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trario: il che dico per prova, e non solo per relazione. Tanto stimano Francesi il loro re, che non solo la robba e la vita, ma l'anima e l'onore gli han donato.

Accadde l' istesso alla successione di Carlo, che intervenne a quella di Faramondo, la quale per dapocaggine, e divisione del regno per capita secondo il numero de' figli, venne in tante guerre fra loro, e in tanta debolezza, che non potendosi servire il pontefice dell'aiuto di Francia contra i Berengarii ', che ogni giorno abassavano le forze sue, siccome per augumentare lo stato e la reputazione ecclesiastica, creò Carlo imperatore d'Occidente, così per conservarlo, levò quella dignità dalli suoi posteri, e la diede alli Tedeschi, non ereditaria come era prima, ma elettiva. Dalle guerre e divisioni tra' Francesi nacque che Ugo Capeto, semplice conte di Parigi, fu fatto re di Francia. Il qual, fatto savio per l'esempio delle divisioni dei suoi predecessori, primo procurò, in vita sua, che il suo primo genito fusse fatto re. E da lui pigliando esempio gli altri, continuorno questa successione di primo in primo genito: la quale portando alli popoli altrettanta reputazione, sicurezza e pace, quanto danno, pericolo e guerra avevan portato le divisioni precedenti, fu osservata sempre, e osserverassi in perpetuo in Francia. E sebbene si dice che Faramondo fusse

Berengario duca del Friuli eletto re d'Italia nel 888, e Berengario Il di lui figliuolo. Questi principi di sangue italiano tentarono, e specialmente il primo, l'indipendenza e l'unità dell'Italia. Il pontefice Giovanni X volle secondarne gli sforzi, e nell' anno 915 chiamò in Roma e coronò imperatore in Vaticano Berengario I. Questi principj non ebbero seguito corrispondente. Contro il secondo dei Berengarj fu dai pontefici stessi chiamato Ottone I dalla Germania, col quale si restituì il dominio degli oltramontani in Italia. Questa importantissima pagina dell'istoria nostra attende ancora uno storico degno dell' altezza di così grande argomento.

il primo conditore della legge Gallica o Salica', la quale vuole che nè femmine nè secondi geniti ereditino la corona di Francia, e che quello che ad esse è acquistato, e incorporato per qual via si voglia, non si possa a modo alcuno più alienare, nondimeno Ugo fu quello che esegui primo in fatti tal ordinazione; avendosi prima veduto molte osservazioni in contrario. Ma sia stato qualsivogli, sia certa la serenità vostra che niuna causa ha operato più alla grandezza del regno di Francia, che questo non dividere la corona, nè lasciare ereditare le donne nè i secondi geniti.

Molti regni sono più fertili e più ricchi di quello, come Ungaria ed Italia; molti più grandi e potenti, come Spagna e Germania; ma niuno tanto unito nè tanto obbediente come Francia. E però non credo che altra sia la causa della reputazion sua, di queste due, cioè unione e obbedienza, che dalle sopradette due cause dipendono. E sebben la libertà è il più desiderato dono del mondo, nondimeno tutti non sono degni di essa; perchè per l'ordinario tali popoli sono nati per obbedire, e tali altri per commandare: e facendosi il contrario, segue come alla Germania al presente, e alla Spagna per il passato. Però Francesi, che forse in questo si conoscono mal atti, hanno del tutto rimessa la libertà e volontà loro al re;

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I Non tocca a noi il determinare l'entimologia di questa parola, salic, che forma tuttavia oggetto di discussione tra i dotti francesi. Questo solo diremo che la legge salica scritta, che è la più antica raccolta di leggi francesi che si conosca non contiene già, come comunemente si tiene, alcuno articolo che regoli la successione della corona e che ne escluda le donne; ma perchè il paragrafo 6 del titolo 72 di tal legge, che regola le successioni delle terre saliche, o di conquista, esclude da dette successioni le femmine, si induce facilmente che la esclusione dal trono ne sia stata considerata come una conseguenza od un corollario. Ma ripeto essere stata questa esclusione una legge consuetudinale e non scritta.

