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alla prerogativa e privilegio che agl' insigniti di quest'ordine nati non nobili si accorda dal sovrano, che ha tutta la facoltà di conferir titoli anche temporali. Costa di fatto dalle bolle e costituzioni pontificie, che i papi dichiarano nobili molti loro uffiziali, e della sede apostolica, creandoli conti lateranensi, e cavalieri aureati; i quali non essendo nati nobili il papa li dichiara tali, e vuole che siano riconosciuti per tali, cioè nobili di nobiltà vera da nominarsi, e riputarsi in tutte le parti del mondo, come se veramente di sangue nobile, e di nobiltà vera generosa fossero stati generati, volendo il pontefice che siano onorati e considerati per tali, tanto in materia favorevole, quanto nell'odiosa, e godano de' privilegi de' veri nobili. Una tale sentenza ci viene riportata dal lodato Monsignor Torelli (1), riferendo ciò che asseriscono il celebre monsig. Ricci Vescovo Viceaquense dotto giureconsulto in una sua decisione (2), ed il nominato altre volte priore di Cambiano (3). - Hinc concorditer firmant scribentes, quod eques calcaris aurei est nobilis ; quodque nobiles efficiuntur equites calcaris aurei tum a summo pontifice, tum ab ejusdem delegato creati, licet natalibus nobiles non fuerint; cum per pontificem nobiles declarentur nobilitate vera, et in omni mundi parte recipienda, ac si vere ex sanguine nobili, et vera nobilitate generosa progeniti essent, ac nobiles aestimandi sint, ac oriundi in omni materia tam favorabili, quam odiosa. Se per esempio_in

(1) Oper. cit. tom. 1 pag. 521.

(2) Consil. Decision. Curiae Archiepiscopalis Neapol. part. 2

decis. 183.

(3) Oper. cit. pag. 27.

giorno di festa il cavaliere dello speron d'oro si trovasse in campagna, o in casa di qualcuno avente il privilegio di far celebrare il sacrifizio della santa Messa che valesse a soddisfare il precetto per gli ospiti nobili, il cavaliere dello speron d'oro può ascoltare quella messa e soddisfare al precetto. Se dal pontefice fosse imposta una tassa, colla quale si obbligasse il nobile, per esempio, a pagare due scudi, e gli altri suoi sudditi uno scudo solo, il cavaliere dello speron d'oro, che non era nato nobile, è tenuto a pagare il contingente al nobile prefisso. Se si tratta di punire un qualche delitto, deve essere punito dalla legge colla pena ai nobili decretata. Così nell'accennata decisione 183 del lodato Monsig. Ricci.

Altri privilegi ed esenzioni furono da' sommi pontefici a quest' Ordine accordate, come rilevasi dal breve che si rilascia ai candidati dopo che sono stati della croce insigniti. Di questi si conserva l'elenco nella segreteria de' brevi in Roma, e forse in qualche altro archivio della s. Sede.

Risulta dalla bolla spedita dal sommo pontefice Clemente VII a dì 11 Luglio 1529, l'originale della quale si conservava nel 1806 dagli eredi del Barone D. Domenico de' marchesi Trasmondo, che nel creare conte Paladino e cavaliere aureato Gio. Antonio Trasmondo, gli concesse la facoltà di creare notari, tabellioni, giudici, dottori in legge, in medicina, in teolologia, e di legittimare bastardi.

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Tutto ciò apparisce dall' opera intitolata - Memorie storiche degli uomini illustri della città di Solmona, raccolte dal Padre de Pietro pag. 128- Aquila 1806 -, e da lettera autografa in data del 1538 con

servata dal barone di Mirabello sig. Camillo cav. Tras

mondo.

Queste ed altre facoltà sono state mantenute per i cavalieri aureati anche dagli altri pontefici successori, meno quelle su cui cade l' ordinamento del S. Concilio di Trento sess. XXIV de reformat. cap. XI, col quale si prescrive che le persone insignite di titoli di onore, e di privilegi particolari non sono esenti per le cose ecclesiastiche dall' autorità de' vescovi.

Si conclude con ciò che tutti i privilegi accordati a quest' Ordine sono nel loro pieno vigore, poichè da nessun pontefice posteriore ai succitati sono stati aboliti, ma soltanto caduti in dimenticanza per il lungo tempo trascorso.

