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nuto in ogni tempo con vie straordinarie, dando imposizioni nuove ai popoli suoi sudditi, procacciarsi il denaro ), non ha potuto far mai dimostrazione tale che sia stata atta a prestare in ciò giudizio certo di lui. Se non che essendo successo all'imperatore Massimiliano che fu profusissimo di tutto il suo, nè molta cura metteva a conservar le cose sue, ed avendo all'incontro atteso con ogni diligenza nel principio del governo suo a ricuperar le cose alienate, e veder diligentemente con ciascheduno le ragioni sue, acquistò allora per ciò fosse molto grato ai Tedeschi. Ma pure se non si trova che abbia donato a molti, ha però donato a qualcuno e quasi senza misura, nè si sente chi si doglia di lui o l'accusi o chiami non liberale; anzi piuttosto i popoli si lamentano, che per donar troppo essi poi siano gravati da lui di quotidiane imposizioni. È ben tenuto diligente governatore delle cose sue, sì che si stima che esso meglio si sappia prevalere di ciò che ha, che l'imperatore del suo.

un poco di nome di avaro, e non pareva che

Dicesi poi da' suoi esser giusto ed osservator delle leggi e della parola promessa assai; ma pur in ciò agli Alemanni è non poco sospetto, che dicono questa non essere osservata molto da lui, dove specialmente gli vada alcuna cosa di giurisdizione e di stato, e adducono in esempio che nella sollevazione dei villani' non diede

Le origini della guerra così detta dei villani, che desolò parte della Germania nel 1526, ed alla quale in questo luogo si allude, erano antiche. La dura servitù nella quale, per gl' instituti feodali severamente osservati da quei signori, gemeva il popolo delle campagne, lo aveva fino dal quattordicesimo secolo incitato più volte a sollevazioni di gran momento, siccome quella alla quale gli Svizzeri dovettero l'acquisto della libertà loro. I principj della riforma aggiunsero esca a quel fuoco, e fecero trascendere i

quel soccorso che doveva al vescovo di Salzburgh assediato da loro, nè si portò nella forma che si sperava, e quasi dimostrò che non fosse mal contento di vederlo in quel pericolo; per il che non pare che esso cardinale si tenga molto soddisfatto di lui. E a questo aggiungono, che avendogli fidato in quel medesimo tempo il vescovo di Augusta un castello suo forte ed importante assai per parer comodo alle espedizioni contro questi villani sollevati, detto vescovo ebbe, finita la guerra e sedati i tumulti tutti, non poca fatica a riaverlo, sì che bisognò poi che fosse dalla lega di Svevia tutta aiutato, che si prese la pugna per lui, e il re fu astretto a restituirglielo.

È in vero principe di molto spirito, ed ambizioso di onore e desideroso di essere risguardato e stimato non meno di ciò che si deve da ognuno; sì che dell'offese che gli vengono fatte, o del poco rispetto che se gli abbia qualche volta si risente assai, e dimostra d'averlo molto a male, siccome dimostrò quando, senza saputa, anzi contro li ordini della serenità vostra, gli furono ritenute sul Veronese le polveri ch'egli facea condurre da Ferrara in Alemagna; che subito intesosi questo mi

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malcontenti in incredibili eccessi. La Turingia fu nel 1526 il campo delle loro più deplorabili prove. Guidati da un fanatico, per nome Tommaso Muncer, formularono le loro dottrine in pochi articoli, la sostanza de' quali era che si dovesse togliere qualunque distinzione fra gli uomini, e, coll'abolire la proprietà, ridurli allo stato naturale dell'eguaglianove tutti avessero a ricevere la sussistenza da un' annona comune. Gli atti loro corrisposero con spaventevoli effetti alle parole, finchè attaccati dagli eserciti riuniti dell'elettore di Sassonia, del langravio d'Assia, e del duca di Brunswick dovettero provar gli effetti della loro indisciplina, e della loro incapacità nella guerra. Rimase uccisa sul campo una gran parte di loro, e Muncer fu coudotto a Mulhausen, ed ivi decapitato. Chi desiderasse maggiori ragguagli intorno questa materia legga negli Script. Rer. Germ. Crinitius de Bello Rusticano, e Gnodalius de Kusticanorum tumultu in Germania.

mandò prima per un suo consigliere a fare, e poi egli medesimo fece di ciò grave querela meco, significandomi con parole un poco sdegnosette che anch'esso avria causa di far il medesimo: e dicendomi che conosceva lei essere stata inscia, ed averne ricevuto dispiacere, come io gli diceva, aggiunse che si punisse li colpevoli di sorte che fossero ad altri d'esempio. Benchè di poi intesa la liberazione delle polveri, mi disse che aveva non solo conosciuto espresso il buon animo di il buon animo di questo eccellentissimo dominio, ma ancor l'errore di quelli che gli ritennero le polveri essere proceduto da semplice ignoranza, come io gli aveva detto prima, ed essere degni di venia, e che però volessi pregare la serenità vostra a perdonarli, sì che per tal peccato non sentissero castigo alcuno.

