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impossibili, e però, dietro tale esperienza, crede poter essere ancora cose più oltre eccedenti l'umano intelletto. CONVITO, 13, 4. Siccome per lei (la filosofia) molto di quello (di quelle cose, cioè, ch'ella dimostra, oppure persuade che siano) si vede per ragione, e per conseguente vedere per ragione senza lei pare maraviglia; così per lei si crede ogni miracolo in più alto intelletto poter avere ragione, e per conseguente poter essere. Onde la nostra buona fede ha sua origine, dalla quale viene la speranza del preveduto desiderare; e per quella nasce l'operazione della carità, per le quali tre virtù si sale a filosofare a quella Atene celestiale, dove gli stoici e peripatetici ed epicurei, per l'arte della verità eterna, in un volere concordevolmente concorrono. Ivi, 3, 15. Si dice nel libro della Sapienza: Chi gitta via la sapienza e la dottrina è infelice; ch'è privazione dell' essere felice. Per l'abito della sapienza seguita che s'acquista e felice essere e contento, secondo la sentenza del filosofo. Ivi, 4, 22. Se la mente si diletta sempre nell'uso della cosa amata, ch'è frutto d'Amore, in quella cosa che massimamente è amata è l'uso massimamente dilettoso: l'uso del nostro animo è massimamente dilettoso a noi, quello è nostra felicità e nostra beatitudine, oltre la quale nullo diletto è maggiore, nè nullo altro pare. BIBBIA, Giobbe, 28, 28. « Ecco, il timor del Signore è la stessa sapienza ». Ivi, San Giovanni Apost., Epist. 1, 1, chiama Cristo: « Parola della vita ».

Incipit Vita Nova. Vita nuova, non può voler dire l'età prima nè di Dante nè di altri; perocchè l'infanzia incomincia dalla nascita, e la puerizia dall'infanzia; e però qui non si può intendere se non di cosa, la quale principia (incipit) quando Dante ha circa nove anni; siccome vedremo sotto, al §. II. Incipit, parola usata in antico ne' titoli de' libri, per dire, che incomincia la

cosa; oppure per dire, che s'incomincia a scrivere della cosa. BRUNETTO LATINI, Tesoro 2, 1. (( Qui comincia la nuova legge ». Cioè, qui comincia il trattato della nuova legge; e questo a differenza dell' altro: « Incomincia la lamentazione di Geremia profeta »; dov'è di vero la scrittura lamentevole del profeta che incomincia. DANTE, Lett. a Can Gr., 9. Comincia la Commedia di Dante Allighieri, fiorentino per nascita, non per costumi.

Tengasi sempre distinto in mente il suddetto libro della memoria dal libretto che qui commentiamo; il quale, sebbene sia tratto da quello, non è però identico con quello. Secondo adunque il libro della memoria ciò che comincia, o è cosa sensibile o spirituale; ed inoltre o comincia, come causa efficiente, o come effetto. Se la cosa sensibile, che opera come causa efficiente, sia l'aspetto di una bellezza straordinaria di donna, vuoi fanciulla, o donzella, allora è questa bellezza medesima, in sè e come causa efficiente, che può essere nominata vita nuova. Nuova, cioè appunto straordinaria, non più veduta. Rimɛ, ballata, Io mi son, ecc., stan. 1. Io mi son pargoletta bella e nuova. Ivi stan. 3. Le mie bellezze sono al mondo nuove. V. N. §. XXI. Quel ch'ella par quando un poco sorride - Non si può dicer nè tenere a mente, Si è nuovo miracolo gentile.

Se invece la cosa sensibile è tale che si genera nella persona di Dante, e sia effetto di detta bellezza; come sarebbe, a mo' d'esempio, un mutamento nella figura o nelle funzioni organiche di esso Dante, allora il titolo Incipit Vita nova si estende anche a questa nuova condizione fisica, la quale per essere diversa da quella di prima, può veramente chiamarsi vita nuova. V. N. S. II. In quel punto lo spirito naturale, il quale dimora in quella parte, ove si ministra lo nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo disse queste

parole: Heu miser! quia frequenter impeditus ero deinceps. Ivi §. IV. Da questa visione innanzi cominciò il mio spirito naturale ad essere impedito nella sua operazione; perocchè l'anima era tutta data nel pensare di questa gentilissima. Ond' io divenni in picciol tempo di sì frale e debole condizione, che a molti amici pesava della mia vista. Ivi, §. XIV. E non pensate, donne, onde si mova Ch'io vi rassembri si persona nova.

Simili novità nella sostanza corporea derivano da un mutamento avvenuto nell'anima per virtù di una cosa o sensibile o spirituale; mutamento ch'è perciò ad un tempo causa ed effetto.