Ma come sentono su questo particolare i giureconsulti nelle loro legali instituzioni, allorchè parlano della nobiltà? L' Ostiense, e Giovanni Andrea, in capite de Libertinis, dicono che la cavalleria nobilita, e che quegli che è fatto cavaliere diviene nobile nel > tempo stesso - Militia nobilitat, ut quisque est miles continuo sit nobilis (1). Lo che vien confermato dal Tiraquello (2) con queste espressioni: - Illud autem

D

(1) Il termine miles è usato dagli autori e per indicare un militare, e per accennare un cavaliere. Si è chiamato in Francia cavaliere colui, che da' latini nominossi miles quasi unus ex mille; tale è l'espressione di S. Isidoro. Eutropio parlando di Romolo avverte, che egli trascelse mille combattenti mille pugnatores elegit, a numero milites appellavit. Anticamente l'uomo di cavallo, o cavaliere era chiamato miles a differenza di colui che combatteva a piedi. Così questa parola miles significa ugualmente un cavalleggere che un cavaliere, stante che l'antichità non ci dà altro ter. mine che quello di miles.

(2) De nobilit. cap. 8 n. 8.

non prætermittendum, eos, quos nostra francorum lingua chevaliers appellamus, quam primum illam dignitatem assecuti sunt, fieri nobiles etsi antea non fuissent-. E Giovanni Du Tillet tra'francesi, registratore del parlamento, nelle sue memorie ne conviene similmente - dicendo che il re, facendo un ignobile cavaliere, lo nobilita. Monsignor della Roque (1) cita molti altri scrittori che provano la stessa cosa, e che sarebbe troppo lungo di qui nominare. Non tacerò però due grandi giureconsulti italiani, cioè il perugino Baldo professore a Pisa, a Firenze, ed a Padova, e poi richiamato con onorevolissime condizioni alla patria; e Andrea Alciato milanese, che chiaramente affermano lo stesso; il primo nelle sue opere, il secondo nel libro de singulari certamine al cap. 30. Ma il parere di quest'ultimo parmi anche più apprezzabile, perchè, oltre al possesso profondo delle leggi, seppe valersi della storia, dell' antichità, della critica, delle lingue, e di altri generi di letteratura, che egli ben possedeva, per rischiararlo: e fu il primo, così ci fa sapere il cel. abate cav. Tiraboschi, che estendendo i suoi studi quasi ad ogni ramo della piacevole lettaratura, di essa si valse per dare alla giurisprudenza un aspetto del tutto nuovo togliendola all' ingombro delle scolastiche sottigliezze, o illustrandola coi lumi di una vasta ed universale erudizione. Lo studio delle lingue greca e latina, delle antiche inscrizioni, dei classici autori, della storia greca e romana gli fece conoscere profondamente lo spirito delle leggi, e gli scoprì là saviezza e la maestà della romana giurisprudenza, additandogli i gravi er

(1) Trattato della nobiltà cap. 105.

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rori in cui gl' interpetri erano fino allora caduti. Ecco perchè io dissi più apprezzabile il costui sentimento ed in questa materia il più autorevole.

Monsignor Torelli poi nella citata sua opera (1) si fa carico di addurre il gius che hanno li sovrani di nobilitare i loro sudditi creandoli cavalieri quando lore piace - Exploratissimi enim juris est summos principes apostolica pollere auctoritate proprios subditos nobilitatis splendore illustrandi, eosque in veros creandi equites, qui omni existimatione excipi debent. A comprendere bene la verità dell' esposto, entriamo per poco nella intenzione di quel principe che conferisce la croce. Cosa intende di fare quel sovrano, allorchè insignisce il suo suddito di quest'Ordine , se non di levarlo dalla sua condizione ( parlo dei nati non nobili), e d' inalzarlo a maggior grado e lustro ? Anzi vuole con tale decorazione che il mondo sappia che quest' uomo è degno di una tal distinzione, e di questo onore. Sa il sovrano che la vera nobiltà consiste nella virtù conosciuta. - Nobilitas nihil aliud est, quam cognita virtus-, come la defini Cicerone. Quando conferisce all'uomo virtuoso la croce intende di manifestarlo per tale al mondo intero ed aggregandolo alla nobiltà generosa, dargli quel distintivo a cui la sua virtù conosciuta gli accorda il diritto del premio. Allora il nobile d'origine si crede onorato dalla aggregazione al suo ceto d'un uomo che ha meritato la considerazione del suo principe; e il popolo che lo vede innalzato non dall' affluenza delle acquistate ricchezze all' onore della nobiltà, prende con

(1) Tom. 1 pag. 520.

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