Sayfadaki görseller
PDF
ePub

maestà con Cesare è tale. Al tempo che io andai in Fráticia, mi parse conoscere che l'animo suo fosse tutto volto alla recuperazione dello stato di Milano e della contea d'Asti, per la ragione ch'egli diceva che avevano i suoi figliuoli per madama Valentina, figliuola legittima del duca Galeazzo Visconte, maritata in monsignor duca d'Orleans, per la cui dote gli fu data la contea d'Asti. E pretende successione allo stato di Milano adducendo ancora un'investitura che fece Massimiliano al re Luigi XII; sebbene il re cristianissimo rinonciasse al ducato di Milano e contea d'Asti e a tutta Italia. Egli in persuadere Cesare a questa dedizione pianamente e d'accordo non pretermesse alcun mezzo amorevole per via delli oratori dell' uno e dell' altro, e di Clemente pontefice, il quale più volte per manifesti nunzii ha tentato Cesare, e per via della regina di Francia, e di quella di d'Ongheria3, e d'altri molti. E non potendo condur Cesare ad alcuna condizione, se bene diede Cesare sempre buone parole, nè mai l'ha levato di speranza (dicendogli, come m'ha detto l'oratore di Cesare medesimo ed altri molti, non poter soddisfar sua maestà cristianissima allora, per la fede data al duca di Milano, ma che quando quello stato fosse nelle sue mani, gli faria piacere ), non contento di questo il re cristianissimo, perchè gli pare che gli desse vane parole, si

a capo d' indurli al convegno di Nizza, ove fu tra loro firmata una tregua per dieci anni, che poi non fu rispettata. Pubblicheremo a suo luogo la Relazione veneta di quel famoso convegno.

Pel trattato di Cambray.

2 Sorella di Carlo V, come altrove abbiam detto.

3 Maria governatrice delle Fiandre, essa pure sorella di Carlo V, come a

suo luogo notammo.

4 Il fatto mostrò ben presto con quanta sincerità Carlo V facesse quelle

promesse.

converti alle minaccie, delle quali publicamente si parlava. E non operando anco con quelle, divenne ai fatti così cautamente che non sono mai venuti a guerra aperta, ma sì che ogniuno l' ha conosciuto. E con questa opinione fece l'abboccamento di Marsilia con Clemente, nel quale udendo egli che Cesare stava forte nella sua deliberazione, concluse i movimenti d'arme in Germania sotto pretesto di voler mettere il duca di Vittembergh in casa 2. Nel che se Iddio non avesse porto la mano col mezzo di Cesare, il quale all'improvviso e con gran destrezza, senza saputa del re cristianissimo, con la restituzione del ducato di Vittimbergh fece la pace, tutte quelle genti venivano in Italia sotto il favor secreto di Clemente. Questo fatto fu ajutato anco dal gran maestro, il quale sempre contra operando alla guerra differiva la missione del danaro in Germania. Il che fu ancora causa della pace.

E nel medesimo tempo deliberò di fare l'appontamento con il Turco. E perchè, andando la corte a Marsilia, venne l'oratore di Barbarossa a trovar il re cristianissimo al Puy, e dopo l'abboccamento venne un altro oratore del Turco a Chastellerault, ivi si conchiuse l'intelligenza col Turco e con Barbarossa. Le quali due operazioni, come furono per metter Cesare in tal necessità che fosse costretto di soddisfar esso re, così sua maestà ha poi conosciuto che lo fecero maggior di

Nella occasione del matrimonio del suo secondogenito Enrico con la nipote del papa Caterina de' Medici (ottobre 1533).

2 Vedi a pag. 89.

3 E fu la pace detta di Cadan dal paese di questo nome in Boemia, ove, il 29 giugno 1534, fu ratificata dal re de' Romani,

4 Vale accordo.

quello che era: perchè Francesi videro allora che Cesare volse l'animo a concordare e confirmare gli animi di tutti li principi germani; ed allora fece il matrimonio della figliuola del serenissimo re de' Romani col primogenito del duca di Baviera, e si conciliò il duca di Sassonia, il duca di Vittembergh, ed il langravio di Assia. Con questo modo il re cristianissimo si vide spogliato di tutto il favore che aveva acquistato in Germania, appresso gran quantità di denari, e della speranza di poter avere quella quantità di fanterie buone germane che lui desiderava, se non forse di venturieri. E vide il re che l'andata di Barbarossa a Tunisi, fondata sopra l'amicizia che avea il Turco con sua maestà, fu causa che Cesare l'andò a rovinare per mare e per terra in Africa; per la quale operazione vede esser aggiunta tanta reputazione e grandezza a Cesare, che ha cominciato a temer di lui.

