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crede certissimo che Parigi faccia cinquecento mila anime, ancorchè si dica più assai'. Et tamen non circonda più di ventidue mila quattrocento piedi, che sono poco più di quattro miglia italiane. È vero che il novo disegno, che piglia tutti li borghi, e altri vacui assai, volge trentacinque mila piedi, che sono miglia cinque e mezzo. È di sito quasi orbiculare, e però contiene assai, ed è divisa in tre parti dalla Sena. Non è forte, nè si farà, perchè se ben sono principiati li fianchi, pur non si suol lavorarvi se non quando è il bisogno. E non dubitando loro che così presto gli debba venir carga alle spalle, per questo si stan così con certi terragli alti, e cinque o vero sei balovardi imperfetti.

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Lo studio è di forse sedici in venti mila scolari, ma molto miseri per il più; vivendo nelli collegi che sono stati fondati per questo. Le principali professioni sono teologia e umanità, in tutte tre le lingue, le quali v’insegnano li eccellentissimi con gran prontezza e diligenza. Vi sono ben filosofi, medici, giuristi, canonisti e matematici; ma, o vero sono dottori da poco, o vero sono come sopranumerarii, cioè messi e pagati dal re. Li salarii sono pochissimi, li obblighi de' dottori grandissimi: et tamen vi è gran competenza alle letture. Questo, perchè si servono de' suoi: e l'aver letto in quel famosissimo studio è di grandissimo onore; il che ricompensa il guadagno che potesse esser maggiore. Li maestri di Sorbona hanno autorità estrema di castigare li eretici, il che fanno con il fuoco, brustolandoli vivi a poco a poco.

Thevet nella sua Cosmografia (L. XV, C. 5.) assegna a Parigi, circa sotto quest'epoca, più di quattrocento mila abitanti.

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« Cargo per carico è in un Toscano antico » (Tommaseo). 3 L'università.

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Ma il luteranesimo è tanto ampliato ora per tutto, che non solo si trova qualche eretico, ma le città intiere che vivono, non già in palese ma con tacito consenso privatamente tutti, a costume de' protestanti; come Caen, Rocella, Poitiers, e simili assai in Provenza. Oltra lo studio, il parlamento e camera de' conti fanno molto grande Parigi, perchè queste sole importano molto più di quaranta mila persone, fra i presidenti, consiglieri, avvocati, notari, procuratori e litiganti. Il modo del suo procedere nelle cause è eterno, e tale che non può far lite se non chi è ricco; e quelli anche si fiaccano: perchè in una causa di mille scudi, oltra dieci anni di tempo, ne spenderanno due mila innanzi il fine: le quali cose in ogni altro luogo sariano intollerabili. Questa oppressione molestissima ha fatto tornare a caso una bella cosa; ch'essendo pagati li giudici dal publico per udire tante ore la mattina, il dopo pranzo, se le parti gli danno uno scudo del suo per uno, stanno un'ora a veder gli casi suoi, oltra le ordinarie; e così spediscono tante più cause: il che è di estrema satisfazione delle parti. Però crederia che il medesimo potessero fare li signori quaranta nostri, o parte di essi, cioè li civili novi, perchè riducendosi il dopo desinare senza il primo consiglio, espediriano infinite cause di più, e le parti non pagheriano che dui ducati del suo, e avanzeriano tante spese di consulti fatti indarno, di viaggi busi, e di star sull'osterie ad aspettache penso mai si troveriano contenti tanto di altri

re;

« Buso per bucato è nel Pulci; e bugio per vuoto dicono i Toscani tut<«tora. Qui vale viaggi iti a vuoto, inutili. E i Veneziani dicono andar busa « O sbusa una cosa, per non riuscire. E perchè la menzogna è qualità con«traria al solido vero, e come il vuoto dell' intelligenza, però fu detta bugia. » (Tommaseo )

danari spesi quanto di detti dui ducati. E oltra che vostra serenità, e tutta questa terra, saria libera da tante molestie di deputar consigli, di pregare e di commaudare, le liti sariano brevi, e li odii e scandali che da esse procedono, brevissimi. Nè per questo sarebbe la cosa men onorevole: perchè basta assai ch'il publico paghi per l'ordinario il giudice, il che per tutto non si usa. Se mò li particolari vogliono di più, è onesto che supplischino del loro. Pur, per ora basta averne fatto un motto a vostra serenità, la qual potrà, quando trovi la cosa buona, farne quella elezione che le parerà.