Pensa ancora sempre a cose grandi e si dimostra non poco cupido di grandezze e di stato, sì che non manca ad alcuna occasione che gli venga di accrescer lo stato e di farsi maggiore. E così ha acquistato il ducato di Vittemburgh nel modo detto, e cercato di farsi eleggere dalli baroni Boemi re loro; nella qual petizione concorrevano il duca Lodovico di Baviera e il duca Giorgio di Sassonia. Nè ha mai voluto, come ho detto, acconsentire al marchese Giorgio di Brandemburgh quel ducato d'Open nella Slesia, nè li castelli d'Ungheria, che gli erano stati donati dal re Lodovico. Infine si è mostrato sempre duro a non voler lasciare le giurisdizioni sue al patriarca d'Aquileja ', nè ha giovato in ciò istanza alcu

Si allude ad una antica vertenza che in proposito di questo patriarcato agitavasi tra la casa d'Austria e la repubblica di Venezia, e che tacimente si risolvette a favore della prima; la quale avendo il possesso ed il dominio del luogo, si considerava in diritto di nominare a quella dignità. La repubblica trovò la via d'impedire tal nomina accordando al titolare, fino da quando insorse la questione, il diritto di nominarsi in vita un coa

na che gli fosse fatta, fino dal tempo che eravamo in Augusta, dal patriarca medesimo, nè dal pontefice; le quali giurisdizioni par che ancora si tengano occupate dalli agenti suoi. E forse per queste e per altre ancora, che sono occupate da questi agenti suoi in diversi luoghi di vostra serenità, può esser tardato tanto a venire alla compita denominazione delli giudici che hanno a determinar le differenze delle cose occupate tra lui e questo eccellentissimo dominio, e ha sofferto di lasciar li ducati venticinque mila all'anno, che deve riscuotere dalla serenità vostra fino al compiuto pagamento delli ducati dugento mila, per non essere per avventura astretto a rilasciar qualche luogo che da' suoi si tiene occupato contro l'ordine delle capitolazioni, per parergli forse per la giurisdizione, o per il sito, allo stato suo importanti. E per tal desiderio, essendo principe, come ho detto, di grand'animo, non si crede che abbia a lasciare mai per accordo il regno d'Ungheria al re Giovanni, ancorchè per quello fosse costretto a periclitar tutto il resto delle cose sue, estimandosi non tanto desideroso di pace, che per paura di voglia lasciare alcuna cosa, che reputi in qualche modo di ragion pervenirgli, e dovere essere sua.

guerra

Perchè eziandio è riputato tale quale ho di sopra detto, a tutti i principi d'Alemagna e terre è sospetta la grandezza sua, nè la veggono volentieri, anzi quanto più possono gli repugnano; onde mi ricordo che cominciandosi a praticare in Augusta di farlo eleggere re de' Romani, non solamente si comprese tal elezione della persona

djutore, sotto il titolo di eletto d' Aquileja, il quale necessariamente gli succedesse nell'istante medesimo in cui il patriarca veniva a morire; ma ciò non assicurava al dignitario che il possesso di un titolo privo di ogni sostanziale attribuzione.

sua non esser grata alli altri principi, ma eziandio alli elettori, dei quali ancora alcuno di quelli medesimi che poi furono concordi in tal elezione, mostrò con qualcuno dei grandi con cui si fidava in quella corte, a questo essere repugnantissimo, nè volervi acconsentire in modo alcuno, benchè di poi si lasciasse con li altri vincere e persuadere di consentirvi. Ed altri furono pure delli principi medesimi dell'Impero, che, perchè io li aveva visitati qualche volta e così presa qualche poca di famigliarità seco, quando pur sentirono essere accordati gli elettori a nominarlo, non poterono fare che a me ancora non scoprissero l'indignazione che avevano di tal cosa conceputa, sì che da alcuni consiglieri e segretarj loro mi fu detto prima ragionando che questi elettori erano biasimati generalmente da ognuno, ed appresso che esso serenissimo re Ferdinando era stato ed era di grandissimo impedimento al negozio che si trattava della fede, quasi volendo inferire che per il desiderio che aveva d'essere eletto re dei Romani, ed aver l'obbedienza di tutti, andò esso e fece andar parimente l'imperatore con maggior rispetto che non si doveva con i luterani, ed infine che la grandezza sua era a tutta la Germania odiosa, e però tal elezione a niuno grata; di forma che espressamente mi dissero, che sebbene esso fosse eletto, nondimeno non avrebbe l'obbedienza che si ricerca dall'Alemagna. Poi questi principi stessi ancora, in una visitazione ch'io feci loro nel partire d'Augusta, m' insinuarono di propria bocca il medesimo, il che pare esser stato poi con li effetti comprobato; che ricercandosi dall'imperatore di disponer li animi de' principi e stati dell'Impero a prestar l'obbedienza debita al fratello eletto re dei Romani nella dieta convocata in Spira, li

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