Se poi la cosa, che comincia, sia spirituale, questa pure, come detto è, può essere causa efficiente o effetto: può essere cioè, azione o passione. S'ella è causa efficiente; ed è dell' essenza stessa di Dio, siccome Dio è vita, così a essa pure conviene il nome di vita. E se cotal cosa divina sia mancata in antico al genere umano, com'è appunto la Grazia nata dalla pietà di Dio, potrà anche essa cosa, per rispetto al tempo antico, appellarsi salute, ovvero vita nuova. COMMEDIA, Parad. 32, 82. Ma poi che il tempo della grazia venne. Ivi, Purg. 22, 70. Secol si rinnova, - Torna giustizia e primo tempo umano, E progenie discende dal ciel nova. BIBBIA, San Paolo, A' Corin. 2, 5, 17. « Se adunque alcuno è in Cristo, egli è nuova creatura; le cose vecchie son passate; ecco tutte le cose son fatte nuove ». Ivi, San Giovanni Apost. Apoc. 21, 5. «E disse colui che sedea in sul trono: Ecco, io fo ogni cosa nuova ».

Inoltre, la cosa spirituale che si genera dalla spirituale o pure dalla sensibile, può essere un accidente nell'anima di Dante. Tale accidente può essere un pensiero, e la presenza di questo pensiero può dirsi, in sè e per sè, vita nuova. E se dal pensiero nasce l'amore,

il desiderio, la passione, e con la passione, un modo di vivere pieno di speranze e di timori, di godimenti e di affanni, anche cadauna di queste cose, e la somma di tutte, può chiamarsi vita nuova. E vita nuova può dirsi il nuovo costume, ovvero abito morale o intellettuale indotto dal pensiero, dall' amore, dal desiderio, dalla passione. E vita nuova, il bene, la beatitudine de' sensi o dell'intelletto, o la salute dell'anima. RIME, Canz. E' m' incresce, ecc. stan. 5. Lo giorno che costei nel mondo venne...... La mia persona parvola sostenne Una passion nuova. BIBBIA, San Paolo, Rom. 6. 4. « Noi siamo adunque stati con lui seppelliti per lo battesimo, a morte; acciocchè, siccome Cristo è resuscitato da morte per la gloria del Padre, noi ancora simigliantemente camminiamo in novità di vita. Si vede, che la rubrica Incipit Vita Nova » del libro della memoria, è una di quelle locuzioni di ampio e vario senso, le quali esprimono indefinitivamente molte cose, e convengono all'argomento trattato, sotto qualsiasi aspetto lo si consideri.

Ma il titolo « Vita Nuova» del libretto, che qui si commenta, è ancora più comprensivo; perchè, oltre a contenere tutti i sensi di detta rubrica, può anche significare la narrazione delle cose accadute a Dante nell' adolescenza, o nella prima parte della gioventù; sicchè Vita Nuova può voler dire autobiografia.

Nuova, non perchè si riferisca alla prima età, ma perchè il genere del componimento, ossia il modo del racconto è inusitato, e non più veduto prima. Nè solamente questo, ma anche può intendersi, sebbene per un solo rispetto, la istoria della cosa, o la biografia della donna, di cui Dante, a nove anni, innamorò; e ciò non ostante che il racconto proceda oltre la dipartita di essa da questo mondo.

Ancora, non si creda che questo libretto sia cosa

F. PASQUALIGO, Pensieri sull'allegoria della Vita Nuova.

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dei tredici capi (dal V al XIII incl.) del primo Trattato del Convito. Il che forse potrebbe parere soverchio solo a coloro che non s'accorgono, come nel fare cotali scuse, molte cose il Poeta esponga, le quali sono utili a ben comprendere più luoghi del Convito stesso, e delle altre sue opere. Inoltre (ivi, 8 e 9) col commento volgare, la liberalità dello scrittore diventa perfetta, ovvero compiuta (pronta), e per chi dà e per chi riceve, cioè e per chi scrive e per chi legge; che non può essere col commento latino. In fine (ivi, 10-13) Dante loda, com' altri non fece mai, il nostro volgare; lo quale, dice, naturalmente amo e ho amato. Inveisce poi contro que' malvagi uomini d'Italia, che commendano lo volgare altrui, e lo proprio dispregiano; e dimostra che essi sono o ciechi, o maliziosi, o vanagloriosi, o invidi, o vili, nè più nè meno come se operassero contro natura: perocchè è naturale l'amore al volgare proprio. E conclude: Tutti questi cotali sono gli abbominevoli cattivi d' Italia, che hanno a vile questo prezioso volgare; lo quale, se è vile in alcuna cosa, non è se non in quanto suona nella bocca meretrice di questi adulteri, al cui condotto vanno li ciechi, delli quali... feci menzione.

È impossibile che a cotali sdegnose parole del Poeta non si corra col pensiero a Brunetto Latini, che, fiorentino, scrisse il suo Tesoro in volgare francese, e non si riconosca essere stato questo il peccato contro natura, per cui Dante pose il maestro suo all' Inferno. Come oggi comunemente si scrive per grammatica, lasciando il dialetto proprio, così nel decimoterzo secolo era di uso il latino; perocchè agli italiani una loquela comune volgare allora mancava.

Scrivere per grammatica allora voleva dire scrivere in latino. Massime col Poema Dante si ribellò apertamente all' uso; ed è per cotale ribellione ch' egli può

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