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Dico adunque che disegnando il re cristianissimo deprimere la grandezza di Cesare, e metterlo in necessità di chiedergli aiuto, acciocchè per quella trattazione lo soddisfacesse dello stato di Milano, non lo volendo fare pianamente, trattando intelligenza con Germani contra Cesare', ancora cominciò a trattarla con il Turco, il quale gli mandò un orator suo proprio, o vero sotto pretesto di Barbarossa, il quale venne al Puy quando il re cristianissimo andava a Marsilia nel luglio 1533. Poi di decembre 1534 venne un altro suo oratore a Chatellereault, con il quale fu conclusa l'intelligenza fra loro, cioè Francia, Turco e Barbarossa; nella quale i Francesi patteggiavano tregua per tre anni. Il che per mia opinione, regolata da infiniti fondamenti, giudico che sia intelligenza d'aiutare il re cristianissimo ad avere tutto quello che lui pretende da Cesare. E giudico che tale intelligenza fosse medesimamente deliberata in Marsilia con Clemente pontefice, come fu ancora quella di Germania. E infino che il re cristianissimo non vide tanta preparazione di Cesare contro Barbarossa per Tunisi, giudicò aver necessitato la maestà cesarea a chiedergli aiuto, e per conseguente a dargli il ducato di Milano. Ma poichè egli ha veduto che l'uscir fuora di Barbarossa e prender Tunisi fu causa di far conoscer Cesare così potente, che non solamente ha fugato e battuto Barbarossa, toltogli l'armata maritima e l'artiglieria, ma ancora fattosi di quel luogo padrone; gli pare che Cesare sia tanto cresciuto di reputazione che abbia causa di temer di lui. Di modo che ora tiene l'amicizia di esso Tur

Trattò a tal fine con i confederati di Smalcalda, e spedi loro con appesita commissione Guglielmo Da Bellay.

co, perchè gli pare non poter avere alcuno che più facilmente possa minuire la grandezza di Cesare. Di quì nasce che egli tiene in Costantinopoli La Foresta (La Forêt) un suo oratore, il quale lo tiene avisato di ogni successo. Il che esso re cristianissimo mi ha confirmato apertamente con tali parole: « Oratore, non posso negare ch'io non desideri che il Turco esca fuora potente; non già per sua utilità, perchè egli è infedele, e noi siamo cristiani; ma per tenere Cesare in spesa, e con nemico sì grande far lui minore, e dare securtà maggiore ad ogni potentato. » E da qui nasce che con sommo affetto egli desidera che il Turco accomodi la causa sua con il soffi, e ritorni a Constantinopoli, perchè, come vi fosse, non solamente egli si reputaria securo da Cesare, ma spereria metterlo in tanta spesa e per conseguente in tanta necessità, che egli potesse condiscendere ad alcun partito di Milano. E tanto più pare di bisogno al re di tenersi il Turco per amico, perchè contra sua maestà cesarea conosce aver tentato molte cose contra le capitulazioni; onde meritamente può egli dubitar di sua maestà cesarea, non avendo, massime sinora, alcun prencipe che sia d'importanza, per amico e di chi si possa fidare. E perchè questa amicizia col Turco pare a' Francesi che gli sia d'alcuna infamia ( ed è già manifesta), si sforzano di scusare questa intelligenza dicendo, che ad ogniuno, per ogni ragione si naturale come delli canoni, è ammesso e concesso in ogni causa la difensione, e per conseguente essere onesto torre ajuto da ogniuno, e da infideli ancora, aducendo molti testi in favor loro, e risolvendo i contrarii. Le quali parole mi sono state dette dall'ammiraglio. E questa sua intelligenza il re cristianissimo fa onesta con l'esempio di molti prin

cipi cristiani, ch' hanno tregua e pace con lui; e d'altri ch'hanno mandato oratori al Turco istesso per averla, dal quale è stata rifiutata; e che più onestamente egli può accettare una intelligenza mandatagli ad offrir fino nel suo regno.

Questo cristianissimo re è necessitato tenere amicizia stretta col re d'Inghilterra per più ragioni. Prima, perchè egli non potria pigliar alcuna impresa di guerra che gl'Inglesi, se non fossero suoi amici, non gli la disturbassero, perchè quella gente è fortemente temuta da' Francesi (ed in effetto dieci Inglesi vagliono per venti Francesi), e perchè hanno altre volte sottoposta a sè la Francia, che non rimase al re di Francia altro che Orliens' e di qui viene il titolo che il re d'Inghilterra ha di Francia, perchè acquistato ch' ebbe Parigi, vi s'incoronò del regno di Francia; e perchè al re cristianissimo gl' Inglesi resero la Normandia, egli dà loro l'anno per censo, o vero tributo, cinquanta mila scudi, perpetuis temporibus. L'altra è che i danari assai che si dice ch'egli ha, lo fanno buon compagno ad ogni guerra. E però il re cristianissimo lo desidera; l'inimico comune congiungendo questi due re. Però che già è noto che il re non ha alcun prencipe per maggior inimico che l'imperatore, come già è detto; e medesimamente il re d' Anglia, il quale non solamente l' ha offeso, ma attende da Cesare ogni giorno la guerra in casa: il che fa che facilmente

