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per favor del quale ottenne quel vescovado, ancorchè non fosse di quell' ordine di nobili, che nell' Alemagua si richiedeva, ed è uomo molto prudente e reputato assai, siccome ben deve essere noto a vostra serenità'. Altri sono dei vescovi d'Alemagua ricchi assai, ma per non essere più lungo basta ora aver detto di questi, come dei principali.

Delli principi secolari, tra li elettori, il maggiore è il serenissimo re Ferdinando pel regno di Boemia e stati congiunti3.

Il secondo è il conte Palatino elettore, che ha d'entrata più di fiorini cento mila; appresso il quale sono il duca Federigo suo fratello, (che, già son due anni, venne in questa terra, dove fu dalla serenità vostra tanto onorato, che ancora non si può saziare di ringraziarla, e laudarsi di lei ), e li figliuoli di un'altro fratello, li quali tutti hanno le entrate loro ordinarie separate, non però di gran somma.

Il terzo è il duca Giovanni di Sassonia, che d'entrata propria ha fiorini cento cinquanta mila.

Il quarto è il marchese Gioachino di Brandemburgh, che ha di entrata fiorini ottanta mila.

Fra li altri principi non elettori li duchi Guglielmo e Lodovico di Baviera fratelli sono li maggiori di

E questi il famoso Matteo di Wellenburg, notissimo appresso noi sotto il titolo di cardinal Gurgense dalla diocesi di Gurk della quale prima fu vescovo. Fu, come l'Ambasciatore afferma, consiglier primario di Massimiliano imperatore, e per rispetto di lui creato nel 1511 cardinale dal pontefice Giulio II, il quale, l'anno appresso, nella di lui andata a Roma, l'onorò con quelle straordinarie dimostrazioni di cui parla il Guicciardini al cap. 3 del Lib. XI. Visse anni settantadue, e mori il 30 marzo 1540 in Salzburg, del quale vescovato sovrano fu pure insignito per favore dello stesso Massimiliano.

2 I ducati di Moravia e Slesia.

stato, e li più ricchi d'entrata di ogni altro principe d'Alemagna, li quali hanno lo stato loro che quasi comprende tutta quella provincia oltre il contado di Tirolo, tra il Lisco (l'Iller), l'Eno (l'Inn), e il Danubio, che dagli antichi si chiamò Vindelicia, e appresso ancora delle provincie vicine non piccola parte, e in sè contiene, oltre l'altre terre buone, come lor chiamano, trentadue città, e dà d'entrata chi dice cento cinquanta chi dugento mila fiorini, senza li servizj, che, come fanno tutti li principi d'Alemagna, oltre l'entrate loro, cavano da' popoli in tempo delli bisogni di guerra. De' quali servizj si dice, che quando si fu per mandare dall' Alemagna il soccorso sopradetto a Vienna, trassero con una ben leggiera gravezza novecento mila fiorini di contanti per pagare le genti che avevano disegnato loro di mandare in tal soccorso; li quali, non bisognando poi mandare le genti, restorno in deposito. Ed essendo io in Augusta, intesi che li offersero all'imperatore, volendo lui muover guerra ai luterani, e seppi che tennero trattato con il duca di Mantova di aver il modo di condur mille cavalli leggieri d'Italia, caso che si facesse guerra in Germania; ma per non essere accaduto finora bisogno alcuno di guerra, detratti settanta mila fiorini che furon presi di questi per onorare l'imperatore quando andò per la Baviera in Augusta, il resto si tiene in deposito per tali bisogni.

Questi sono parenti stretti all'imperatore, ed al serenissimo re Ferdinando, che nacquero d'una sorella dell'imperatore Massimiliano '; ma ora non par che siano troppo amici a detto re per molte cause, la prima delle

Cunegonda, la quale rimasta vedova nel 1508, si rinchiuse in un monastero di religiose in Monaco dove morì nel 1520.

quali è che nel tempo della guerra del conte Palatino, Massimiliano occupò certe terre, che questi pretendono esser loro. La seconda è la ripulsa che il re fece dare al duca Lodovico quando ambi concorsero all'elezione del regno di Boemia. La terza è lo sdegno conceputo dal duca Guglielmo per questa nuova elezione del re de' Romani, alla quale, non si facendo ora alla presenza dell'imperatore, esso, venendo poi il caso, vi pretendeva assai, e non ne stava senza buona speranza, per la qual cosa si mostrò molto duro a consentirgli. Per quarta vi si può mettere il ducato di Vittenburgh, tenuto dal re de' Romani, che per successione dovria venire ad un nipote loro, figliuolo del duca scacciato e d'una loro sorella.

