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plico vostra serenità che si degni avermi per raccomandato, dimostrando alcun segno per il quale io conosca che la mia servitù le sia stata grata.

« remunerati, e prometteva grandissima comodità a tutti quelli che fedel«mente la servivano, e così ella s' acquetò. »

Del resto giustamente osserva il Tommaseo, che se da un lato queste umili lamentazioni degli Ambasciatori Veneziani li degradano alquanto a' nostri occhi, dall'altro sono evidentissima prova della loro onestà, che li preservava dal far valere l'opportunità della loro posizione politica a migliorare lo stato assai volte infelice della loro fortuna. Francesco Giustiniani, per esempio, del quale segue la Relazione, aveva appena trecento scudi di rendita, c con questi una famiglia numerosa da sostentare.

RELAZIONE

DI

FRANCIA

DEL MAGNIFICO MESSERE

FRANCESCO GIUSTINIANO

TORNATO DA QUELLA CORTE

L'ANNO 1538. 1

Dalla citata raccolta del Tommaseo.

Il Tommaseo pone la data del 1537 come forse portano i codici; ma da due luoghi della Relazione, ove il Montmorency è chiamato contestabile appare che fu letta non prima della fine del febbrajo 1538, essendo stato egli elevato a quella dignità il 19 di detto mese, negli ultimi giorni del quale poteva essere giunta a Venezia notizia del fatto o consumato o decretato. Che se la Relazione fu letta in detto mese di febbrajo, per la ragione da noi altrove allegata della differenza dall'anno comune all'anno legale, i due millesimi si conciliano; ma il detto da noi era necessario a meglio precisare l'epoca vera della Relazione.

AVVERTIMENTO

A Marino Giustiniani, del quale abbiamo pur ora riportata la Relazione, successe nella legazione di Francia Giovanni Basadona, del quale non troviamo la Relazione tra le diverse raccolte dal Tommaseo, ma che da noi sarà in progresso recata. Al Basadona, tornato in patria nel 1537, successe ambasciatore il Capello, durante la missione del quale, desiderosa la republica di promuovere una sollecita fine alle ostilità rinnovatesi l'anno innanzi tra la Francia e l'Impero (fine allora tanto più desiderabile per tutta Cristianità, quanto più gravi ed imminenti erano le minaccie del Turco); nella state del medesimo anno 1537 spedi al re per tale effetto Francesco Giustiniani, benchè solo (dice Paruta) con nome di gentiluomo della republica e non d'ambasciatore; il quale dopo breve dimora in quella corte se ne tornò abbastanza confortato nella speranza della pace, vivamente in pari tempo sollecitata da Paolo III, il quale, l'anno appresso, nel convento di Nizza, compiè personalmente l'opera cominciata da' suoi legati.

Serenissin

erenissimo principe ', gravissimi e sapientissimi signori miei osservandissimi, avendo la sublimità vostra e le vostre eccellentissime signorie, già pochi giorni, avuta vera e particolar relazione delle cose del regno di Francia dall' eccellentissimo messer Gioan Basadona; se, ora che per servare il santissimo ordine di questa republica io debbo render conto del breve tempo che ho negoziato a quella corte a nome delle vostre eccellenze, volessi dir per ordine in questo loco le entrate, le spese, il governo, e la natura del re cristianissimo e del regno suo (come è il costume degli oratori quando ritornano dalli loro maneggi ordinarii), mi pareria far ingiuria alle signorie vostre eccellentissime, al detto eccellentissimo Basadona, e a me stesso. Perchè, non essendo stato io ordinariamente a quella corte, mi torrei più che non mi si conviene; dimostraria dubitare che esso eccellentissimo Basadona non avesse a pieno detto il tutto, come non dubito che sua magnificenza non abbia compiutamente a tutto satisfatto; e attediarei le vostre eccellentissime signorie con le medesime cose che esse poco tem

Questo doge era il celebre Andrea Gritti.

po fa hanno udite, e conservate fresche nella loro mente. Per la qual cosa essendo io stato adoperato da vostra serenità e dalle signorie vostre eccellentissime, più per loro bontà che per merito alcuno o valor mio, alla persuasione solamente del re cristianissimo a far la pace con l'imperatore; ed essendo questo maneggio, e per la grandezza e somma difficultà che porta seco, e più per l'apertissimo benefizio del mondo cristiano, e particolarmente per la conservazione e segurtade di questa eccellentissima republica, di tanta importanza quanto la prudenza di vostre signorie eccellentissime chiaramente conosce solo mi sforzarò con breve discorso rappresentare alla serenità vostra ed alle signorie vostre, non come detto maneggio sia passato ( perchè di tempo in tempo le lettere dell'eccellentissimo orator Capello e mie lo hanno dimostrato), ma la cagione perchè la pace non sia seguita tra questi dui signori; poi, quali siano gl' impedimenti alla composizione; ed in fine che speranza ci resti o di

I

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pace o di accordo o pure di nuove tregue. Nel qual discorso tanto dirò della natura, governo e forze del re cristianissimo e suo regno, quanto venirà bene a far più chiare e più fondate le ragioni ch'io usarò in questo ragionamento.

Dico adunque, serenissimo principe, gravissimi e sapientissimi signori, la pace desiderata dalla santità del pontefice, procurata dalle signorie vostre eccellentissime coll'opere e col core, aspettata con eccessivo bisogno dalla cristianitade, e negoziata dalli agenti della cesa

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Le prime ostilità dei Turchi, confortati a nuove imprese dal vedere Carlo V impegnato in guerra colla Francia, erano state appunto contro i possessi veneti del Jonio e della Dalmazia.

2 Nel gennajo 1538.

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