Gli officii della corte di Parigi solevano donarsi per il re: ora quasi tutti si vendono ad vitam; e valgono da tre mila fino a trenta mila franchi l' uno. E non è molta vergogna, poichè si sono comprati carissimi, cavarne quel maggior utile che si può per ogni via. E vi sono di quelli che passano tanto innanzi in questo voler guadagnare, che si fanno impiccare a Montfalcon', come quelli che non hanno saputo ben fare; perchè sin ad un certo termine (massime non querelando le parti) si comportano assai cose.

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Questa città fa molte mercanzie, perchè è come la bottega di Francia; e ha artigiani infiniti d'ogni sorte; però consuma viveri assaissimi, li quali per il più vengono di Normandia e Borgogna per il fiume, e per terra poi da ogni banda. Con tutto ciò Parigi non può esser fornita mai se non per una settimana; e di molte cose, di di in di si va provvedendo; a tale che quando la ri

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Di questo abominio fu principale sostenitore il cancelliere Du Prat, cardinale, che non abborrì da alcun mezzo nefando per procurar denaro ai regio tesoro.

viera si congela per quindici giorni, sentono estrema necessità, se bene il canımino per terra resti aperto.

Avevano molte libertà li Parisini; e sono restati quasi del tutto come repubblica altre fiate. Ma per saper male usar la libertà sua (come a molti interviene), e non la volere moderare, per molte insolenze e inobbedienze, cominciorno, già tempo, con l'esser castigati, a perdere li privilegii suoi: e così procedendo, con il tempo e nature sue cattive, sono ridotti a termini che non gli resta altro che un poco di resistenza che fanno al re quando se gli dimandano danari. Ma poi quelli tanti, o poco manco, pagano, anco che non vogliano.

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Questo regno, dunque, così fatto, che soleva essere, per le molte fatiche di Giulio Cesare, provincia del popolo romano, essendogli stato soggetto forse trecento anni, debilitandosi ogni dì più l'imperio per le divisioni, fu soggiogato da' popoli tedeschi di Franconia, li quali un tempo prima si avevano impadroniti delli Paesi Bassi. E così la Gallia, che allora si reggeva a repubblica, mutando governo da Romani a Franchi, parendogli ad un certo modo racquistar la libertà sua, visse, vive, e viverà sotto un re molto contenta.

Il primo re de' Franchi fu Faramondo, dopo il quale per alcuni gradi venne Clovis, che primo di quella linea si bateggiò. Li quali tutti re (siccome suol accadere nelli principii) con le armi e con la prudenza e con li matrimonii, fondorno ed allargorno quel regno in poco tempo, quanto forse si trova al presente. E perchè, siccom' è cosa ordinaria che con le gran virtù si faccino presto di grandi acquisti, dalli quali dipendono poi le ricchezze e delizie infinite, così fu ordinario che la suc

cession di Faramondo in tanta copia e lusso s'invilisse

di modo, che quelli popoli fieri e bellicosi si contentorno (privando la linea diritta del suo re naturale per dappocaggine) eleggere Pipino padre di Carlomagno per loro principe. Al che concorse l'assenso e favore della sede apostolica, la quale ha riportati tanti commodi, utili e reputazione da quella discendenza di Pipino, che di privato stato, si può dire, e soggetto all' imperio d' Oriente, si è ridotta nell'ampiezza del dominio dov' ora si trova. E siccome un arcivescovo di Milano con favore de' Longobardi, o di Ravenna con quel de' Goti, ardiva di concorrere di parità con la sede romana; così, fatta lei ricca e grande da Carlo, e bassate le altre, ora per la casa di Francia si trova fuor d'ogni concorrenza.

Oltra molte divine e ammirande opere che fece Carlo (le quali sarebbon ora a raccontare importune), fu sopra le altre bellissima la instituzione del giudicio dei dodici pari di Francia, li quali erano lo archiepiscopo di Reims, episcopi di Chialon, di Langres, di Noion, di Laon e di Beauvais, duca di Borgogna, di Normandia, e di Ghienna, conti di Fiandra, di Tolosa, e Schampagna; li quali con suprema autorità, in cose di giustizia, di stato, e lesae maiestatis, giudicavano, anche contra il re e la persona sua. Ma ora, dal conte di Fiandra in poi, e li ecclesiastici, tutti li altri sono anullati. E sebbene sono successi li parlamenti de' dottori, che sono a Parigi, Roan, Bordeos, Tolosa, Aix, Grenoble, e Digion, pur tanto si stimano, e tanto valgono quanto il re vuol lui che valghino. Di modo che tutta la somma è ridotta assolutamente nel voler del re, anche nell'amministrazione della giustizia; non trovandosi uomo, che, sebbene sentisse altramente in coscienza, avesse ardire pronunziar il con

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