Vi è oltre questi il langravio d'Assia, che ha lo stato suo sopra il Reno, che gli dà d'entrata da fiorini ottanta mila, senza quella che ora ha non piccola delle chiese occupate. È giovane, e galiardo sì di corpo, come di cervello, ed uno dei più duri luterani che siano, e perciò è temuto assai dai vicini; li quali ha, li anni passati, travagliati di sorta, che constrinse, tra li altri, il cardinal Maguntino a dargli fiorini sessanta mila, ed il vescovo Erbipolense quaranta mila, ed il vescovo di Bamberg venti mila, e per forza tiene ancora occupato uno stato

Questa breve guerra fu originata dalle pretese di Roberto figlio dell'elettore Palatino alla successione di suo suocero Giorgio duca di BavieraLandshut, morto nel 1503 senza figliuoli maschi, e sostenuta, dopo la morte indi a non poco sopravvenuta del detto Roberto, dall' elettore Palatino suo padre. Costretto finalmente a capitolare, non solo gli stati per i quali era sorta la contenzione, ma buona parte ancora dell'Alto Palatinato fu aggiudicato ai principi Bavaresi del ramo di Monaco. In tale occasione Massimiliano sotto colore di risarcirsi delle spese della guerra ritenue per se Kufstein, Geroldsech ed alcune altre piazze e il langraviato d'Alsazia; e a ciò forse si riferisce il malcontento de' duchi di Baviera di cui parla in questo luogo la Relazione.

del conte di Nassau vicino a Magonza, di fiorini venti mila d'entrata.

Vi è il duca Giorgio di Sassonia, zio dell'elettore, e suocero di detto langravio, il quale ha d'entrata fiorini settanta mila, ed è all'incontro principe molto cattolico, che non ha mai lasciato entrare nel paese suo alcuno eretico, sì che ancora che abbia lo stato suo vicino a quello dell'elettore, e quasi tutto circondato dai luterani, ha nondimeno conservato li popoli suoi tutti mondi da questa macchia.

Il marchese Giorgio di Brandemburgh, del quale ho detto di sopra, quando ragionai delle cose del re de' Romani, fu fratel secondo del marchese Casimiro, e però come tutore del figliuolo del fratel maggiore morto, ancor che abbia delli altri fratelli, e che il padre vecchio viva, essendo esso in età decrepita, tiene, governa e possiede tutto lo stato, che gli dà d'entrata ordinaria settantacinque mila fiorini. È uomo reputato assai, e fu ancor tutore del re Lodovico d'Ungheria. Non è senza macchia d'eresia luterana, nelle occupazioni specialmente dell'entrate delle chiese, nella quale opinione è contrario al padre ed ai fratelli, che sono catolicissimi. Questo però, nonostante che abbia avuto la controversia che sopra ho detta col re de' Romani, è stato naturalmente sempre, siccome è il padre e tutta la casa sua, inclinato alla casa d'Austria e molto congiunto con essa, nè mai ha consentito con li altri luterani a cosa che venisse in pregiudizio delli stati e dignità dell'imperatore o del re Ferdinando.

Sono poi molti altri principi oltre questi, delli quali non mi pare di parlar più particolarmente ad uno ad uno per non essere troppo lungo, avendo pur detto assai

de' principali, e di quelli che alli presenti tempi sono più nominati; appresso le entrate delli quali è da considerare che da' popoli loro soggetti, e dalli nobili che sono lor feudatari, e però obbligati a servirli con arme e cavalli così in pace come in guerra, cavano nelli servizj, ma specialmente nelli bisogni di guerra, gente e denari assai, siccome in esempio ho delli duchi di Baviera di sopra narrato.

Veduto sin qui quante e quali siano le forze di tutta la Germania insieme, della lega di Svevia, ed infine di ciascun principe e terre imperiali, vengo ora a dire delle disposizioni delli animi e voleri di tutti, quanto si può dalle parole, movimenti ed operazioni di ciascheduno più chiaramente comprendere.

Vedesi adunque in Germania quel medesimo effetto e passione che è in tutte l'altre provincie, cioè un desiderio di tutti li principi di accrescere, e farsi quanto più possono e di stato e di dignità maggiori, e parimente poi una gelosia che ha un dell'altro che non si faccia si grande che possa tener sotto a sè li altri. Così ancora nelle terre un desiderio di ridursi, quelle che non l' hanno, in libertà, e quelle che l'hanno conservarvisi; da che nasce che sempre sono poco amici e concordi i principi così tra loro come con le terre imperiali nelle deliberazioni che fanno, e sempre vive una perpetua differenza e controversia tra alcune terre e li vescovi loro, che gli sono stati un tempo o sono signori, pretendendo questi, e cercando di ricuperare il dominio perduto o in esso mantenersi, e quelle di mantener la libertà acquistata, o d'acquistarla sottraendosi dal dominio loro; la qual controversia specialmente si vede tra l'arcivescovo di Colonia, vescovo di Spira, vescovo di Vorma

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