Sono celebri, tra l'altre, le tre grandi vittorie riportate dagli Inglesi contro i Francesi a Crecy, a Poitiers, e a Azincourt. La prima nel 1346 vinta da Edoardo III contro Filippo VI, il primo re della dinastia dei Valois ; la seconda nel 1356 vinta dallo stesso Edoardo contro Giovanni II, che mori prigioniero in Inghilterra; la terza nel 1415 vinta da Enrico V contro Carlo VI. Fu in seguito di questa vittoria che Eurico V s'incoronò in Parigi re di Francia, come accenna più innanzi la Relazione.

questi due re si congiungano. L'oportunità del luogo, nel quale questi due re possono offendere Cesare, li unisce; però che Francia ed Inghilterra ponno inquietare e guadagnare la Fiandra con l'amicizia del duca di Ghelder, la quale è carissima a Cesare. Poi la carestia d'amici che ha l'uno e l'altro li fa amici tra loro; perchè il re cristianissimo li lasciò all'appontamento di Cambrai del 1530, quando fu alla recuperazione de' figliuoli; ed il re d'Inghilterra li perse per il repudio dato alla regina Caterina zia di Cesare, e per l'alienazione dalla chiesa. Il timore che l'uno e l'altro re hanno della grandezza di Cesare, e l'interesse che ha il re cristianissimo in Milano, li congiunge contro un comune inimico per fargli maggior opposizione. Ma tra questi due re nasce una diffidenza: che il re d'Inghilterra dubita che congiungendosi con Francia, Cesare, nella cui libertà è il dargli il ducato di Milano, ogni volta che gli piacerà non li separi l'uno dall'altro. Ed il medesimo sospetto può essere ormai in tutti gli altri prencipi che volessero aderire a Francia, e no a Cesare. E però questo re anglico, e questi signori che governano, desiderano fare questo matrimonio tra Angolemo 'e questa figliuola di questa nova regina, volendo con questo matrimonio dar tanto interesse al re di Francia nel regno di Anglia, che quel re non possa più dubitare che Cesare contamini o corrompa il re cristianissimo con MiJano. E però sono oratori in Francia Vincestro, Brian,

Valop, che trattano questa più stretta amicizia 3. Ed in effetto, per quanto si vede, Inglesi vorriano la guerra Terzogenito di Francesco 1.

2 Elisabetta, la neonata d' Anna Bolena.

3 « L'évêque de Wincestre auparavant appelé le docteur Stephné, et maître Briant, gentihomme de la chambre du dit roi d'Angleterre, et cousin germain de la reine Anne Boulan. » ( Du Bellay. L. IV.)

con Cesare quando Francesi venissero di buone gambe; perciocchè fa per Inglesi ch' aspettando in casa la guerra da Cesare, movano prima con Francesi la guerra ad esso Cesare. E si dice che Inglesi la vorriano in Italia ed in Fiandra; e contribuirebbono per il terzo. Il re cristianissimo pare che difficilmente in questa guerra, e si venga dimostra duro. Qual sia la cagione, o per tirarlo a maggiori e più larghe condizioni, o vero per aspettar maggiore occasione, non s'intende: se non che gl' Inglesi si vedono astretti dal papa, il quale vuole procedere contra di loro ', e da Cesare che vuol eseguire la detta sentenza; per il che gli è necessario aderire a Francia.

Il rispetto che ha veramente quel re cristianissimo con vostra serenità è tale, che egli ha vostra serenità in gran reputazione ed amore, si perchè il nome suo è tanto stimato quanto fosse mai, e sì perchè ella è reputata solo fondamento a mantenere quella libertà che ora si trova in Italia, e il nome italiano è stimato saggio, fedele, e potente si di danari come di stato. Ogniuno confessa che la prudenza e sapienza sua dalle disgrazie l'abbi guardata, e dopo tante guerre l'abbi condotta nello stato nel quale, Dio mercè, ella si trova, dalle quali ogni altro saria stato vinto e superato 3. Vostra serenità ha accresciuta fede con Francesi medesimi, non avendo voluto attendere alle proposizioni fattele da quel re, la qual cosa

Mettendoli colla scomunica al bando dell' Europa.

2 Vuolsi per onore del vero e di Venezia notare che sebbene essa si piegò a tutte le condizioni, anche le meno onorevoli, del trattato di Cambray, si negò però assolutamente a prender parte nella nuova confederazione provocata nel 1532 da Carlo V.

3 Di Venezia ha detto Alfieri:

« Del senno uman la più longeva figlia

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