XV, 88), e così in più altri luoghi. Onde si raccoglie che le cose notate nella mente ivi sono come scritte, e di esse si compone il libro della memoria, o della mente, in quanto ha potenza di ricordare » GIULIANI (Metodo di comm. la Comm., Firenze, Le Monnier, 1861, p. 248).

INCIPIT VITA NOVA « Il Fraticelli interpretò vita giovenile, valendosi di parecchi passi di Dante del Petrarca del Boccaccio e di loro contemporanei, ne' quali età nuova o novella significa a punto gioventù. Ma qui si parla di vita nova, e non di età, e in latino il Fraticelli, come osserva il WEGELE (D. A. 's Leben u. Werke, Jena, Mauke, 1865, pag. 105 in nota), doveva provare che anche novus equivaleva allora a juvenilis. Il Fraticelli, e il BALBO che lo seguì (Vita di D., libr. II. c. VII), non ricordarono come Dante affermi che la gioventude, comincia dopo il venticinquesimo anno e nel quarantacinquesimo si compie (Conv. IV, 24). E nè pur vita nova può significare, come voleva lo Scolari, adolescenza; perocchè questa età, sempre secondo le dottrine di Dante, comincia presso ad otto mesi dopo la nascita, e non dal nono anno, come pare che leggesse o intendesse egli in quel luogo del Convito. Già il Salvini l'aveva intesa per aλyyɛvecía, cioè rigenerazione nell'animo di Dante operata per virtù d'amore; e così intesero il Trivulzio e il Giuliani. Vita nova significa in somma che l'incontro di Beatrice, specialmente il secondo incontro a diciotto anni, dal quale veramente s'incomincia la esposizione, fu al poeta come principio di un nuovo essere: per Beatrice distruggitrice di tutti i vizi e reina delle virtù, Dante uscì della volgare schiera. Così intendono il Wegele citato, K. FORSTER (Das neue Leben von D. A... übers. u. erläut., Leipzig, Brockhaus, 1841, pag. 105) e il WITTE (Anmerkungen zu den Gedichten der V. N., in D. A.'s Lyrische Ged. übers. u. erl. von K. Ludw. KANNEGIESSER u. K. WITTE, Leipz., Brockhaus, 1852: vol. II, pag. 10). Il Witte accenna al significato di meraviglioso o straordinario che nuovo e novello avevano specialmente nella lingua poetica: cfr. v. 4, st. 4, della canz. Donne ch'avete; e CINO (Son. Gli occhi vostri gentili): E dico nel mirar vostra beltate: Questa non è terrena creatura: Dio la mandò dal ciel, tanto è novella; e Purg. XIII, 145, ove al sentir che Dante è vivo, la Sapia dice: Oh, questa è a udir sì cosa nova ....»: CARDUCCI.

Il GIULIANI ammettendo la spiegazione trivulziana, conclude col

l'osservare che qui «di fatto si discorre del primo amore di Dante per Beatrice, la bella figliuola di Folco Portinari, nè vi si toccano altre cose, se non in quanto facesse a trattare di quella gentilissima, e a renderne meglio conosciuta la virtù e i pregj d'ogni maniera. Or questa vita amorosa è pur la vita nuova, di che si parla nel XXX del Purg.: vita nella quale Dante ancor parvolo della persona sostenne una passione nuova (Canz. E' m' incresce). Allora egli, conformandosi a' desiderj della donna della sua mente, era volto in dritta parte, e guidato ad amar lo bene, di là dal qual non è a che s' aspiri (Purg. XXXI, 24) E tant'è il vero, ch' ei nel presente libro intende solo trattare della vita amorosamente vissuta con Beatrice, che in esso non s'avvisò neppur dicevole il trattare alquanto del modo e del tempo che la sua donna si partì da noi per secolo migliore (§. XXIX) » — E il WITTE: « Alcuni intendono Vita nova per adolescenza, la quale, al dire di Dante, dura fino al 25° anno: ma questa opinione è falsa a doppio riguardo. Il primo fatto ricordato dall'autore, e precisamente quello a cui si riferiscono le mentovate parole Incipit V. N., accadde quasi alla fine del suo nono anno. Ora nessuno certo dirà: la mia adolescenza, cioè i primi venticinque anni della mia vita, cominciarono alla fine del mio nono anno. Eppure Dante non dice nemmeno che la sua vita, in quanto gliene sia rimasta memoria, cominci da quel fatto, ma solamente che dinanzi ad esso poco si potrebbe leggere nel libro della sua mente. Inoltre, benchè non sia da negarsi che in italiano nuovo possa avere il senso di giovenile, la voce latina novus non occorre in questa significazione. Dall'altra parte, gli avvenimenti riferiti nella V. N. non finiscono coll' adolescenza dell'autore, ma giungono infino al mezzo della sua vita. Impossibile dunque che vita nova nel senso di Dante voglia dire vita giovenile, vita durante il periodo dell'adolescenza. L' Incipit vita nova s' intenda dunque: che col primo incontro con Beatrice una vita tutta nuova, vale a dire differente ad ogni riguardo da quella sin allora menata, abbia cominciato per l'autore. Nell'istesso senso diciamo rinascer a nuova vita: e non di rado i neofiti prendono nel fonte battesimale il nome Neandro, cioè uomo nuovo (p. VII.) ».

Nonostante queste buone ragioni, il sig. LUBIN (La Comm. di D. A., Padova, Penada, 1881, pag. 105), ritorna alla interpretazione fraticelliana, concludendo: « E quale vita condusse Dante innanzi all'età di nove anni, da avere bisogno di rigenerarsi, di mutarsi? Dinnanzi ai nove anni si vive, ma si vegeta: chè vivere per Dante

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