[ocr errors]

Venendo mò Cesare in Italia per fare il concilio' il re cristianissimo è sospinto in maggior dubio, e sospetta che egli non si faccia maggiore con il concilio; per

[

Questo ardito pirata spavento del Mediterraneo, fratello di un altro Barbarossa che nel 1516 aveva conquistato Algeri, e a lui, due anni dopo, cedutolo, in morte, nel 1534 s'impadronì di Tunisi non altrimenti che suo fratello aveva fatto d'Algeri, rassicurato in quell' ardito tentativo dai recenti trattati della Francia colla porta Ottomana, come narra la Relazione. Ma l'aperta difesa di un pirata mussulmano era troppo vergognosa perchè Francesco I osasse tentarla, e lo abbandonò contro le armi di Carlo V alla sua sorte, che fu di perdere quella recente conquista. Questo grand' uomo di mare, conosciuto dagli Arabi sotto il nome di Khaïr Eddyn, era, per quel che si dice, figlio di un pentola jo di Lesbo. Avendo fatto omaggio a Solimano del suo dominio d'Algeri fu da lui nominato ammiraglio delle sue flotte, stimandolo il solo uomo capace di lottare contro Andrea Doria. Mori in Costantinopoli nel 1546 carico di anni e di una gloria non sempre, a vero dire, generosamemte acquistata.

2 Carlo V entrò in Napoli di ritorno dalla sua gloriosa spedizione il 25 Novembre 1535.

chè cosi come le diverse opinioni della fede hanno fatto che li eretici poco obbedivano a Cesare, così con il tentare il concilio, il quale può unire e concordare le opinioni, teme che non unisca anco li Germani all'obbedienza sua. E con tal mezzo il re cristianissimo dubita che Cesare si faccia più potente, non solamente con li principi germani, ma con le terre franche, e con li popoli. Onde gli nasce un gran timore, nel quale sua maestà è entrata, del suo regno, così discorrendo: «< Cesare, oltre i suoi stati molti e grandi, è fatto vittorioso contra il Turco, e l'ha privato d'una gran parte della sua armata maritima; ha tutta l'Italia, parte sua, parte confederata; unirassi la Germania per via del concilio; si vendicherà contra il duca di Ghelder, il quale sua maestà è tenuta a difendere. » Poi si stima ch'egli debba andare contra il re d'Anglia, per li errori ne' quali è incorso. Avvertisce ancora che Cesare è intento a mettere nel regno di Dania ' il conte Palatino. E così circondato da ogni parte, dubita d'essere costretto di accettare tutte le leggi che Cesare gli vorrà imporre. Quindi è nasciuto tanto timore in questo re cristianissimo e signori, che dove prima affettavano il ducato di Milano, ora primieramente hanno l'occhio alla grandezza di Ce

Carlo d' Egmont, duca di Gheldria, che si era composto con Cesare, come abbiamo veduto nella precedente Relazione, pag. 51-52, patteggiando di non tornare più mai agli stipendi di Francia, a' quali si era tenuto per molto tempo, incitato da Francesco 1 aveva infranto tal patto, riconducendosi con mille lancie al servizio di lui.

› Errori dell'eresia da lui adottata, predicata, ed imposta al popolo suo. 3 I codici scrivono Dacia, e il Tommaseo ha mantenuta tale lezione; ma è errore. Vuolsi leggere Dania, ossia Danimarca; e si allude in questo luogo ai torbidi di quel regno, ove il re Cristiano II, cognato di Carlo V, era tenuto prigione da' suoi sudditi ribellati. Il pensiero di Carlo, che qui si annuncia, fu uno forse dei tanti ch' egli volse nell'animo per la restituzione delle cose di quel regno, nessuno però dei quali pose ad effetto.

sare, e secondariamente a Milano. E questa è una delle cause che offerisce al pontefice e a vostra serenità, a difensione, le forze sue, in caso che Cesare volesse alterare gli stati del pontefice e di vostra serenità, e così del resto d'Italia. Il che esso re desidera infinitamente, perchè giudica in tal caso che il pontefice e vostra serenità lo chiamassero in Italia: ed allora gli pareria di essere liberato dal timore della grandezza di Cesare, e di guadagnare il ducato di Milano e contea d'Asti. E perciò esso re cristianissimo spera che il papa e vostra serenità comincino a temere di Cesare, vedendolo avere il ducato di Milano, e che forse dello stato di Fiorenza, o con il duca Alessandro o con la repubblica, o in palese o nascosamente, voglia farsi padrone; di modo che il pontefice e vostra serenità prendino sospetto di Cesare in Italia, e con tal mezzo possa lui esserci chiamato.

Questo timore è aiutato, che il re cristianissimo conosce bene avere contrafatto alla capitolazione che ha con Cesare, perchè ha promesso non impacciarsi con alcuno suo suddito contra lui e particolarmente non assoldare, e non solamente non provvisionare il duca di Ghelder, ma, se fosse bisogno, con l'armi constringerlo star alla sua obbedienza e capitulazione; e nondimeno sa di aver fatto mover la guerra in Germania dal langravio e Vittemberg, suoi vassalli, contra il re de' Romani e Cesare; e d'avere con li suoi danari concordato e stipendiato il duca di Ghelder, con condizione di mille lancie e quindici mila scudi di provisione a tutti li suoi. Parimente conosce aver offeso Cesare nell'intelligenza che ha con il Turco, e massime nel tempo che egli andava a Tunisi. Se gli aggiunge ancora che dubita

Francesco Sforza era morto senza posterità il 24 ottobre 1535.

« ÖncekiDevam »