tal che basta che lui dica, voler tanto, approbar tanto, che il tutto è eseguito, e fatto præcise, come se essi stessi lo deliberassero. Ed è andata tanto innanzi questa cosa, che ora pur qualch' uno, che ha più spirito degli altri, dice, che siccome prima li suoi re si chiamavano reges Francorum, ora si possono dimandar reges servorum; perchè, oltre il pagar quanto è dimandato, quel che gli avanza è anche alla disposizione del re, prontissimo. Augumentò questa obbedienza de' popoli Carlo VII nel liberar il paese dal giogo degli Inglesi; poi Aluisi XI, poi Carlo VIII nella conquista di Napoli. Aluisi XII anco fece assai; ma il re presente si può dar vanto d'aver superati tutti li suoi predecessori di gran pezzo così nel far pagar li sudditi estraordinariamente quanto vuole, come nell' unire molte cose alla corona, e non ne alienare alcuna mai. E se pur dona qualche cosa, non vale se non alla vita del donatore, o vero del donato: e molte fiate quando vive troppo o l' uno o l'altro, si revocano tutte le donazioni come cose di danno alla corona. È vero che alcune segnalate si confermano poi. E quello che fanno in questo, fanno anco nelle condotte e gradi della milizia e però allora quando alcuno viene al servizio di vostra serenità, e dice aver avuto con Francesi tanta condotta, e tanto titolo e tanta provvisione, saprà ora di che sorte sono le provvisioni, titoli e donativi datigli, che infiniti mai li esercitano, o vero una fiata sola in vita sua per un bisogno, poi stanno dui e tre anni che non toccano un soldo. Ma quanto a questa consuetudine di donare a vita, essa, quando però sia si

I

Questa prima parte del presente periodo manca nel codice Tommaseo, per cui il però che segue ha poco valore.

cura, al mio giudizio, è bellissima, perchè dà occasione

sempre al re di donare a chi merita, e aver sempre che donare. E quando le donazioni fussero ereditarie, averiano prima che ora impoverito Francia, talmente che questi re presenti non averiano che dare, sebbene fussero serviti da persone più meritevoli che li eredi di quelli primi beneficiati (li quali sogliono per il più riuscire da poco, avendogli gli antichi suoi lasciato il commodo modo del vivere ). Però pensi vostra serenità, se Francia fa questo, quel che debbono fare gli altri principi, che non dominano così largo paese come quello. E chi non considera bene ove tenda questo donare ereditario, o vero per sostentazion di famiglie, come si dice, si venirà a passo che non si averà che donare più a' segnalati benemeriti, o vero bisognerà mettere nuove gravezze a' popoli per donare ad altri. E l'uno e l'altro di questi partiti hanno dell' ingiusto e del dannoso assai: che dando a vita solo, si premia chi merita, e le cose vanno in giro, e ritornano al fisco in certo tempo: e tuttavia abbonda il modo di dare, che è estremo invito agli uomini al ben servire un principe. Non dico già che qualche preclaro ed egregio fatto non meriti ricognizione perpetua ed esemplare: e Dio volesse che ne fussero molti da premiare per tali cause, perchè sariano l'augumento dello stato. Ma delli comuni e mediocri benemeriti si intende parlare.

Da ottanta anni in quà si è andato tanto dietro a questa strada di unir alla corona, e non alienar mai, che o per confiscazione, o successione, o vero compere, ella ha sorbito così il tutto, che non vi è forse più principe alcuno in quel regno che abbia venti mila scudi d'entrata, ed anche di quelle entrate e stati che pos

sedono non sono se non ordinarii padroni, restando al re la superiorità del ressort, cioè le appellazioni, le taglie, le guarnigioni de' soldati, e tutte le altre nove estraordinarie gravezze. Il che, oltre al tener sempre ricca la corona, unita, e in riputazione estrema, fa che ella sia sicura dalle guerre civili: perchè, non avendo principi se non poveri, non han spirito nè modo di tentar cosa alcuna contra il re, come solevano fare li duchi di Bretagna, di Normandia, di Borgogna, e tanti altri grandi signori in Guascogna. E se pur si trova alcuno che discorrendo mal li fatti suoi, da sdegno si mova a far qualche alterazione, come fu Borbone, questi danno più presto occasione al re di arricchirsi con la rovina loro, che possino effettuare alcuno disegno suo, nè far nocumento alla corona. In fine si può dire che questa legge salica di riunire e non alienar mai, e del non ammettere nè donne nè secondi geniti alla succession del regno, sebben non ha fatto Francia padrona di tutta cristianità, almeno gli abbia mostrata la via sicurissima di farlo, e l'abbia portata tanto innanzi, che se il presente re Francesco non si abatteva aver per incontro un così potente principe e tanto conoscitore di questa via francese, come è Carlo V imperatore, certissimo alli giorni nostri non solo quasi tutt' Italia ma parte di Spagna (per occasion di Navarra), tutti li Paesi Bassi, e qualche stato dell'Impero obbediva alla fiordiligi '; e saria ritornata la corona imperiale, certissimo, nel regno

È tuttavia incerta l'epoca nella quale i gigli furono adottati nelle armi di Francia. Gli storici i più degni di fede si accordano a dire che nel 1125 la bandiera di Francia portava già questo segno, e attribuiscono chi a Carlo V, chi a Carlo VI, chi a Filippo di Valois l'averne ridotto il numero a soli tre, per la impossibilità di farne capire di più nel piccolo sigillo, o sigillo se

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